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COSENZA – E’ solo l’ultima segnalazione quella che viene dal comune di Acri dove in alcune contrade sono stati rubati nei campi numerosi quintali di patate e di mele, alcuni trattori, rimorchi, capi suini ed attrezzature irrigue; ma i furti nelle aziende agricole si moltiplicano come a Corigliano Calabro dove sono continui i furti di quantitativi di clementine, arance, gruppi elettrogeni, utensili vari . 

E’ Coldiretti Cosenza a lanciare l’allarme su uno degli effetti della crisi che fa cambiare gli obiettivi dei ladri e mette in difficoltà le aziende agricole. «Le mele sono state raccolte provocando danni anche ai raccolti futuri» ha affermato il presidente di Coldiretti di Acri, Vincenzo Abbruzzese, che insieme agli altri agricoltori è stato vittima dei nuovi «affamati». Un segno dei tempi con la crisi che oltre a cambiare le priorità di spesa degli italiani modifica anche i comportamenti dei ladruncoli in un Paese come l’Italia dove – rileva la Coldiretti – la spesa per l’alimentazione raggiunge quasi il 19 per cento del totale. 

Le segnalazioni alla Coldiretti Cosenza, infatti, si moltiplicano sul territorio ed evidenziano che i nuovi ladri non mostrano gusti particolari e colpiscono indistintamente tutte le produzioni commestibili. I furti avvengono preferibilmente di notte e oltre alle perdite provocate dalla sottrazione dei prodotti provocano spesso – precisa Coldiretti Cosenza- danni alle strutture e alle coltivazioni in campo magari non ancora pronte per la raccolta. «Coldiretti Cosenza – afferma il presidente provinciale Pietro Tarasi – chiede un rafforzamento dell’attività di controllo delle forze dell’ordine sul territorio. Con la crisi l’interesse per i prodotti alimentari da parte della piccola criminalità aumenta sempre di più. La criminalità nelle campagne non è un fenomeno nuovo anche se sono cambiati gli obiettivi». 

Secondo uno studio Coldiretti/Eurispes – conclude Tarasi – nel 2011 la con il racket, il pizzo e gli altri fenomeni malavitosi si è sviluppato a danno delle campagne italiane un giro di affari di 12,5 miliardi di euro (il 5,6 per cento dell’intero business criminale) con la criminalità organizzata che in agricoltura opera attraverso furti di prodotti, attrezzature e mezzi agricoli, racket, abigeato, estorsioni, o con il cosiddetto pizzo, anche sotto forma di imposizione di manodopera o di servizi di trasporto o di guardiania alle aziende agricole, danneggiamento delle colture, aggressioni, usura, macellazioni clandestine, truffe nei confronti dell’Unione europea e caporalato.

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