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POTENZA – Soltanto nelle prime due settimane i rimborsi liquidati per le spese di gestione del patrimonio di una vecchina di Matera erano arrivati a 15mila euro. Ma l’ultimo decreto di «equo indennizzo» è rimasto nascosto un mese e mezzo «in una vetrinetta» della cancelleria, dove nessuno ne sapeva niente. «Sigla e sigillo dell’ufficio» attestavano il suo deposito e quel giorno il giudice che lo aveva sottoscritto – lo stesso dell’incarico all’amministratore di sostegno – sarebbe risultato addirittura in vacanza.

E’ venuto a galla dopo la denuncia di un dirigente del Tribunale lo scandalo che a Matera negli scorsi mesi ha già portato alla revoca di un giudice onorario, più quella di una serie di incarichi a un viceprocuratore onorario. Lei è Mariella Goffredo, e lui Giovanni Dalmonte, entrambi avvocati del foro della città dei Sassi. “Amici” sui social network, come pure nei corridoi del Palazzo di via Aldo Moro, almeno a giudicare dalla disponibilità dell’uno nei confronti dell’altro, e dalle «anomalie» evidenziate dalla Corte d’appello di Potenza in alcuni provvedimenti. Sì perché il viceprocuratore Dalmonte nel suo tempo libero raccoglieva anche incarichi come amministratore di sostegno di persone in difficoltà. Fino a quando il presidente del Tribunale non sembra essersi accorto dell’andazzo e ha provveduto a mettervi fine, qualche tempo dopo la denuncia di quel dirigente.

Il prossimo 11 novembre il caso della vecchina di Matera sarà all’esame del Tar del Lazio dove Mariella Goffredo ha proposto un ricorso contro il decreto del Ministero di giustizia che l’ha revocata dall’incarico di giudice onorario del tribunale secondo quanto disposto dal Csm a maggio di quest’anno. Alla base della decisione dell’organo di autogoverno delle toghe ci sono gli stessi motivi di carattere disciplinare evidenziati dal Consiglio giudiziario di Potenza che si è dovuto occupare del caso ben due volte.

Già, due volte. Perché a un primo atto d’accusa datato 30 novembre del 2011 (due mesi dopo la denuncia del dirigente del Tribunale di Matera) e inviato al Csm perché decidesse il da farsi, la Goffredo «mortificata dalla richiesta di attivazione dell’inaspettato procedimento disciplinare» (così recita nel suo ricorso davanti ai magistrati romani) avrebbe reagito depositando una lettera di dimissioni. Salvo poi ritirarla «ritenendo di aver operato sempre nell’interesse supremo della legge e della legalità, e maturata la convinzione che le dimissioni fossero state rassegnate sull’onda dell’emotività». Ma soltanto dopo che il Csm, prendendo atto proprio delle dimissioni, aveva fatto a sua volta marcia indietro, non potendo espellere dalla magistratura un ex magistrato. 

Così a luglio del 2012 la vicenda è tornata all’attenzione del Consiglio giudiziario e ne è venuto fuori un nuovo atto d’accusa in cui le viene contestato di aver apposto lei stessa il 5 agosto del 2011 la scritta «depositato in cancelleria, oggi (…) nonostante risultasse in servizio personale amministrativo a ciò preposto». Oggetto: un’istanza di Dalmonte che accanto a «una relazione di prima attività» come amministratore del patrimonio della vecchina chiedeva l’autorizzazione a fare alcune «cospicue» operazioni finanziare sullo stesso, tra cui la liquidazione di titoli per una somma «non inferiore» a 60mila euro «per gestire le sue spese primarie quali l’ “assunzione di tre badanti”, “pagamento di spese energetiche idriche e similari”, pagamento dei beni di prima necessità”. Oltre a un acconto di 10mila euro per il suo «equo indennizzo (…) benché già con il provvedimento di nomina (datato 20 luglio, cioé 15 giorni prima, ndr) il giudice tutelare avesse disposto un “acconto spese da prelevare dai conti intestati alla beneficiaria” di 5mila euro».

Queste le parole dei giudici della Corte d’appello di Potenza che hanno rigettato il reclamo di Dalmonte contro il presidente del Tribunale di Matera che a maggio del 2012 c’aveva dato un taglio annullando quell’incarico di amministratore di sostegno a causa di una serie di «anomalie» sospette saltate fuori. Per esempio il fatto che il giudice tutelare, ossia la Goffredo, non avesse convocato come previsto dalla legge tutti i familiari della vecchina prima di cercare un “estraneo” a cui affidare la gestione del suo patrimonio. «Ancor più grave – proseguono i magistrati potentini – si appalesa la mancata comunicazione del provvedimento alla beneficiaria che non comparsa all’udienza non era sentita». Mentre di norma è obbligatorio che si faccia anche per valutare una volta di più se è davvero incapace di fare da sé. Alla fine un fratello della donna sarebbe comparso lo stesso in udienza, ma le sole dichiarazioni raccolte sono state quelle di una nipote «delegata» che aveva espresso una preferenza per la nomina di un amministratore «estraneo alla famiglia». Ma di fatto il giudice avrebbe «omesso qualsiasi considerazione in ordine alla mancata audizione degli altri parenti della beneficiaria, ai conflitti esistenti con alcuni di questi (a eccezione proprio del fratello comparso in udienza, per quanto non citato, ndr)». Dopodiché la Goffredo aveva nominato Dalmonte e il giorno stesso quest’ultimo – che dev’essersi trovato a passare non molto lontano dato che lavorava nello stesso palazzo – aveva accettato l’incarico.

La scoperta del decreto nascosto nella vetrinetta della cancelleria «sottoscritto dal g.o.t. Goffredo in funzione di giudice tutelare – scrive il dirigente – ma non dal cancelliere e non annotato sul relativo registro informatizzato» risale al 26 settembre del 2011. Per il Consiglio giudiziario quel provvedimento sarebbe stato emesso «in difetto di qualsivoglia documentazione a sostegno», in particolare del prelievo di quei 10mila euro di equo indennizzo. Inoltre la Goffredo, si «sostituiva al cancelliere di quell’ufficio rilasciando copia conforme della suindicata richiesta».

Si appella alla «buona fede» e al «cronico disservizio della cancelleri» la difesa del got materano, che minimizza l’entità di un indennizzo da 10mila euro per quelle operazioni su un patrimonio che stima di un milione di euro. Poi se la prende con il Consiglio giudiziario che non sarebbe stato composto in maniera regolare e un giudice che potrebbe essere prevenuto nei suoi confronti. Intanto ha già denunciato a Catanzaro tutti i membri dello stesso Consiglio giudiziario per rivelazione di segreto d’ufficio dato che gli atti di revoca degli incarichi a Dalmonte del presidente Tribunale di Matera erano “transitati” nel suo fascicolo. E a quanto pare a Catanzaro la cosa è stata presa molto sul serio e risultano tutti iscritti sul registro degli indagati. Sostiene che la vecchina tirando le somme non c’avrebbe perso nulla e quelle operazioni finanziarie erano dovute alla febbre dello spread e alla crisi della Grecia che suggerivano di eliminare dal portafoglio di titoli dell’anziana quelli più rischiosi. 

«Non ha mai perseguito nessun interesse privato e lo stesso né è mai emerso né è stato ipotizzato né è stato accertato nella liquidazione dell’equo indennizzo». E’ scritto nel ricorso. «Il giorno in contestazione altri provvedimenti, parimenti importanti e indifferibili erano stati assunti nei confronti di altri amministratori di sostegno».

Fin qui è materia per il Tar del Lazio. Ma non è finita. Perché oltre alla vecchina di Matera tra la città dei Sassi e l’ex sezione distaccata di Pisticci ci sono almeno altri due casi su cui è intervenuto il presidente del Tribunale revocando gli incarichi  a Dalmonte (uno dei quali sicuramente assegnatogli sempre dalla Goffredo, ndr). Più il terzo su cui un altro giudice tutelare è intervenuto dopo le lamentele del beneficiario (così si chiamano le persone assistite da un amministratore di sostegno in quanto in tutto o in parte inferme di mente, ndr) dato che non gli metteva a disposizione «sufficiente denaro per affrontare i suoi bisogni». Lamentele avvalorate dal rappresentante della struttura dove risultava ospitato.

Nel caso di un anziano imprenditore agricolo, oltre al solito problema della mancata convocazione di tutti i familiari prima di procedere alla nomina, Dalmonte avrebbe avviato la vendita dell’azienda per quanto soltanto amministratore provvisorio, cosa che avrebbe dovuto impedirgli di andare oltre la gestione delle «esigenze immediate dell’amministrato». In più la moglie dell’imprenditore ha denunciato strani giri di denaro contante e «una non meglio precisata vendita a “basso costo”».

Nel caso di un’altra anziana signora di Matera, invece, e qui è sicuro che l’incarico glielo abbia affidato la Goffredo, si è scoperto che Dalmonte è stato nominato amministratore nonostante dal 1987 vi fosse già un curatore preposto, sempre dal Tribunale, per la gestione del patrimonio, che non era stato avvisato di nulla. I giudici parlano di «ripetute anomalie» come la delega a Goffredo perché vendesse una casa della donna, su suggerimento di una psicologa della Asm, per comprarne un’altra a Miglionico, dove risiedeva sì da vent’anni ma in «una casa famiglia». Alla base secondo i giudici ci sarebbero state soltanto «argomentazioni contraddittorie e inverosimili», come il rischio «di occupazione da parte di avventori». Anche Dalmonte si è opposto a tutte queste decisioni ma la Corte d’appello di Potenza le ha confermate lo stesso.

l.amato@luedi.it

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