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CATANZARO – Chi costringe un bambino a chiedere l’elemosina va condannato per riduzione in schiavitù: il fatto che l’accattonaggio sia considerato «un sistema di vita» nella tradizione Rom non salva dalla condanna. Lo sottolinea la quinta sezione penale della Cassazione, confermando la condanna a sei anni di reclusione per il reato di riduzione in schiavitù inflitta dalla corte d’assise d’appello di Catanzaro ad un quarantacinquenne romeno. L’uomo era finito sotto processo per aver «sistematicamente e continuativamente» costretto alla «pratica umiliante» dell’elemosina a Cosenza la figlia, di soli 10 anni, della propria convivente». 

«La bambina, era «obbligata a dedicarsi all’accattonaggio dalla mattina alla sera – secondo l’accusa – dietro la minaccia e l’uso materiale della violenza nei suoi confronti» da parte dell’imputato. La piccola raccoglieva somme di denaro per consegnarle a fine giornata ai genitori. L’imputato, nel suo ricorso in Cassazione, aveva rilevato anche che in base alle «millenarie tradizioni culturali dei popoli di etnia rom», a cui appartengono i protagonisti della vicenda, «l’accattonaggio assume il valore di un vero e proprio sistema di vita» cosicchè non è possibile, secondo la difesa, parlare di riduzione in schiavitù. La Suprema Corte, con la sentenza numero 37638, ha invece dichiarato inammissibile il ricorso e ricordato che «commette il reato di riduzione in schiavitù colui che mantiene lo stato di soggezione continuativa del soggetto ridotto in schiavitù o in condizione analoga, senza che la sua mozione culturale o di costume escluda l’elemento psicologico del reato». 

Inoltre, si legge ancora nella sentenza, «in tema di riduzione e mantenimento in servitù posta in essere dai genitori nei confronti dei figli e di altri bambini in rapporto di parentela, ridotti in stato di soggezione continuativa e costretti all’accattonaggio, non è invocabile da parte degli autori delle condotte la causa di giustificazione dell’esercizio del diritto, per richiamo alle consuetudini delle popolazioni zingare di usare i bambini nell’accattonaggio». 

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