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Cosenza, 29 nov. – I Carabinieri del nucleo tutela patrimonio culturale hanno sequestrato 70 armi di interesse storico all’interno dei locali di Palazzo Arnone, sede della galleria nazionale di Cosenza. I militari hanno eseguito un provvedimento emesso dalla Procura della Repubblica del capoluogo bruzio. Le armi erano all’interno di tre casse semiaperte ed incustodite. Le ipotesi di reato per cui si procede a carico di ignoti vanno dal furto aggravato, all’uso improprio di beni culturali ed alla detenzione illecita di armi comuni da sparo e da guerra. 
All’interno dei contenitori c’erano 33 pistole di varia forma e modello, di cui molte ad avancarica; 14 fucili di varia forma e modello, di cui diversi ad avancarica; un fucile mitragliatore STEN-MK II munito di caricatore; una pistola mitragliatrice UZI semi automatico, munito di doppio caricatore; due sciabole complete di custodia; due bastoni apparentemente animati; un bilancino in ottone; strumenti vari per la pulizia e l’utilizzo delle armi. Le indagini hanno permesso di appurare che si trattava di armi cedute nel 2006, dal 10* CE.RI.MANT di Napoli all’allora Soprintendente B.S.A.E. e valutate da questi di rilevante interesse storico e perciò destinate al Museo delle Armi, Divise e Decorazioni dell’Amministrazione provinciale di Catanzaro. Sarebbero inoltre emerse incongruenze tra l’elenco rilasciato dal 10* CE.RI.MANT di Napoli e quello trasmesso al Museo delle Armi, Divise e Decorazioni della Provincia di Catanzaro. Almeno 6 pistole tra quelle sequestrate, inoltre, non facevano parte dell’elenco del 10* CE.RI.MANT. Sia in ordine alla detenzione che allo spostamento delle armi non risultano comunicazioni alla Polizia. Infine, risultano mancanti 2 sciabole; 2 pugnali di epoca fascista; 8 pistole di vario genere; 2 fucili. 

COSENZA – C’è un mistero attorno a 70 armi ritrovate in una cassa semiaperta e incustodita nei locali di Palazzo Arnone, sede della galleria nazionale di Cosenza. I carabinieri del nucleo tutela patrimonio culturale, diretti dal maggiore Giovinazzo, le hanno sequestrate su ordine della Procura della Repubblica del capoluogo bruzio dopo che le armi sono state ritrovate per caso. E ora le ipotesi di reato per cui si procede a carico di ignoti vanno dal furto aggravato, all’uso improprio di beni culturali ed alla detenzione illecita di armi comuni da sparo e da guerra. 

All’interno dei contenitori c’erano 33 pistole di varia forma e modello, di cui molte ad avancarica; 14 fucili di varia forma e modello, di cui diversi ad avancarica; un fucile mitragliatore Sten-mk II munito di caricatore; una pistola mitragliatrice Uzi semi automatico, munito di doppio caricatore; due sciabole complete di custodia; due bastoni apparentemente animati; un bilancino in ottone; strumenti vari per la pulizia e l’utilizzo delle armi. 

Le indagini hanno permesso di appurare che si trattava di armi cedute nel 2006, dal 10° Cerimant, il centro rifornimenti e mantenimento dell’esercito, di Napoli all’allora Soprintendente beni archeologici e valutate da questi di rilevante interesse storico e perciò destinate al Museo delle Armi, Divise e Decorazioni dell’Amministrazione provinciale di Catanzaro. Sarebbero inoltre emerse incongruenze tra l’elenco rilasciato Cerimant di Napoli e quello trasmesso al Museo delle Armi, Divise e Decorazioni della Provincia di Catanzaro. Almeno 6 pistole tra quelle sequestrate, inoltre, non facevano parte dell’elenco del Cerimant. Sia in ordine alla detenzione che allo spostamento delle armi non risultano comunicazioni alla polizia. Infine, risultano mancanti 2 sciabole; 2 pugnali di epoca fascista; 8 pistole di vario genere; 2 fucili. 

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