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«IN QUESTO momento è più facile raggiungere la piccola isola di Pantelleria che non la Calabria». Vittorio Caminiti è il presidente regionale di Federalberghi, gestisce strutture ricettive in provincia di Reggio Calabria e il suo umore, a parlare di turismo, oscilla dalla rabbia alla rassegnazione. Un pendolo. I suoi colleghi nel resto d’Italia si fregano le mani, pensando ai clienti in arrivo per le feste di Pasqua, i ponti festivi del 25 aprile e dell’1 maggio fino poi al boom dell’estate, mentre qui in Calabria le previsioni sono nere. Solo lacrime amare. L’ultima mazzata, in ordine di tempo, è arrivata con il crollo del viadotto dell’autostrada e la successiva chiusura dell’A3. «Figurarsi se un turista va a prenotare una vacanza in una regione in cui crollano le autostrade – dice sconsolato – tanto più che in Calabria il 75% dei vacanzieri arriva in macchina, per cui – al di là del dato di immagine – diventa materialmente impossibile raggiungere in tempi ragionevoli una qualsiasi località».

Difficile avere stime precise della contrazioni delle prenotazioni, quel che è certo è che siamo di fronte a un crollo in verticale per l’intero comparto, per quanto esistano eccezioni a macchia di leopardo soprattutto in provincia di Vibo Valentia e di Cosenza. E le alternative alla A3 (LEGGI) certo non aiutano

«Non solo è perduto il periodo pasquale – spiega il presidente di Federalberghi – ma posso affermare senza timore di smentite che anche la stagione estiva è ormai irrimediabilmente compromessa. Non ci resta che sperare nei last minute». Il ragionamento portato avanti dal numero uno degli albergatori calabresi è semplice: «Nel breve periodo – sostiene – scontiamo l’ultimo dramma scoppiato in ordine di tempo, ovvero la chiusura dell’autostrada e le cattive meterologiche sulla nostra regione, ma è il sistema nel complesso a non funzionare e su tutto pesa la gravissima latitanza della politica». Un vero e proprio paradosso, ad ascoltare Caminiti, perché il turismo potrebbe essere una leva economica potente per la Calabria che – oltre alle innumerevoli attrazioni naturalistiche e storiche – ha da offrire anche un sistema alberghiero attrezzato per far fronte a orde di turisti. Al momento, infatti, ci sono in Calabria 848 alberghi, per un totale di 47.146 camere e 104.251 posti letto. Queste stanze, però, saranno abitate da una esigua minoranza di turisti “coraggiosi”.

«La logistica – dice Caminiti – gioca tutta a nostro sfavore. Il sistema viario è insufficiente e lacunoso; i collegamenti su binari sono residuali e anzi condannano la regione a una perenne emarginazione. Anche gli aeroporti, al di là delle parole, non funzionano a servizio del sistema turistico. Siamo letteralmente abbandonati a noi stessi, alle singole iniziative che l’albergatore può assumere in assoluta solitudine. Manca la macchina amministrativa, agiamo senza regia: con tutto ciò che ne consegue in termini di efficienza e funzionalità». «Basta un dato: da sette anni la Calabria non ha un assessore al Turismo. E’ mancato durante l’era Scopelliti, il presidente Oliverio non ha ritenuto di assegnare la delega nella sua mini Giunta e anche durante l’era Loiero le cose non sono andate meglio, dal momento che ha cambiato quattro assessori in cinque anni».

Le conseguenze? «Un settore, che ha in sé le potenzialità per ribaltare il destino economico di una regione, vive alla giornata. Non esiste una programmazione sui fondi comunitari, non esiste una campagna d’immagine mirata, eventi importanti come le Borse sul turismo si tramutano in inutili passerelle e, nel frattempo, gli imprenditori sul campo iniziano a tirare i remi in barca. In Calabria tantissimi alberghi, situati in centri urbani importanti, hanno deciso di chiudere durante il periodo invernale. Altro che destagionalizzazione, un parolone di cui in tanti si riempiono la bocca. La verità è amara e crudele e racconta di tanti albergatori sul lastrico, alcuni dei quali hanno deciso di andare via dalla Calabria, investendo altrove patrimoni ed esperienza acquisita nel settore”. «In più, in ultimo, si è aggiunta anche la riforma Delrio, con l’abolizione delle Province, per cui sul territorio sono venuti a mancare anche gli unici referenti amministrativi a nostra disposizione, ovvero le Apt (agenzie provinciali per il Turismo, ndr)».

Qualche utile (e semplice) suggerimento alle istituzioni) «Si può partire – indica il presidente di Federalberghi – dal creare una rete degli esercizi ricettivi (alberghi, ristoranti) per aumentare la qualità dei servizi; poi si potrebbe puntare su un allargamento della domanda, poiché per ora ci misuriamo su un turismo basato quasi esclusivamente sul ritorno al luogo di nascita degli emigrati, penso – ad esempio – al turismo congressuale, che potrebbe subito garantire un rilancio soprattutto nei periodi di bassa stagione».

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