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ROMA (ITALPRESS) – “Prudenza, responsabilità istituzionale e gestione manageriale, ormai imprescindibile”. Queste le linee guida di Flavio D’Ambrosi come presidente della Federazione Pugilistica Italiana. Il numero 1 della boxe tricolore, pochi giorni dopo il titolo iridato vinto da Irma Testa, in un’intervista al Corriere dello Sport, parla di risultati che stanno arrivando “con una velocità che non mi aspettavo. Abbiamo lavorato sul completo riassetto delle squadre azzurre e questo ha avuto come conseguenza la crescita dei giovani, dopo 10 anni in cui abbiamo scontato il mancato ricambio. Invece dal 2021, da ogni manifestazione che conta, non siamo mai tornati senza aver vinto almeno una medaglia”. In questo momento il pugilato italiano merita in pagella “8,5. Siamo tornati a vincere dopo anni, abbiamo nomi ai vertici come Testa, Charaabi, Mouhiidine e Cavallaro. Per il futuro sono ottimista: stiamo portando avanti le selezioni sul territorio con l’obiettivo di far emergere il talento e farlo crescere. Il settore dilettantistico deve costruire la base per il movimento vetrina del pugilato. Vogliamo abbattere il muro che ostacola il passaggio da un mondo all’altro – grazie a una specifica riforma che agevola economicamente i primi dieci del ranking prò (Club Pro), e il primo esempio è Michael Magnesi – e puntare sulla comunicazione, promuovendo gli eventi più importanti in tv. La situazione ereditata non era delle migliori, stiamo iniziando a raccogliere risultati a livello continentale ma serve un passo in più”.
“Nel 2022 abbiamo toccato cifre inedite, 60.000 tesserati e 1.040 società affiliate. Il mio obiettivo per il quadriennio è arrivare a 1.200 affiliazioni e a oltre 70.000 iscritti. D’altronde il trend è buono e già nel primo trimestre del 2023 abbiamo registrato un 13% in più”, sottolinea D’Ambrosi che si riconosce il merito di “aver aumentato i processi di comunicazione interna ed esterna, mi sento più manager che presidente”. La decisione di non boicottare i Mondiali femminili, aperti dall’Iba a russi e bielorussi con tanto di inno e bandiera, però, è stata criticata.
“Mi faccio sempre guidare dal senso di responsabilità, cerco di gestire le situazioni al meglio nell’interesse esclusivo del movimento. Il nostro punto di riferimento è il Coni e lo sarà sempre. Ho seguito le indicazioni in costante contatto con il presidente Malagò e il segretario Mornati, e non ci sono stati motivi ostativi. Ma mi chiedo: con il senno di poi, sarebbe stato meglio non partecipare? E a chi abbiamo creato un danno? Anche per i mondiali maschili di maggio seguirò le indicazioni del Coni, se poi le cose cambieranno, mi adatterò. Le responsabilità e l’interesse generale vengono prima di tutto, anche delle convinzioni personali. Lo sport deve essere scevro da questioni che non rientrano nel rispetto della Carta olimpica, è uno strumento per educare, costruire, includere”.
“E’ un momento molto magmatico, proiettarsi al futuro significa fare esercizio di chiaroveggenza. Io spero sia un’Olimpiade aperta e il più inclusiva possibile. Magari arriverà un segnale di pace proprio dai Giochi”, spiega D’Ambrosi che dice la sua anche sulle frizioni tra il Cio e l’International Boxing Association. “Sono ottimista, con il nostro sport saremo a Parigi ma anche a Los Angeles 2028. Ovviamente alcuni contrasti dovranno essere limati con la buona volontà delle due parti. Spero in un punto di incontro, anche se non so dire con quali modalità”. Anche i pugili italiani pagano queste tensioni, per esempio Testa e Charaabi, non ancora qualificate all’Olimpiade nonostante i risultati ai Mondiali. “Ci avrebbero fatto comodo due carte olimpiche già sicure. Ma ci qualificheremo, lo faremo già a Cracovia ai prossimi Giochi Europei”. Anche l’Italia è in corsa per ospitare un torneo di qualificazione olimpica. “Insieme al Coni siamo in attesa di una risposta. La sede potrebbe essere Milano, in alternativa Roma. Sarebbe un’occasione importantissima sia per prestigio che per i nostri atleti”.
– Foto Italpress –
(ITALPRESS).

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