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Un cento che vale forse più di altri. Uno stimolo ed un esempio di lavoro, studio, integrazione che funge anche da stimolo per quelle istituzioni che lavorano al fianco dei detenuti. La storia è quella di un ragazzo di 31 anni, proveniente dal carcere di Palermo, che ha ottenuto qualche giorno fa a Matera presso l’istituto tecnico commerciale e per geometri Olivetti la maturità. E’ diventato ragioniere con il massimo dei voti, un 100 che vale ancora di più.

Il giovane ha frequantato per tre anni con altri suoi compagni i corsi scolastici sotto la guida dei docente dell’istituto Olivetti e la supervisione del direttore della casa circondariale di Matera dottoressa Percoco.

«E’ un ragazzo che ha sempre mostrato una grossa passione per lo studio e che è arrivato già con una valutazione molto alta» racconta la professoressa Liliana D’Ercole dell’Olivetti, «ha mostrato addirittura oggi l’intenzione di iscriversi all’Università e di frequentare una facoltà, credo ad indirizzo economico. E’ un ragazzo che ha studiato e a cui nulla, come mi ha sottolineato anche il presidente della commissione d’esame, è stato regalato. Nessun occhio particolare ma solo la voglia di emergere». Il giovane che ha anche una moglie ed una figlia continuerà probabilmente a mettere a frutto le conoscenze accumulate nel triennio di ragioneria Igea: «all’esame ha voluto mostrare di conoscere anche il territorio in cui si trova, ha portato Carlo Levi e anche la prima guerra mondiale. E’ sembrato da subito uno studenti che ha una grande voglia di imparare, delle capacità sotto il profilo dei lavori creativi ed è uno studente che crede molto nelle sue capacità.

Ovviamente questo risultato» ha spiegato ancora la professoressa D’Ercole, «è il frutto della sinergia che si è creata tra l’Olivetti e la casa circondariale, con la dottoressa Percoco, il dottor Gentile, la dottoressa Catalano che hanno fatto sì che la scuola potesse essere sempre presente nella crescita di questo studente». Il destino probabilmente di questo giovane studente è quello di spostarsi in una nuova sede dove poter intraprendere anche gli studi universitari, di certo il carcere e le difficoltà di ingresso nel mondo del lavoro non lo stanno demoralizzando ma anzi lo stimolano a cercare una via d’uscita diversa. Il senso vero di un momento di forte riscatto ed emancipazione che mostra anche l’impegno civile che viene mostrato dai docenti e dalla stessa casa circondariale. Questo tipo di risultato servono anche a caratterizzare e definire nel tempo il valore di una comunità come quella materana rafforzando più di tutto l’obiettivo di un traguardo prestigioso come la capitale della cultura nel 2019.

Del resto questo tipo di risultato e di integrazione non è certamente usuale e semplice da raggiungere come conferma la stessa professoressa D’Ercole: «devo dire che gli sforzi sono grandi per cercare di coinvolgere i ragazzi detenuti che studiano, molto spesso si tratta di un tentativo di fare qualcosa di diverso più che di voglia davvero di studiare. Non è facile affrontare queste situazioni anche perchè nel sessanta per cento dei casi non c’è una grande voglia, si fa fatica ad insegnare a questo tipo di studenti.

Eppure» racconta la professoressa D’Ercole, «si cerca di passare da una lezione classica ad aspetti specifici e particolari che possano motivarli.

Si cerca di passare del tempo ad insegnare la cosiddetta educazione alla legalità. Cerchiamo di inviare dei messaggi positivi anche se non sempre bastano queste tipo di sollecitazioni e di esortazioni».

Considerazioni quelle della docente che non solo mostrano la difficoltà e la specificità di un servizio come quello che viene svolto con i detenuti ma che danno ancora più importanza ad un risultato come la maturità con il massimo dei voti che viene ottenuta con una costanza di voti e di risultati prolungata nel tempo e confermata anche nel corso dell’esame di maturità.

Un messaggio che dà speranza e dà stimolo al lavoro che viene svolto quotidianamente e mostra un risultato che esalta e lusinga. Non solo lo studente ma tutti coloro che si sono impegnati per arrivare a questo tipo di risultato.

p.quarto@luedi.it

 

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