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VIBO VALENTIA – Il gup Lucia Monaco ha condannato a 15 anni e 4 mesi di reclusione Antonio Carrà, elettricista 37enne di Nicotera, ritenendolo colpevole dell’omicidio di Roberto La Rosa, 37 anni, avvenuto nel corso di una colluttazione il 28 settembre del 2013 nella cittadina costiera all’interno dell’appartamento dell’ex moglie dell’imputato. E la relazione tra la vittima e la donna sarebbe stata riconosciuta alla base dell’aggressione, prima, e del delitto, poi, nel corso della quale Carrà esplose un colpo di pistola cal 7,65 colpendo il 37enne alla nuca. Il giovane non morì subito, ma dopo 24 ore all’ospedale di Catanzaro mentre l’imputato si rese irreperibile per circa un mese salvo poi consegnarsi ai carabinieri. 

Il pubblico ministero Vittorio Gallucci, nella sua requisitoria aveva chiesto una condanna a 19 anni (LEGGI L’ARTICOLO). Il magistrato era partito da una pena di 24 anni, aumentata fino a 28 e sei mesi per via delle aggravanti e scesa di un terzo, quindi a 19, in virtù del rito scelto. Sulla stessa linea d’onda il patrono di parte civile, l’avvocato di Silvia Giancola del Foro di Torino. A cercare di smontare il castello accusatorio puntellato dalla pubblica accusa, è stato l’avvocato Francesco Sabatino che ha puntato il suo intervento di circa un’ora sulla circostanza che gli spari fossero avvenuti in modo del tutto casuale sostenendo, quindi, l’assenza della volontà omicidiaria del suo assistito. 

Un percorso, dunque, che ha portato il legale di fiducia di Carrà, a chiedere una derubricazione del reato: da volontario a preterintenzionale, invocando, inoltre, l’assenza di aggravanti e al concessione delle attenuanti generiche compresa quella della provocazione. Il gup Monaco, dopo aver sentito le parti, ieri si era riservato la decisione che ha sciolto oggi alle 12.30.

 

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