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CATANZARO – Il Tribunale della libertà di Catanzaro ha revocato il provvedimento di sequestro del parco eolico “Wind Farm” di Isola Capo Rizzuto, sequestrato lo scorso mese di luglio nell’ambito di un’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia. Il tribunale di Catanzaro ha accolto il ricorso proposto dagli avvocati Piero Chiodo e Carmine Mancuso, con i quali ha collaborato l’avvocato Giuseppe Trivolo. I legali difensori hanno evidenziato di avere dimostrato l’assoluta estraneità dei soci a collegamenti mafiosi, considerato che l’accusa aveva sostenuto che la struttura era riconducibile alla cosca Arena. Il parco è composto da 48 pale eoliche ed è già entrato in funzione. Il suo valore è stimato in alcune centinaia di milioni di euro. 

I giudici del riesame hanno così accolto il ricorso presentato dai legali di uno dei 31 indagati, Carmine Megna, gli avvocati Piero Chiodo e Carmine Mancuso, coadiuvati nelle indagini difensive dall’avv. Giuseppe Trivolo e dalla consulenza dell’ing. Antonio Agosteo. Gli indagati sono accusati, a vario titolo, di trasferimento fraudolento di valori, riciclaggio oltre a reati urbanisti e ambientali aggravati dalle modalità mafiose. Secondo l’accusa, il parco eolico, all’epoca della costruzione uno dei più grandi d’Europa con le sue 48 pale ed un valore di alcune centinaia di milioni di euro, sarebbe riconducibile alla cosca Arena della ‘ndrangheta.   Stando a quanto riferito dagli avvocati Chiodo e Mancuso, la consulenza di Agosteo «ha dimostrato l’erroneità della perizia dell’accusa e l’assoluta linearità della procedura tecnico-amministrativa sia dei funzionari pubblici che degli imprenditori coinvolti». I legali di Megna hanno sostenuto anche che da alcune intercettazioni telefoniche emerge «che il boss Nicola Arena, di 75 anni, ha cercato di inserirsi illecitamente nella gestione, ma il suo tentativo è stato respinto dai soci». I legali hanno poi rimarcato come il finanziamento necessario alla realizzazione del parco sia stato fornito dalla banca tedesca Nord Bank, «che in passato aveva già investito 1,2 miliardi di euro in impianti eolici, a soggetti privati tedeschi» e che i soci dell’azienda che gestisce il parco di Isola Capo Rizzuto hanno depositato in pegno alla banca le loro quote a garanzia del finanziamento.   La consulenza di Agosteo avrebbe «smentito le plurime irregolarità tecnico amministrative contestate dall’accusa che riguardavano la tutela archeologica ed ambientale, la distanza dalle pale dalle case, il parere dell’Azienda sanitaria e dell’Enac, l’impatto visivo, la valutazione di impatto ambientale ed il rilascio dell’autorizzazione unica regionale».   I difensori di Megna, infine, hanno riferito di avere sostenuto davanti ai giudici del riesame «l’assolutà estraneità del loro assistito all’accusa di trasferimento fraudolento di valori e di avere soci occulti». 

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