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ROMA – Malgrado le numerose operazioni e i frequenti sequestri di droga che vengono messi a segno in Calabria e soprattutto al porto di Gioia Tauro, spesso usato dalle cosche di ‘ndrangheta come terminal di distribuzione degli stupefacenti giunti in Calabria soprattutto a bordo di cargo provenienti dall’America Latina, secondo la relazione annuale antidroga della Polizia di Stato è sempre la criminalità organizzata calabrese a detenere la leadership nel traffico internazionale di cocaina, tra le droghe sicuramente la può economicamente vantaggiosa per le cosche.

L’esame del narcotraffico nella sua dimensione associativa rivela, dunque, anche per il 2015, «il ruolo egemone della ‘ndrangheta calabrese, che si conferma leader nella commercializzazione, a livello mondiale, della cocaina, seguita dalla Camorra e dalla Criminalità organizzata pugliese, pienamente operativa, quest’ultima, nella commercializzazione delle sostanze stupefacenti importate dall’Albania».

A queste, evidenzia lo studio, si aggiungono le compagini criminali marocchine, «ormai in grado di gestire, in condizioni di monopolio pressoché esclusivo, il traffico di hashish proveniente dal Nordafrica attraverso le capillari reti di distribuzione attive sul territorio dello Stato».

Tornando alla Calabria, in questa regione sono state messe a segno nel corso del 2015 in tutto 602 operazioni antidroga ed è stato sequestrato il 20,90% di tutta la cocaina sequestrata a livello nazionale, il 3,03% dell’eroina, lo 0,44% dell’hashish, il 6,29% della marijuana e lo 0,06% delle droghe sintetiche (compresse e/o dosi). Il sequestro quantitativamente più rilevante è stato quello relativo a 289,86 chilogrammi di cocaina avvenuto nel porto di Gioia Tauro (RC) nel mese di novembre. Nel porto di Gioia Tauro (RC) in 7 casi (che variano da 19 a 289 kg) ne sono stati complessivamente sequestrati 743 kg (oltre l’87% dei sequestri di cocaina a livello regionale). Rispetto al 2014 si rileva un incremento dei sequestri di eroina, hashish e piante di cannabis; in decremento tutte le altre sostanze

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Dalle svariate indagini svolte è stata confermata «l’attitudine delle pericolose cosche della ‘ndrangheta a trovare nel narcotraffico un settore di alleanze e saldature criminali». Gli inquirenti, infatti, sono riusciti a «documentare le importazioni di ingenti quantitativi di cocaina dalla Colombia condotte dagli indagati grazie ai consolidati rapporti di affari con le organizzazioni fornitrici, mediati e garantiti da broker, operanti in Bogotà e Medellin, che hanno assicurato il costante raccordo tra le parti interessate alle transazioni».

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