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Era uscito di casa e stava per salire in auto, quando un commando a bordo di un’altra auto sprovvista di targa e di colore scuro, composto da due uomini, lo ha affiancato sparandogli contro diversi colpi di pistola, due dei quali l’hanno raggiunto all’addome. Ora versa in gravi condizioni Nicodemo Guerra, di 51 anni, considerato un elemento di spicco del locale di ‘ndrangheta di Cirò, la più blasonata delle organizzazioni criminali operanti nel Crotonese. A soccorrerlo è stata la moglie Giuseppina, che lo ha caricato nell’auto e l’ha accompagnato alla clinica Santa Rita. Da qui un’ambulanza ha portato Guerra al pronto soccorso dell’ospedale San Giovanni di Dio di Crotone. Il fatto è accaduto nel primo pomeriggio di ieri. Le indagini, condotte dai carabinieri della Compagnia di Cirò Marina e da quelli del Reparto operativo del Comando provinciale e dalla Squadra Mobile della Questura di Crotone, scavano in un contesto di mafia.
Intanto, gli inquirenti spulciano negli archivi. Guerra, nell’agosto 2001, nell’ambito del processo Galassia, fu condannato in Appello per associazione mafiosa e tentato omicidio a 14 anni di reclusione ma assolto dall’accusa di essere stato uno degli esecutori materiali dell’omicidio di Giuseppina Stricagnolo, avvenuto il 4 maggio ’88 nella località Favara, a Cirò, e costatogli, due anni prima, in Assise, un ergastolo poi azzerato. Per l’accusa il marito della vittima, Basilio Cariati, e i capi del “locale” sarebbero stati i mandanti; quali esecutori materiali erano indicati Francesco Malena, Giuseppe Cariati, Tommaso Pirito e appunto Guerra: Malena avrebbe “prelevato” la donna, su un’auto, l’avrebbe condotta in una località appartata e qui l’avrebbe costretta a salire su un’altra auto sulla quale si sarebbero trovati Giuseppe Cariati, Tommaso Pirito e Guerra che avrebbero condotto la donna in località Favara e l’avrebbero uccisa sparandole quattro colpi di pistola calibro 7,65 alla testa. Guerra, sempre nell’ambito di Galassia, fu però ritenuto esecutore materiale del tentato omicidio di Salvatore Benevento, avvenuto il 23 dicembre ’87, a Cirò Marina, in quanto avrebbe avuto il compito di sparare contro la vittima, insieme a Vincenzo Acri, quest’ultimo armato di due pistole calibro 7,65 e 38 e Guerra di un fucile a pompa calibro 12. Ha avuto a che fare con la giustizia anche per stupefacenti. Il 26 ottobre ’99, invece, divenne definitiva a suo carico la confisca ai sensi della normativa antimafia di un fondo in contrada Santa Venere e di tre terreni nella località Cappellieri.

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