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Una rapida risoluzione della vertenza nazionale, con l’introduzione delle necessarie modiche nel decreto, allo scopo di assicurare continuità di reddito ai tanti lavoratori che vivono in questa drammatica situazione e alle loro famiglie; la convocazione immediata di un  tavolo per la sottoscrizione dell’accordo di proroga, scaduto il 30 giugno, per l’utilizzo degli ammortizzatori in deroga; l’avvio rapido di  un percorso di definizione, assieme alle parti sociali, di un reddito di inserimento, come già elaborato nel piano del Lavoro Cgil Cisl Uil di Basilicata, che integri, attraverso politiche attive del lavoro e di reinserimento, anche l’emergenza sociale dei lavoratori percettori di ammortizzatori in deroga.

Sono queste le richieste dell’affollatissima assemblea dei circa 3000 lavoratori che, espulsi o “sospesi” dal ciclo produttivo, si trovano oggi nella condizione di fruitori di ammortizzatori in deroga; gran parte di essi è composta da non più giovanissimi; percepiscono circa 400 euro al mese con arretrati che partono da gennaio del 2014.

In Basilicata «c’è una bomba sociale che esploderà» con tremila lucani che usufruiscono degli ammortizzatori sociali in deroga e altrettanti beneficiari del progetto «Copes» che a luglio terminerà, senza contare «l’aumento della disoccupazione»: per questo la Cgil presenterà la proposta dettagliata di reddito minimo di inserimento, agganciandoci «una proposta di servizio civile del lavoro».

Il segretario regionale della Cgil, Alessandro Genovesi, ieri a Potenza, è intervenuto con fermezza all’assemblea generale «Lavoratori in mobilità e cassintegrati».

«C’è bisogno di un forte atto di coraggio da parte della Regione – ha proseguito – con un unico strumento, il reddito minimo di inserimento, e ci sono le risorse del Fse, del Fesr e delle royalties, per farvi confluire i lavoratori in mobilità in deroga e i Copes, dando una soglia di reddito»: per quanto riguarda il servizio civile del lavoro, queste persone, «forse ottomila», «in cambio devono partecipare a progetti di pubblica utilità, dai servizi nelle scuole alla manutenzione e all’assistenza».

Questo «non solo per giustificare i circa 500 euro che noi proponiamo, ma anche per riattivare un circuito positivo: deve passare il messaggio che questa non è assistenza, ma – ha concluso Genovesi – rivendichiamo percorsi pubblici o privati nei quali queste persone possono dare il loro contributo».

E a margine dell’assemblea è intervenuto anche il coordinatore dell’area welfare della Cgil, Nicola Marongiu.

«Chiediamo che il decreto sugli ammortizzatori sociali non venga pubblicato, e che il 2014 sia considerato come un anno di transizione verso un nuovo sistema».

Secondo il rappresentante del sindacato, inoltre, il decreto «contingenta in modo perentorio i periodi di cassa integrazione e mobilità che sono fruibili in un anno: questo potrebbe produrre un saldo negativo di circa 50 mila unità», e per questo motivo la Cgil ha chiesto il «blocco» delle norme, «in una fase acuta di crisi come questa – ha concluso Marongiu – con complesse transizioni tra lavoro e disoccupazione».  

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