X
<
>

Condividi:
4 minuti per la lettura

MARSICO NUOVO – «L’emissione di gas flaring (sistema torcia) del Centro Olio Val d’Agri,  dal 2012 al 2014 ha subito un decremento del 40 per cento».

E’ ciò che ha illustrato durante la presentazione, la ricercatrice Mariapia Faruolo dell’Istituto di Metodologie per l’analisi ambientale del Consiglio nazionale delle ricerche (Imaa – Cnr), durante il convegno il “Telerilevamento satellitare per lo studio del gas flaring: stato dell’arte e prospettive future” svoltosi ieri pomeriggio presso l’Osservatorio ambientale della Val d’Agri a Marsico Nuovo. Un incontro organizzato dall’Imaa-Cnr  in collaborazione con la Scuola di ingegneria dell’Università degli studi della Basilicata, nell’ambito della convenzione tra Imaa-Cnr e Regione Basilicata.

La Faruolo, esperta nel campo dello sviluppo di tecniche satellitare avanzate per il riconoscimento e il monitoraggio delle emissioni di gas flaring a scala globale e locale, ha spiegato che le emissioni sono diminuite grazie ai processi di ottimizzazione e di miglioramento sull’impianto, da parte di Eni.

Il suo lavoro si è basato sullo sviluppo e implementazione e di “algoritmi”  basati sul processamento  di dati satellitari utilizzati per il monitoraggio in tempo reale  del segnale emesso dal Cova e connesso alle “fiammate”. I ricercatori del Cnr sono in grado di osservare una “fiammata” in tempo reale, perché il sistema satellitare  acquisisce il dato ogni 15 minuti.  E laddove si registra un incremento significativo di temperatura, il sistema rileva un’anomalia termica. «Queste sono misure – ha chiosato la Faruolo –  indipendenti da altre fonti».

Nel corso della giornata diversi esperti italiani e internazionali hanno illustrato tutte le attuali metodologie di analisi del gas flaring (combustione in torcia del gas associato all’estrazione di petrolio) mediante osservazioni satellitari. Di fatto,  un’ulteriore studio presentato dall’esperto del leader del gruppo Osservazione della Terra della Noaa – Ngdc (uno dei massimi esponenti scientifici del fenomeno gas flaring), Christopher Elvidge, ha raggiunto lo stesso risultato della ricercatrice dell’Imaa – Cnr, la «riduzione del gas flaring del Cova». 

Il gas flaring è la pratica adottata dalle compagnie petrolifere per bruciare il gas naturale  in eccesso estratto insieme al petrolio. La combustione avviene attraverso una torcia che svetta, con una fiamma perenne, sulla sommità delle torri petrolifere. Gli impianti petroliferi più avanzati (quali ad esempio il Cova) dispongono di infrastrutture per il recupero e il trattamento del gas naturale estratto. In situazione di emergenza la torcia  garantisce la sicurezza dell’impianto bruciando il gas in eccesso presente nelle linee di produzione. Il convegno, quindi, oltre a rappresentare un momento di approfondimento scientifico,  è stato un’occasione di comunicazione e divulgazione dei risultati delle ricerche che si stanno conducendo sul territorio della Val d’Agri e delle possibili prospettive future offerte anche dalle missioni satellitari di ultima generazione.

Intanto  sono in corso gli  accertamenti da parte dell’Unmig (l’ufficio minerario del Ministero dello sviluppo economico)  sull’impianto denominato  “Monte Alpi9” dopo l’incidente verificatosi venerdì scorso. A riferirlo è stato l’assessore regionale all’Ambiente, Aldo Berlinguer. «Siamo in attesa – ha commentato Berlinguer –  di conoscere gli esiti delle verifiche, anche se l’incendio – ha detto Berlinguer –  mi risulta sia stato spento in pochi minuti».

«Nonostante – ha continuato l’assessore regionale –  gli accorgimenti,  le fiammate continuano a ripetersi. Questo non ci lascia tranquilli. Oggi siamo qui per capire – ha affermato Berlinguer –  se siano una sorta di male necessario,  mi auguro che ci siano  dei correttivi ulteriori che vengono apportati all’impianto. Ho appena scritto – ha proseguito –   una lettera a tutti gli enti di controllo preposti,  a partire dal Ministero dello Sviluppo economico, affinchè facciano anche la loro  parte per verificare cosa si possa per limitare questi fenomeni. Queste cose dimostrano che l’impianto è in sicurezza,  ma a noi non basta. Le iniziative scientifiche servono proprio per poter capire se effettivamente non ci sia altro modo per garantire la sicurezza se non questa  fiaccola perché ho l’impressione che ci siano altre soluzioni tecnologiche».

Per Berliguer,  insomma, si «tratta di una lunghissima serie di eventi che, pur cagionati da cause diverse, comportano le medesime conseguenze: allarme sociale, preoccupazione per le ricadute ambientali che i fenomeni innanzi decritti potrebbero determinare, sfiducia nei confronti delle istituzioni».

La richiesta dell’assessore regionale è di «disporre, con la celerità del caso, ogni utile accertamento presso il Centro Oli di Viggiano al fine di meglio chiarire le cause degli eventi citati ed individuare tutte le risposte utili ad evitare in futuro il ripetersi di fenomeni analoghi, anche in relazione alla messa in esercizio della quinta linea».  

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE