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“La Federazione delle Universita’ di Basilicata, Molise, Puglia, che il 24 gennaio prossimo nella riunione congiunta a Matera dei Senati Accademici dei sei atenei farà un nuovo passo in avanti, rappresenta una opportunità non solo per migliorare l’offerta formativa e culturale dei giovani delle tre regioni del Sud ma anche per le dinamiche di programmazione politica e sociale per le realtà territoriali interessate”. A sostenerlo è il presidente del Gruppo SEL (Sinistra Ecologia e Libertà) Giannino Romaniello (in foto) evidenziando che “l’iniziativa della federazione va sostenuta con maggiore convinzione ed a livello finanziario dalle tre Regioni quale risposta ai pesanti tagli e alle penalizzanti ripercussioni specie per gli atenei del Sud derivanti dalla riforma Gelmini passata in Parlamento (e soprattutto fuori) tra non poche polemiche e proteste che hanno visto protagonisti anche il personale dell’ateneo lucano”.
Nel sottolineare che “proprio nei giorni scorsi dal Presidente della Facoltà di Filosofia dell’Università della Basilicata, prof. Frascolla, è venuto l’ennesimo grido d’allarme sulle difficoltà a garantire i corsi e l’attività didattica per il 2011 sino ad annunciare le sue dimissioni”, Romaniello afferma che “è ancor più necessario puntare su un sistema Federativo Universitario, che salvaguardando e valorizzando le specifiche esperienze dei singoli atenei, possa rappresentare un modello per superare le non poche criticità che coinvolgono il sistema universitario italiano alla luce della recente approvazione delle riforme che stravolgeranno l’impianto degli atenei italiani in tutte le sue componenti. In particolare, ottimizzare le risorse finanziarie è una necessità ancora più evidente dalla lettura del decreto Gelmini che, solo nelle scorse settimane, ha stanziato il fondo 2010 per le università: il taglio complessivo è di meno 3,7%, nonostante qualche soldo sia stato recuperato in corsa dal governo. In tutto sono in distribuzione 6,9 miliardi, contro i 7,264 miliardi del 2009. Tagli per tutti, dunque. Anche i migliori, gli atenei cosiddetti più performanti, andranno in pari rispetto al 2009. Nessuno avrà un euro di più. In molti, piuttosto, hanno avuto tagli secchi, tanto netti che il ministero, per evitare che qualche università dovesse chiudere le aule e i pochi laboratori, si è dovuto inventare un sistema di ”riequilibrio” .
Il risultato – continua Romaniello – è che si acuirà il divario tra università del Nord e quelle del Sud con l’aumento dei giovani meridionali nella scelta degli atenei del Nord e l’abbandono totale della ricerca. Del resto l’esempio più eloquente della “controriforma Gelmini” in materia di ricerca è il provvedimento che svuota il CNR, che pure è presente in Basilicata con alcuni istituti, di ogni funzione. Appare chiaro che per il CNR, come per l’Università, il governo parla pubblicamente di valorizzare il merito e la qualità ma, nei suoi atti concreti, utilizza decreti per affossare definitivamente la ricerca pubblica considerata uno spreco ed una spesa improduttiva. Contro questo disegno, bisogna mobilitarsi come hanno fatto gli studenti, come stanno facendo i ricercatori del CNR, perché solo puntando su istruzione, innovazione e ricerca si può sperare in un futuro migliore per questo Paese”.

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