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VIBO VALENTIA – Il caso era scoppiato due anni addietro, ma era tornato ad essere trattato dalle cronache locali qualche settimana fa. È quello della studentessa 13enne non vedente di Vibo Marina che non può usufruire dell’insegnante di Braille perché il Ministero dell’Istruzione (Miur) non ha ancora provveduto nonostante una sentenza del Tar che ha accolto l’istanza dell’avvocato del legale di fiducia della famiglia, l’avvocato Giovanna Fronte. L

a vicenda è arrivata alle orecchie del sottosegretario all’Istruzione, Davide Faraone, che l’affronta in modo diretto con specifica attenzione sulla selezione dei docenti, compresi quelli abilitati: «L’abbiamo ereditata dopo decenni di gestione inadeguata ma l’abbiamo detto sin da subito: questa selezione, fatta soltanto facendo scorrere le graduatorie non va bene. Non si può attingere a un elenco come si pesca un numero dal sacchetto della tombola a Natale. Gli insegnanti devono corrispondere ai fabbisogni delle scuole e degli studenti. Professionisti abilitati e specializzati a servizio di un progetto. Facciamo un esempio che testimonia che il vecchio sistema non funziona?».

Usa Facebook, il componente del governo Renzi per comunicare in via ufficiale e per far riferimento alla situazione della ragazzina che, nonostante il grave handicap, ha ottimi voti a scuola frutto della sua ammirevole forza di volontà: «Qui – spiega – c’è una ragazza non vedente che ha difficoltà a frequentare le lezioni perché non ci sono insegnanti di sostegno in graduatoria specializzati in lingua Braille che possano affiancarla. Nonostante una condanna del Tar che impone di assumere un insegnante di sostegno specializzato che possa seguire la ragazza nel suo percorso di studi, si fa fatica a trovare una figura che corrisponda ai requisiti».

Un caso esemplare, lo definisce Faraone, che dimostra «come da una parte il sistema delle graduatorie è un sistema stantio e malfunzionante, dall’altra che non sempre la formazione degli insegnanti di sostegno è adeguata a sostenere le esigenze dei ragazzi, soprattutto in casi di disabilità sensoriali (non udenti, non vedenti, etc…). Non si possono trattare le varie disabilità come sfumature differenti di un unico monolite. Né si può pensare di tornare indietro, come ho letto sulla stampa negli ultimi giorni, a scuole speciali o “specializzate”. Abbiamo lottato per eliminare ghettizzazioni e per favorire un’inclusione a tutti i livelli della società, se qualcosa non va nel sostegno ai ragazzi disabili va migliorata. Ma non ripristinando vecchie impostazioni di comodo. L’inclusione è reale – conclude – solo se tutti ne siamo responsabili, ciascuno per la propria parte. Il sostegno si fa alla classe e alla scuola, non al ragazzo disabile».

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