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CATANZARO – La perizia parla chiaro: l’ampliamento della discarica di Alli è avvenuto su una zona franosa. Come sia potuto accadere, non è dato saperlo. Almeno per ora. Appare, infatti, sempre più determinato a scoprirlo il sostituto procuratore, Carlo Villani, che, ieri mattina, ha spedito i carabinieri del Noe negli uffici del Commissario per l’Emergenza ambientale in Calabria con un mandato ben preciso: acquisire tutta la documentazione ritenuta utile ai fini investigativi. E procedere con l’identificazione di tutti i soggetti che, a vario titolo, hanno avuto a che fare con il progetto “incriminato”. L’inchiesta sulla discarica di Catanzaro, dunque, si arricchisce di un nuovo filone. 

E sotto la luce dei riflettori finiscono i nomi di tutti i componenti del vecchio e nuovo Ufficio del commissario per l’emergenza ambientale, vertici compresi, e di diversi funzionari e dirigenti regionali che hanno, di volta in volta, messo mano alla pratica. L’ipotesi di reato intorno alla quale ruota il fascicolo – attualmente aperto contro ignoti – è quella di abuso d’ufficio, in relazione ai presunti illeciti che il magistrato ha già ravvisato sulla base della voluminosa perizia di ben 600 pagine approdata sulla sua scrivania la settimana scorsa.

I PARTICOLARI DELL’INCHIESTA E DEL BLITZ ALL’UFFICIO DEL COMMISSARIO SULL’EDIZIONE CARTACEA DI OGGI DEL QUOTIDIANO DELLA CALABRIA
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