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LA bottiglia che diventa essa stessa un’opera d’arte, una tela su cui incidere un cuore dalle forme nitide, lineari, precise, preziose come gli Swarosvski che lo incorniciano e lo rendono gioiello.

E’ la Wine Art dell’artista lucano Massimo Basile, in arte Maxtin, originario di Cancellara, che dal 29 al 31 luglio prossimi sarà a Pechino alla Beijing International Wine Exhibition (Esposizione Internazionale del vino) per realizzare dal vivo, in tempo reale e davanti a un pubblico di decine di migliaia di spettatori , le sue bottiglie gioiello.

E pensare che Massimo, artista già affermato, aveva esposto questo ambizioso progetto alle più importanti cantine lucane prima di spinarsi la strada altrove.

«Volevo fare qualcosa per la mia terra – dice – che io adoro, infatti quando posso cerco sempre di tornare. Volevo esportare la Basilicata attraverso qualcosa di originale e unico che fosse nato in Lucania per mano di un lucano».

Peccato nessuno gliene abbia dato la possibilità. Forse Massimo è apparso un visionario, un sognatore, un artista un po’ troppo stravagante ma con i piedi ben piantati a terra. “Ero consapevole che di artisti ce ne sono tanti. Per sfondare avevo bisogno di proporre qualcosa di originale».

Da qui l’idea della bottiglia opera d’arte. «Avevo notato che sempre più spesso venivano apprezzate bottiglie di vino sulle quali erano semplicemente appiccicate etichette che riproducevano quadri famosi. A quel punto ho pensato che si potesse andare oltre e rendere la bottiglia stessa opera d’arte, lavorando direttamente sul vetro. Ovviamente mi sono documentato, mi sono messo a  studiare anche con l’aiuto di bravi vetrai, ed ecco qui il risultato».

Il primo arriva nel giugno del 2013, quando alcuni dei 100 esemplari della collezione Wine Art dell’artista lucano vengono esposti per la prima volta all’International Art Exibition, presso il Carrousel du Louvre de Paris.

E’ uno dei 350 artisti provenienti da tutto il mondo. La prima conferma la aveva avuta già  quando Fiorucci notò una delle sue bottiglie a un’importante mostra a Milano e decise di acquistarla. Pechino è la vera e propria consacrazione della sua arte nel mondo. Una consacrazione che certamente non è arrivata per caso, come Massimo tiene a precisare, ma che ha richiesto tanto spirito di sacrificio e flessibilità.

Maxtin è un autodidatta. A 22 anni lascia Cancellara per andare a studiare a Londra, dove comincia la sua carriera come ispettore di casinò. Con la sua azienda gira mezza Europa, dalla Francia – a Strasburgo –  alla Spagna. Da 12 anni vive a Lugano.

L’arte da passione si è trasformata in lavoro con il prestigioso concorso internazionale Ferrari per l’arte protomoteca, in cui su 800 artisti arrivano alla fine solo in 40. Da lì poi è tutto in discesa, un susseguirsi di mostre importanti in Italia e all’estero e di collaborazioni con Mercedes e il marchio di lusso Bang & Olufsen.

Ciò nonostante Maxtin non ha perso la sua solare lucanità, che preserva bene nella propria personalità e nelle sua Geomart: è così che Maxtin ama racchiudere e definire le caratteristiche della sua arte. Geometrie lineari e  brillanti, per  forme solide e tridimensionali, sembrano trasformare le tele, i quadri, in opere scultoree  e rendono il suo stile unico, inconfondibile e semplicemente inequivocabile.

La perfetta fusione delle forme geometriche e dei colori caldi sembrano “animare l’ acrilico smaltato ” e dar vita ai soggetti delle pitture che l ‘artista attinge, attraverso una rielaborazione personale e dunque originale degli stessi,  dal mondo della mitologia classica (“Zeus  ed  Hera” ), della natura ( “Butterfly” ), dello sport ( “Regata” ) dei sentimenti ( “Heart in a Cage” ), dell’ arte medesima ( “Tribute to wesselmann” ), rispecchiando la visione della realtà, gli stati d’animo e gli interessi molteplici della mano che ha dato loro forma e li ha resi vivi.

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