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GIANLUIGI Nuzzi, autore del volume “Vaticano Spa” sarà  sentito dal procuratore aggiunto di Trani, Francesco Giannella,  e dal sostituto Silvia Curione, in merito alla vicenda del conto aperto allo Ior e intestato alle “Suore Ancelle della Divina Provvidenza”. Sul conto sono stati  depositati poco più di 55 miliardi di lire.

Del conto “Suore Ancelle della Divina Provvidenza” e del “Fondo San Marino” (aperto nel marzo del 1987 da tale “Roma”, dove  il commendatore Luigi Leone di Bisceglie, dominus del “Don Uva”, nell’aprile del 1991  versa 100 milioni di lire), Il Quotidiano della Basilicata aveva dato notizia in un articolo pubblicato lo scorso 9 ottobre.

Nell’articolo venivano, infatti, riportati dei passaggi tratti proprio da “Vaticano Spa”.

Come se non bastassero i due conti sopra citati, Leone nella banca vaticana aveva anche un conto a suo nome con depositati 16 miliardi di lire.

Tantissimi soldi  che potrebbero   avere origini illecite: o  perché sottratti ai pazienti o  perché stornate dai finanziamenti pubblici che le strutture (Potenza, Foggia e Bisceglie n.d.r.) del “Don Uva” ricevono dalle Regioni Basilicata e Puglia.

Non viene neanche esclusa l’ipotesi che il conto nella Banca vaticana sia stato utilizzato  per depositarvi  soldi di persone che non potevano apparire tra i clienti dello Ior.

Già nel 1999 la Procura di Trani avviò un’indagine. I reati: dal riciclaggio, all’appropriazione indebita, all’associazione per delinquere. Parenti e collaboratori di Leone finiscono ai domiciliari. L’accusa è di avere “gonfiato i prezzi degli appalti” in modo tale da distrarre somme di denaro: in totale 11 miliari di lire. L’allora sostituto procuratore della Repubblica di Trani, Domenico Secchia, chiede  l’arresto di Leone  che improvvisamente muore. La sua posizione, pertanto, verrà archiviata.

Come se non bastassero i conti nella Banca vaticana la Procura di Trani si è imbattuta in un nuovo soggetto: la “Casa di procura istituto suore Ancelle della Divina Provvidenza” amministrato da suor Assunta Pezzullo.

L’ipotesi seguita dai magistrati è che questa “Casa di procura” possa essere un ente fittizio creato ad hoc come “cassaforte” della “Divina Provvidenza”. Sul conto della “Casa di procura istituto suore Ancelle della Divina Provvidenza”  l’ente ecclesiastico avrebbe dirottato circa 27 milioni e mezzo di euro per sottrarli ai creditori falsando così di fatto i bilanci – da qui le anomalie riscontrate dai tre commissari giudiziari – presentati alla sezione fallimentare per ottenere il via libera definitivo al concordato preventivo e scongiurando il fallimento. Dopo anni di crisi, di casse integrazioni e ammortizzatori sociali vari finanziati dallo Stato, nonostante i milioni di euro che ogni anno arrivano dalle Regioni Basilicata e Puglia per l’attività assistenziale svolta, la “Divina Provvidenza” non ha potuto fare altro che certificare un buco di bilancio da mezzo miliardo di euro e portare i libri in tribunale. L’amministrazione ha chiesto di accedere a un concordato preventivo per salvare continuità aziendale e posti di lavoro. Ma la questione, dalla giustizia fallimentare, ora si è spostata anche a quella penale. Analizzando la richiesta dei vertici dell’ente (il nuovo direttore generale è Giuseppe De Bari, indagato nell’inchiesta del porto di Molfetta), i giudici fallimentari hanno scoperto conti strani, con un’azienda che intascava tanto e spendeva tantissimo. Da qui la decisione di inviare la documentazione alla procura di Trani. Il procuratore Carlo Maria Capristo, l’aggiunto Francesco Giannella e il sostituto Silvia Curione cominciano gli accertamenti e si imbattono in una serie di strane transazioni: maxi parcelle ad alcuni professionisti  e soprattutto uscite mal documentate. Oggi agli atti dell’inchiesta c’è anche   una vecchia lettera nella quale l’allora vice presidente dell’ente, il commendatore Lorenzo Leone scrive al Vaticano parlando di una situazione di benessere della struttura e di una dote di  una sessantina di miliardi di lire nella disponibilità delle Ancelle della Divina Provvidenza. Proprio quei miliardi presenti sul conto “Suore Ancelle della Divina Provvidenza”.   In attesa di sciogliere  una serie di nodi la Procura di Trani non solo si è opposta al concordato preventivo dell’ente, chiedendone il fallimento – l’udienza si terrà il prossimo 5 novembre – ma ora ha deciso di sentire Gianlugi Nuzzi come testimone.

a.giammaria@luedi.it

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