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SONO stati tutti rinviati a giudizio i 12 imputati del processo sulla ‘ndrangheta in Liguria. Dieci dei dodici «boss» indagati nell’ambito dell’inchiesta Maglio 3 saranno processati con rito abbreviato. Si tratta di Rocco Bruzzaniti, Antonino Miltari, Raffaele Battista, Fortunato e Francesco Narilaro, Michele Ciricosta, Onofrio Garcea, Lorenzo Nucera, Benito Pepè e Antonino Romeo. Altri due (Arcangelo Condidorio e Paolo Nucera) hanno scelto il rito ordinario: il loro eventuale rinvio a giudizio sarà deciso dal gup Silvia Carpanini il 13 giugno. Gli abbreviati saranno discussi davanti allo stesso gup a partire dal 16 giugno con sentenza il 19. Tutti gli imputati rispondono di associazione per delinquere di stampo mafioso.

L’inchiesta, condotta dai Ros di Genova e coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia, aveva portato nuovamente alla ribalta Domenico Gangemi (la cui posizione è stata stralciata perché i capi d’imputazione corrispondono a quelli dell’inchiesta Crimine), considerato il capo della locale genovese, insieme a Onofrio Garcea, Arcangelo Condidorio e Lorenzo Nucera. Dell’organizzazione di Ventimiglia, invece, il capo era Michele Ciricosta, Benito Pepè, Fortunato e Francesco Barilaro, Giuseppe e Vincenzo Marcianò. Nella locale di Lavagna e di Sarzana, infine, erano i capi, per l’antimafia, Paolo Nucera e Antonio Romeo. Una capillare divisione del territorio ligure che doveva servire ad avere riferimenti precisi in campo politico e imprenditoriale, tali da permettere alle cosche di riferimento di poter entrare nel business degli appalti pubblici, controllare il traffico di droga e aiutare o ospitare latitanti in caso di bisogno. Questo è quanto è emerso dalle ultime inchieste che hanno sostanzialmente ribattezzato la Liguria come una delle Regioni più infiltrate dalla ‘ndrangheta al Nord, in pratica sull’asse Genova-Ventimiglia-Bordighera il ponente ligure è sotto lo schiaffo delle cosche calabresi. E dalle carte dell’indagine “Maglio” era anche emerso come gli affiliati fossero riverenti e legati ai boss in Calabria, pronti a sostenerli per le cariche da assegnare e depositari delle regole del crimine al Nord. Infatti legata a doppio filo all’inchiesta “Maglio 3”, c’è l’operazione “Maglio”, che sempre a giugno del 2011 portò in manette altri uomini delle ‘ndrine. I magistrati di Torino definirono i boss i cerimonieri della ‘ndrangheta. Nelle oltre 100 pagine di ordinanza dell’indagine piemontese che incrocia quella genovese, ricorrono sovente i nomi del gruppo di calabresi residenti in Liguria, già arrestati o indagati dalla procura del capoluogo ligure. Tra questi  ancora una volta spiccano i nomi di Domenico Gangemi, il fruttivendolo di S.Fruttuoso e Domenico Belcastro, sarebbero loro i soggetti deputati al conferimento di gradi della ‘ndrangheta, i “cerimonieri”.  Ma a scuotere più di tutto nell’inchiesta del Ros fu il “santino” con il volto di Alessio Saso e il simbolo del Pdl trovate in mezzo ad altre carte, tra cui un biglietto da visita del sindaco di Ventimiglia Gaetano Scullino, nell’abitazione di Michele Ciricosta, il boss del “locale” di Ventimiglia. Dietro il santino la frase scritta a mano: «Grazie di tutto, è andata bene». Il biglietto era per le elezioni regionali della primavera 2010, quando l’esponente del Pdl riuscì a farsi eleggere in Consiglio regionale con 6330 preferenze. Per la Dda di Genova, mille di quei voti sarebbero arrivati proprio grazie alla “collaborazione” della ‘ndrangheta, in particolare attraverso Domenico Gangemi. 

Ma dall’inchiesta dei carabinieri emerse anche come dietro i referenti dei clan in Liguria  ci fossero alcune delle più importanti famiglie ‘ndranghetiste della Piana di Gioia Tauro, del vibonese e del reggino attive nel traffico internazionale di droga e armi e nel settore agricolo e dei trasporti, sono stati, negli anni, in grado di infiltrare il tessuto imprenditoriale e politico della loro zona di attività. Ieri la procura di Genova ha inviato gli avvisi di chiusura delle indagini. Resta ancora in piedi l’inchiesta sui due politici coinvolti lo scorso giugno, Alessio Saso, consigliere regionale ligure del Pdl, e Aldo Luciano Praticò, consigliere comunale del Pdl. I due sono accusati di voto di scambio.

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