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MELFI – Definirli arrabbiati é dir poco. I lavoratori del Termovalorizzatore Fenice di san Nicola di Melfi, sono in sciopero. Uno stop programmato in ossequio al rispetto della Legge 146 che disciplina i servizi pubblici essenziali.

Fenice ha dichiarato lo stato di crisi, facendo ricorso alla cassa integrazione straordinaria. I dipendenti lamentano la pesante riduzione degli stipendi, e lo scarso rispetto relativo alla sicurezza dell’impianto.

 Come se non bastasse, secondo i lavoratori sa gennaio 2014 l’azienda non applica e non rinnova più il controllo integrativo aziendale. Di fatto, ogni dipendente ci rimette da 500 a 700 euro mensili.

Una decurtazione pesantissima di stipendio. Inoltre, sempre nel mese di gennaio, si sono verificati due incidenti gravi all’interno dell’impianto. Incidenti che hanno causato la rottura strutturale di un forno che brucia rifiuti industriali. Oltre per le condizioni remunerative, i lavoratori sono preoccupati per le condizioni di sicurezza, anche perché la riduzione del personale pone difficoltà oggettive nel fronteggiare le eventuali emergenze. Il sindaco di Melfi Livio Valvano si è recato in visita davanti ai cancelli di Fenice, dove ha incontrato i lavoratori in sciopero.

I dipendenti, hanno chiesto l’intervento delle Istituzioni ed anche del primo cittadino federiciano, per vedere riconosciute le loro ragioni e giungere ad una felice conclusione che possa riportare in loro tranquillità. «E’ necessario che si attivi con urgenza un tavolo di confronto con Azienda, Regione, comune di Melfi ed organizzazioni sindacali, ha rimarcato Valvano. Con lo scopo e la volontà di affrontare con serietà e senza strumentalizzazioni la vicenda. Edf deve disporsi ad investire in sicurezza e coinvolgere davvero le istituzioni affinché si realizzino strumenti di controllo indipendenti e credibili. Condizione ad oggi assente. In presenze di queste condizioni il comune di Melfi si assumerà le sue responsabilità. Diversamente è bene chiarire subito che non ci sarebbero le condizioni per la permanenza sul nostro territorio dell’inceneritore Fenice».

 Per qualche lavoratore Edf tende a fare pressione sulla Regione Basilicata, dove è in corso l’istruttoria sulla richiesta dell’ottenimento dell’Aia, l’autorizzazione, intergrata ambientale. Un autorizzazione che se ottenuta, farebbe aumentare per Fenice la tipologia ed il quantitativo di rifiuti da smaltire, facendo registrare un incremento di circa 9 mila tonnellate.

E’ altresì chiaro che sulla vicenda pesa e non poco l’inquinamento prodotto e certificato dalla stessa Fenice che in sede di valutazione per l’ottenimento dell’Aia, rappresenta elemento che non può non essere tenuto in seria e debita considerazione. Presente allo sciopero dei lavoratori anche il segretario regionale della Fiom, Emanuele De Nicola. «Purtroppo si sta prolungando una vicenda del tutto inconcepibile. I lavoratori sono al centro di quello che è un vero e proprio ricatto, attuato dall’azienda nei confronti delle Istituzioni per la questione Aia.

Questo non è tollerabile, specie tenendo presente ciò che concerne la sicurezza. Si sono verificati due incidenti che hanno messo a repentaglio la stessa esistenza dei dipendenti. Di questo evento è stato avvisato tempestivamente il prefetto e le istituzioni. La situazione è assurda, sia per le condizioni di sicurezza che sia per quelle economiche. Dopo l’avvenuto inquinamento – conclude De Nicola – non si può assumere da parte dell’Azienda quest’atteggiamento arrogante che rappresenta un autentico ricatto per il territorio».

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