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Il caso riguarda la morte del 13enne Romano Marino, avvenuta il 16 marzo del 2010 a causa della sindrome Mas (Sindrome di attivazione macrofagica) all’ospedale Bambin Gesù di Roma. Nove giorni prima il ragazzino era stato ricoverato nel reparto di Pediatria all’Annunziata dove i medici non avevano individuato la malattia di cui era affetto il ragazzino.
Ieri il gup Branda ha deciso di rinviare a giudizio per il reato di omicidio colposo in danno del minore sei medici dell’ospedale di Cosenza, si tratta di Domenico Sperlì, originario di Caccuri (Kr), Rosanna Camodeca, di Cosenza, Vittoria Greco, di Maida (Cz), Rosaria De Marco, nativa di Edmonton (Canada), Marianna Neri, di Reggio Calabria, e Clementina Rossi, di Cosenza.
Per Natale Dodaro, di Cosenza, indagato insieme agli altri medici del reparto di Pediatria, invece il gup ha deciso il proscioglimento accogliendo la tesi dell’avvocato Vincenzo Adamo. Le altre persone coinvolte nel procedimento dovranno comparire davanti al Giudice monocratico, Ferrucci, il prossimo 20 aprile. Romano Marino è morto per la sindrome Mas ma se i medici l’avessero diagnosticata in tempo avrebbero potuto salvarlo; questo è quanto ha ribadito il pm Tridico nella sua richiesta di rinvio a giudizio accolta ieri dal giudice. Una malattia rara, dunque, ma curabile.
Secondo quanto accertato dal Ctu, nominato dalla Procura della Repubblica di Cosenza, sussistono profili gravissimi di responsabilità posti in essere dal personale medico. Lassismo, superficialità ed imperizia hanno concorso a cagionare l’evento, nonostante le legittime, disperate e reiterate richieste di aiuto da parte dei genitori di Romano».

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