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SI E’ costituito, presentandosi dai Carabinieri a Bologna accompagnato dal suo avvocato, l’imprenditore Palmo Vertinelli, latitante nell’operazione Aemilia della Dda contro la ‘ndrangheta (LEGGI L’OPERAZIONE). Per lui il Gip aveva emesso un’ordinanza di custodia cautelare cui era sfuggito il 28 gennaio. E’ accusato tra l’altro di associazione a delinquere di tipo mafioso e di essere uno dei prestanome delle cosche in Emilia. E’ difeso dall’avvocato Gaetano Pecorella; oggi è in programma il Riesame. 

LA “PROVINCIA” MESSA IN PIEDI DAL BOSS NICOLINO GRANDE ARACRI

L’uomo è stato accompagnato al carcere bolognese della Dozza. I Pm Marco Mescolini e Beatrice Ronchi cercheranno di capire chi ha favorito fino ad oggi la sua latitanza.
Vertineli, 54 anni di Cutro, viene definito dall’ordinanza del giudice Alberto Ziroldi – che si cita dichiarazioni di pentiti – «la forza economica» di Nicolino Grande Aracri in Emilia. L’imprenditore, proprio in ragione della vicinanza alla cosca, «era in grado di aggiudicarsi appalti nel settore dell’edilizia» e, di conseguenza, corrispondeva a Grande Aracri una parte dei suoi proventi, aiutandolo a sostenere le spese degli avvocati.

Secondo il suo legale, l’avvocato Gaetano Pecorella, però, Palmo Vertinelli non è partecipe dell’associazione di stampo mafioso, ma vittima. «Ci teneva ad essere presente all’udienza davanti al Riesame – ha detto l’avvocato Pecorella – per dare un segnale, spiegando che si ritiene estraneo alle accuse». Il legale, ex parlamentare, ha aggiunto che Vertinelli, latitante fino a oggi «non è stato cercato». E ha spiegato di aver scritto nei giorni scorsi al Procuratore «per poter concordare la costituzione, ma non ho avuto risposta: evidentemente c’erano giustamente cose più importanti». Per Pecorella Vertinelli è estraneo alle accuse come dimostrano le dichiarazioni di un pentito «che ha escluso nel modo più assoluto che sia mai entrato nell’associazione». Inoltre il suo assistito ha già avuto un processo in cui era accusato di essere parte dell’associazione, «ha fatto due anni di custodia cautelare e poi è stato riconosciuto che era vittima del gruppo di stampo mafioso». 

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