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POTENZA – Ci sedemmo dalla parte del giusto, perchè lì era seduto Giorgio Napolitano.
Così, in questi nove anni, ho voluto sintetizzare la mia vicinanza politica al presidente della Repubblica.
Per un ragazzo di 30 anni e poco più (ok, 34 tra un mese), meridionale, appassionato di Politica e che in questi anni ha vissuto le sue prime esperienze di responsabilità vera, la presidenza Napolitano ha rappresentato un punto di riferimento fermo e presente.

Vedersi più grande, in un’Italia che non riusciva a fare nessun passo in avanti, è stata una prova dura e che ci ha allontanati da quegli standard di vita che immaginavamo negli anni passati.

Un’Italia che non pensavo potesse essere così in ritardo, ma che sta riprendendo a crescere. I dati, nei prossimi anni, ci diranno la verità sulle scelte politiche fatte. Sono fiducioso. Un Paese, il nostro, che ha vissuto pagine difficili, in cui la relazione tra la Politica e i cittadini è stata compromessa da una corruzione sempre più presente ed un sistema elettorale che, di fatto, ha tolto la scelta imponendoci una rappresentanza.

La crisi economica, ancora viva nelle cose di tutti i giorni, ha modificato, in peggio, il nostro rapporto con le istituzioni democratiche: un distacco ed un’avversione, aumentata dalla propaganda populista dei movimenti politici che puntano alla divisione e non all’unione del Paese. In questi anni, la patologia dell’anti-politica ha contaminato tutti i segmenti della società italiana, nessuno escluso. Purtroppo.

La reazione dura e netta del presidente Napolitano, ha scongiurato, nel tempo, una deriva pericolosa. Ed è proprio grazie alla sua azione se l’anti-europeismo, minaccia sempre viva, non ha compromesso la nostra più autentica missione nello scacchiere internazionale, come soggetto protagonista delle grandi riforme di cui la Ue necessita. La strada tracciata in questi mesi sembra portare nella direzione giusta.

Con le sue dimissioni, si avvia una nuova fase.
In questo tempo nuovo, molti si affanneranno a fare cronaca e retroscena delle prossime tappe per l’elezione del nuovo inquilino del Quirinale. In verità, il retroscenismo da tempo ha iniziato a consumare inchiostro. Io, però, vorrei rivolgermi direttamete a Lei, presidente, per raccontarle che tempo è Stato per me in questi 9 anni.

Sono stati anni intensi, in salita, pieni di curve e di poche discese. Intensi perchè intensa è la vita. In questi 9 anni, ho conosciuto ed imparato la storia della mia terra, dei miei padri, dell’Italia e dei suoi italiani. Ho scelto l’impegno, sognando un mondo diverso e migliore. Ho attraversato le stagioni più deludenti e quelle più esaltanti della recente storia politica, non perdendo mai di vista quell’idea di mondo da costruire. Sui treni e sugli aerei ho attraversato città e frontiere. Ed ho letto, su carta o in digitale, per capire. Per imparare. Per conoscere la verità e non per farmela spiegare.

Sono stati gli anni del futuro annunciato e mai arrivato, ma oggi sembra più vicino. Della fine dei regimi e della libertà negata. Gli anni in cui, per colpa d’altri, essere italiani sembrava motivo di vergogna, di umiliazione. Ho sentito tremare la terra, ho visto la terra uccidere ed il mare inghiottire. Ho abbracciato i miei nipoti il loro primo giorno di vita, ed ora li vedo crescere nel mondo che noi gli stiamo lasciando. Ho incontrato occhi sinceri dei quali fidarsi e persone che hanno dato più luce alla ragione. Come Lei, presidente Giorgio Napolitano.

E’ stato un onore ascoltarla da vicino e stringerle la mano, in quella sua visita in Basilicata, la mia terra. Un incontro che non dimentico, del quale ricordo ogni frammento, compreso il suo affettuoso saluto con il compianto senatore Emilio Colombo e quel passaggio a Matera, oggi capitale europea della Cultura per il 2019. L’immagine di Lei che osserva l’opera di Carlo Levi,”Lucania 61″, è tra i ricordi più significativi di quei giorni.

Vorrei dirLe molto altro, perchè questi anni sono stati pieni di eventi le cui tracce ritroviamo ancora oggi. E sento vive sulla pelle, da giovane meridionale. Il Suo modo di resistere al vento forte dell’instabilità istituzionale, sia oggi d’esempio per le attuali e prossime classi dirigenti.
Il Suo non sottrarsi al confronto, anche quando duro e doloroso, è stata prova di un profondo rispetto per i valori della Costituzione e di vero senso dello Stato.

Sono stati gli anni in cui ci siamo seduti dalla parte della ragione, perchè lì era seduto Lei. E qui resteremo, per il bene della democrazia e perchè abbiamo a cuore il futuro dell’Italia e dell’Europa.

Grazie, signor Presidente.

 

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