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CATANZARO – Depuratori in tilt e liquami scaricati a mare. Ma anche scarti di edilizia confluiti nelle acque dei torrenti più vicini. Con il contributo silenzioso dei responsabili del settore Acque presso l’Ufficio del Commmissario delegato per l’Emergenza ambientale nella Regione Calabria, che non avrebbero provveduto ai lavori di collettamento del nuovo impianto di depurazione di Soverato, centro turistico di punta nel catanzarese. 

Nomi, ruoli e responsabilità, dunque, ricostruiti dal sostituto procuratore, Carlo Villani, nell’ambito di una richiesta di rinvio a giudizio formulata al termine delle indagini portate avanti a carico di 8 persone, tra tecnici, imprenditori e funzionari regionali, rimasti coinvolti in uno dei tanti filoni sui reati ambientali aperti e portati al traguardo dal magistrato nell’ultimo anno. 

Al centro della scena figurano tre diversi capitoli, di un’unica storia, che parla di noncuranza e aggressione dell’ambiente naturale, in Calabria. In cima all’elenco degli imputati, troviamo Pasquale Larocca, 72 anni, di Badolato  (difeso dall’avvocato Giovanni Caridi), e Antonio Fiorenza, 40 anni, di Catanzaro (difeso dall’avvocato Giovanni Grotteria), per avere il primo, in qualità di responsabile dell’Area tecnica del comune di Badolato, e il secondo, in qualità di titolare dell’omonima ditta, “in violazione del divieto di abbandono e deposito incontrollati di rifiuti sul suolo e nel suolo, depositato in modo incontrollato rifiuti costituiti da scarti di edilizia rinvenuti nei torrenti Gallipari e Vodà al termine di alcuni sopralluoghi effettuati tra febbraio e marzo del 2008 dall’Ufficio circondariale Marittimo di Soverato”. Rifiuti che, secondo l’accusa, la ditta Fiorenza “utilizzava per il ripianamento della strada retrostante il lido “Blu Beach” senza effettuare il preventivo test di cessione previsto dalla normativa in materia”. 

Da lì l’incriminazione di tecnico e imprenditore da parte del magistrato, che, rifacendosi alle relazioni investigative stilate nel luglio dello stesso anno dalla finanza, ha poi chiuso il cerchio sugli allora cinque responsabili del settore Acque presso l’Ufficio del Commmissario delegato per l’Emergenza ambientale nella Regione Calabria, Roberto Celico, 56 anni, di Catanzaro (difeso dagli avvocati Antonio Ciacci e Anna Marzano), Andrea Ottaviano Adelchi, 49 anni, di San Giorgio a Cremano e  residente in Lamezia Terme (difeso dagli avvocati Crescenzio Santuori e Francesco Iacopino), Giacinto Chiappetta, 50 anni, di Cassano allo Ionio (difeso dall’avvocato Paola Portaluri), Livio Persano, 49 anni, di Catanzaro (difeso dall’avvocato Alessandro Guerriero) e Giancarlo Del Sole, 54 anni, nato a Subbiano e residente a Lamezia Terme (difeso dall’avvocato Giampiero Pileggi), per avere, durante il rispettivo periodo di carica, “indebitamente rifiutato un atto del loro ufficio riguardante i lavori di collettamento del nuovo impianto di depurazione a Soverato, in località Pasquali – a servizio dei comuni di Montepaone, Petrizzi, Stalettì e Gasperina – sostitutivo di quello di Montepaone Lido, località Fiumarata, non più funzionante, che, per ragioni di igiene e sanità, doveva essere compiuto senza ritardo”. 

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