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COSENZA – Blitz all’Unical per identificare altri possibili fiancheggiatori di Franco Presta. Martedì mattina gli uomini della squadra mobile di Cosenza e i colleghi del commissariato di Castrovillari sono tornati nel residence “Il borghetto”  di contrada Chiodo, ad Arcavacata di Rende, dove giovedì scorso è stato catturato il killer latitante. Gli agenti del vicecommissario Antonio Miglietta e del vicequestore aggiunto Giuseppe Zanfini sono tornati sul posto per allargare il cerchio delle connivenze che ha consentito al boss di Tarsia di trascorrere nel quartiere residenziale di nuova costruzione, nei pressi dell’Università della Calabria, diversi momenti della sua latitanza, l’ultimo dei quali si è concluso con l’irruzione dei catturandi. Gli inquirenti hanno preso “appunti” sugli studenti e gli altri inquilini degli appartamenti vicini a quelli i cui è stato scovato Presta, certi che la permanenza del latitante è stata facilitata dalla collaborazione di qualcuno in quella zona.

Dunque, gli inquirenti del “Gruppo Obiettivo”, coordinati dai sostituti procuratori antimafia Vincenzo Luberto e Pierpaolo Bruni, starebbero terminando il lavoro di identificazione di tutti coloro che hanno prestato aiuto al boss e alla moglie, Damiana Pellegrino, che spesso lo ha raggiunto nei suoi covi. Nella lista ci sarebbero diversi nomi, almeno due assai rilevanti. Il primo è quello di un soggetto di Paola, tale A. L., che avrebbe messo a disposizione del boss l’appartamento di due piani di Arcavacata e che ogni tanto, di notte, gli portava i viveri. L’altro è quello di una persona molto vicina alla famiglia Presta; uno dei personaggi più “attenzionati” dai poliziotti, fin dall’inizio della ricerche, proprio perché in grado di avvicinarsi molto al latitante. Ma non è escluso, appunto, che al termine delle indagini non restino coinvolti anche degli studenti.

I poliziotti avrebbero inoltre ritrovato due schede telefoniche intestate a persone implicate nella catena di appoggio di cui ha goduto il boss che, dopo tre anni di macchia, ieri è tornato nell’aula della corte d’Assise di Cosenza per partecipare al processo Terminator 3 che lo vede imputato per gli omicidi dei boss Antonio Sena e Francesco Bruni detto “Bella bella” e per il tentato omicidio di Umile Esposito. 

In merito alla cattura del latitante, cominciano a trapelare anche i primi particolari sulla dinamica dei fatti: le intercettazioni, le riprese video, gli appostamenti e pedinamenti di familiari e sodali del latitante che fino alla scorsa settimana hanno dato esito negativo, nel periodo pasquale hanno cominciato a produrre effetti anche grazie ad alcuni errori nel consolidato sistema di cautele adottato da coloro che entravano i contatto con il latitante. Il complicato meccanismo di cambio di auto; il passaggio da alloggi di “servizio” e gli altri efficaci accorgimenti, durante le festività di Pasqua sarebbero stati leggermente allentati. Comunque, qualcosa ha consentito ai poliziotti di seguire tutti i passaggi dei soggetti pedinati. Fino al covo di Arcavacata. 

Nei prossimi giorni per Presta dovrebbe scattare il regime carcerario di massima sicurezza, il cosiddetto “41 bis”, a cui sono destinati i boss del suo calibro. E perciò lascerà il carcere di Cosenza.

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