X
<
>

Condividi:
3 minuti per la lettura

REVOCA dei contratti di solidarietà, riorganizzazione e rilancio della struttura. Queste le tre richieste avanzate dalla segretaria provinciale della Cgil, Roberta Laurino, alla luce di quanto sta accadendo all’interno del “Don Uva” di Potenza dove, a causa della carenza del personale, i lavoratori sono costretti a doppi turni o a rinunciare alle ferie pur di assicurare i livelli assistenziali ai pazienti.  Solo se verranno accetate le tre richieste si «potrà restituire    la garanzia di un futuro ai tanti lavoratori e alla stessa struttura che non può continuare ad essere trascinata nel vortice» della disastrosa situazione economica e finanziaria della “Divina Provvidenza” che ad oggi ha accumulato più di 500 milioni di euro di indebitamento.

Dopo quattro mesi dall’avvio dell’amministrazione straordinaria e dall’insediamento del nuovo Commissario l’amara constatazione che è necessario fare è «che, in fin dei conti,   nulla è cambiato» rispetto al passato. 

«Ci saremmo aspettati – ha aggiunto Laurino – una vera discontinuità gestionale che partisse, come più volte sollecitato dalla Cgil,  da una riorganizzazione dei servizi e del lavoro con l’obiettivo di preservare e rilanciare una struttura, quale quella potentina, che rappresenta un importante punto di riferimento per la sanità lucana». Purtroppo così non è stato.

L’intervento del segretario provinciale della Cgil è giunto dopo che a Bisceglie si è tenuto un incontro con il Commissario straordinario la cui proposta,  in merito alla riduzione dei contratti di solidarietà per i lavoratori del Don Uva di Potenza, «ci è parsa del tutto insoddisfacente».

Si tratta «di una risposta molto parziale, sia in termini quantitativi che di coinvolgimento del personale, basata su logiche prettamente ragionieristiche e che non risolve  le gravi criticità organizzative ed assistenziali esistenti». 

Al Don Uva di Potenza, visto il personale attualmente in servizio,  il contratto di solidarietà non ha, praticamente,  più motivo di esistere «a meno che non si voglia continuare a compromettere la salute psico-fisica dei lavoratori e i livelli di assistenza con gravi ripercussioni sui pazienti». La situazione  è, infatti,  diventata insostenibile. Si vive di doppi turni a causa di una gravissima carenza di personale aggravata, non solo dalle 50 fuoriuscite dell’ultimo anno ma anche dalla mancanza di assunzioni per le sostituzioni del personale in maternità che a oggi ammonta a 12 unità.  Lo stesso contratto di solidarietà – sottoscritto a suo tempo per la salvaguardia dei posti di lavoro, oggi  «è diventato – ha aggiunto il segretario provinciale della Cgil –  un fatto solo contabile, che pesa però sulle tasche dei lavoratori, perché sono  continui gli episodi in cui i lavoratori vengono richiamati in servizio nonostante il “turno di solidarietà”» e, di frequente  i giorni di ferie vengono contabilizzati come  solidarietà. Tutto al solo scopo di «fare quadrare i conti». Siccome l’amministrazione straordinaria si sta dimostrando una nuova agonia è «necessario l’intervento della Regione» affinché  si porti a compimento «quel percorso, già in parte tracciato, che porti all’ autonomia giuridica ed economica del Don Uva di Potenza».

Se questo non dovesse accadere  il finale sarà scontato: ovvero il fallimento dell’ente ecclesiastico  che «continuerà a essere sempre alle porte se proseguirà questo immobilismo rispetto a tutta una serie di interventi necessari per provare ad uscire  da una situazione che, continuando così, potrebbe davvero diventare irreversibile».

al.g.

a.giammaria@luedi.it

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE