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Ha perso Petrone, ha perso il Pd. Ha perso Petrone e quindi anche in primis i tre grandi suoi sponsor potentini e democratici: Salvatore Margiotta, Vito Santarsiero e Roberto Speranza. Ha perso Petrone e ha perso tutto il centrosinistra. Con diverso grado di responsabilità, ma hanno perso tutti.

Hanno perso pure quei partiti che non hanno imposto al Pd di fare le primarie. Ha perso Sel, i Popolari uniti, Centro democratico e pure il Psi. E non ha vinto nemmeno Falotico che al primo turno non è riuscito nemmeno a superare il 15 per cento. Insomma è una Caporetto. O meglio una Waterloo per i Napoleoni democratici e tutti i loro “fedeli” alleati.

La fascia tricolore se la prende Dario De Luca che tutto è tranne che uomo del centrosinistra. E’ un moderato che ha fatto le fortune dei Fratelli d’Italia capitanati da Gianni Rosa e dei Popolari per l’Italia della “strana” coppia Aurelio Pace e Tito Di Maggio. Sono loro gli unici vincitori. Gli altri hanno perso. Punto.

La frase più onesta (intellettualmente parlando)  ascoltata nel comitato di Luigi Petrone l’altra notte quando la sconfitta diventava di minuto in minuto più concreta nella e prendeva la forma di una vera e propria debacle è stata: «C’è poco da fare analisi profonde. La verità è che Potenza ha detto no!». E’ così. I potentini questa volta non hanno seguito l’ex “premiata ditta” del centrosinistra lucano e dei colonnelli di mille vittorie. Ovviamente passato il tempo del “lutto” comincerà la gara a cercare il responsabile. E ce ne sono tanti. Alcuni sono più responsabili di altri. Ma attardarsi a indicare l’indice verso qualcuno alla fine sarebbe solo una scorciatoia. E’ l’intero castello che viene giù.

Il Pd e quindi il centrosinistra ha rischiato di perdere anche alle scorse regionali. Se ha vinto (e poi anche largamente) lo deve a tutto quello che è accaduto prima delle elezioni. E’ stato grazie alla sfida ciclopica durata un’intera estate tra Marcello Pittella e Piero Lacorazza che il Pd e il centrosinistra hanno vinto. E’ stato grazie alla lunghissima fase delle primarie e grazie alla “rivoluzione democratica” del governatore che ha infiammato la base e suscitato un fervore elettorale altrimenti sopito. Ed ha vinto grazie allo stesso Lacorazza che poi ha sposato la causa di Pittella.

Ma quella è stata un’eccezione. Un caso più unico che raro. La cronaca di queste settimane parla di altro. Parla di un centrosinistra litigioso. Di un Pd che ha cercato l’antidoto delle primarie per evitare un “Pittella bis”. E basta. E i potentini hanno detto basta a questo modo ormai logo di fare politica come fosse il condominio solo di qualcuno. Potenza è di chi ci vive. E chi ci vive ha detto che vuol vedere se gli altri possono fare meglio.

Ovviamente il Pd ne esce con le ossa rotta. La città di Speranza non è più un feudo democratico. Anche Margiotta dovrà riflettere. Vincenzo Folino, invece, potrà dire: “Io l’avevo detto”. Ma non serve a molto. Rimangono le facce scure dell’altra notte a via del Gallitello quando quella che doveva essere una festa si è tramutata in una sorta di funerale della politica che fu vincente ma ora non lo è più.

s.santoro@luedi.it

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