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Industria lucana 
 Fiat chiede 24 mesi di cassa integrazione straordinaria per ristrutturazione
 Melfi chiude Marchionne:  «E’ normale»
 Allarme Fiom: «Nessuna certezza di investimenti nel 2014»L’Ad: «Per produrre nuove auto occorre  fare i lavori»
di MARIATERESA LABANCA
MELFI – Il rilancio dello stabilimento Fiat di Melfi non sarà affatto indolore.  Non per i 5.500 lavoratori della fabbrica di San Nicola – a cui vanno aggiunti gli altrettanti colleghi dell’indotto –  a cui ieri l’azienda ha annunciato che la cassa integrazione per ristrutturazione durerà per ben due anni. E neppure per il tessuto economico locale che subirà il contraccolpo delle limitate capacità di spesa di oltre 10.000 famiglie. 
Che l’adeguamento degli impianti, funzionale alla produzione delle nuove auto, comportasse un ricorso agli ammortizzatori protratti nel tempo, era chiaro. Ma che ci volessero addirittura 24 mesi per mettere lo stabilimento in grado di raggiungere gli ambiziosi obiettivi fissati da Marchionne, forse non tutti l’avevano compreso. E a distanza di meno di un mese dal grande giorno della Sata nel segno del rilancio benedetto dai vertici gruppo e dal premier Monti, qualcosa vacilla nell’entusiasmo generale che aveva accompagnato gli annunci.
I timori della Fiom
Prima a lanciare l’allarme, ieri mattina, a seguito della comunicazione del management Sata alla rsa aziendale, e immediatamente ripreso da “La Repubblica”, la Fiom di Basilicata. Il sindacato ormai “fatto fuori” da tutti gli stabilimenti del gruppo torinese pone una questione su tutte: sugli investimenti Fiat, sui tempi e sui numeri, continua a esserci poca chiarezza. 
La replica da Detroit
Ma dal salone dell’auto di Detroit,  l’Ad Marchionne con poche parole respinge tutte le accuse. «Non capisco proprio qual è il problema – commenterà nel pomeriggio – Stiamo installando le due linee di produzione per costruire le nuove vetture. Continuiamo a produrre la Punto ma abbiamo bisogno di installare le due linee di produzione per fare le vetture che intendiamo commercializzare». Quella relativa alla cassa integrazione è «una richiesta standard, una procedura normale, che viene fatta per coprire i lavoratori impattati dall’installazione di nuove linee». Cosa accadrà nel frattempo? 
Investimenti e Grande Punto
Mentre verranno effettuati gli investimenti per un miliardo di euro finalizzati ad adeguare gli impianti per l’assemblamento della 500 X e di un Suv marchio Jeep, a Melfi si continuerà a produrre la Grande Punto ma su una sola linea. Gli operai lavoreranno a rotazione. Ma il numero dipenderà dalle performance di vendita dell’unica auto al momento made in Sata, che negli ultimi mesi ha subito un notevole tracollo sui mercati europei.
Nella richiesta di cassa integrazione straordinaria avanzata dall’azienda, che ora dovrà essere approvata dal ministero del Lavoro, gli ammortizzatori sociali partiranno subito: dall’11 febbraio, per una copertura assicurata fino al dicembre 2014. Nei calcoli c’è subito qualcosa che non torna: in occasione della sua visita allo stabilimento lucano l’amministratore delegato aveva prospettato una ripresa della produzione per gli inizi del 2014. Ma da Marchionne arriva l’ennesima rassicurazione: «L’obiettivo è fare rientrare tutti prima della data che è stata annunciata nella richiesta. Quelle macchine vanno prodotte: non posso farle a casa mia e poi io voglio vendere il prima possibile».
Il sindacato tra sospetti e ottimismi
Per la Uil di Basilicata, non si tratta nè di una sorpresa, nè di una contraddizione: «Sapevamo che la richiesta di cassa per ristrutturazione non sarebbe stata inferiore ai due anni. Ma questo non mette in discussione i tempi annunciati per le nuove produzioni. E’ chiaro che l’azienda ha voluto creare una sorta di paracadute che potesse garantire copertura  ai lavoratori per quanto più tempo possibile. Che del resto non passerà invano, visto che in questo lasso di tempo, oltre ad adeguare gli impianti, verrà effettuata la formazione». Nel pomeriggio la conferma ufficiale arriva da Marchionne: la produzione delle due nuove auto è assicurata per l’anno prossimo, in particolare la 500 X verrà commercializzata negli Usa nel 2014. Per fine anno entrambe saranno in produzione
 Quello a cui sono chiamati oggi gli operai di Melfi è un sacrificio necessario in vista della nuova partenza. Ma per Cgil e Fiom di Basilicata è proprio questo il nodo: Fiat annuncia la cassa per ristrutturazione ma degli investimenti non dice proprio nulla, asserisce il segretario Emanuele De Nicola. Torino – incalzano i metalmeccanici della Cgil – non precisa tempi e non parla di numeri: non dice come avverrà la rotazione e quanti lavoratori ne saranno interessati. Ma soprattutto non dà stime sulle previsioni occupazionali che deriveranno dalle nuove produzioni. Per la Fiom una city car e un mini Suv non basteranno a garantire volumi adeguati a dare lavoro a tutti. Per Airaudo, della segreteria nazionale, a Melfi, al momento, «l’unica cosa certa  è la cassa integrazione». Landini rilancia: «L’occupazione è a rischio. Un Governo degno di questo nome deve intervenire perché il Lingotto s’impegni con il Paese e i lavoratori». Il sindacato lucano chiede che almeno che non si ripeta quanto accaduto a Pomigliano. «Azienda e Regione (a quest’ultima verrà inoltrata la richiesta dell cigs per istruire la pratica ndr) assicurino la massima trasparenza nella gestione della Cigs al fine di garantire al lavoro di tutte le unità, per impedire discriminazioni e perdite salariali». Minimizza, invece, le preoccupazioni, il leader nazionale della Uil, Luigi Angeletti: «La richiesta di cassa integrazione, tra l’altro già annunciata, è la conferma che Fiat vuole investire a Melfi. Sarei stato più preoccupato se dopo gli annunci non fosse accaduto nulla». Ad accusare la Fiom di aver utilizzato l’annuncio a fini politici la Uilm di Potenza e anche il leader nazionale della Cisl, Raffaele Bonanni «solo strumentalizzazione finalizzata alla campagna elettorale». E assicura: «Vigileremo perché l’azienda mantenga gli impegni». Parla di «terrorismo psicologico», il segretario nazionale della Fismic, Roberto Di Maulo. E insieme all’Ugl  mette nuova legna al fuoco degli ottimisti: «Quella della cassa integrazione per ristrutturazione è una notizia positiva». Strumentalizzazioni a parte, resta comunque un dato: per 24 mesi, 5.500 lavoratori (senza considerare quelli dell’indotto) lavoreranno solo in per un periodo limitato, con una sensibile riduzione (di circa il 50%) in busta paga per uno stipendio mensile che non arriverà ai mille ai mille euro. Con quello che comporta in termini sociali ed economici. Per tornare ai vecchi standard – sempre che non ci siano sorprese – bisognerà attendere la fine del 2014. “Il nostro obiettivo – ha chiarito un rappresentante Fiat in serata – è far rientrare tutti”.
m.labanca@luedi.it
Si continuerà a produrre la Grande Punto ma su una sola linea. Gli operai lavoreranno a rotazione con uno stipendio ridotto di circa il 50%

MELFI – Il rilancio dello stabilimento Fiat di Melfi non sarà affatto indolore.  Non per i 5.500 lavoratori della fabbrica di San Nicola – a cui vanno aggiunti gli altrettanti colleghi dell’indotto –  a cui ieri l’azienda ha annunciato che la cassa integrazione per ristrutturazione durerà per ben due anni. E neppure per il tessuto economico locale che subirà il contraccolpo delle limitate capacità di spesa di oltre 10.000 famiglie. Che l’adeguamento degli impianti, funzionale alla produzione delle nuove auto, comportasse un ricorso agli ammortizzatori protratti nel tempo, era chiaro. Ma che ci volessero addirittura 24 mesi per mettere lo stabilimento in grado di raggiungere gli ambiziosi obiettivi fissati da Marchionne, forse non tutti l’avevano compreso. E a distanza di meno di un mese dal grande giorno della Sata nel segno del rilancio benedetto dai vertici gruppo e dal premier Monti, qualcosa vacilla nell’entusiasmo generale che aveva accompagnato gli annunci.I timori della FiomPrima a lanciare l’allarme, ieri mattina, a seguito della comunicazione del management Sata alla rsa aziendale, e immediatamente ripreso da “La Repubblica”, la Fiom di Basilicata. Il sindacato ormai “fatto fuori” da tutti gli stabilimenti del gruppo torinese pone una questione su tutte: sugli investimenti Fiat, sui tempi e sui numeri, continua a esserci poca chiarezza. La replica da DetroitMa dal salone dell’auto di Detroit,  l’Ad Marchionne con poche parole respinge tutte le accuse. «Non capisco proprio qual è il problema – commenterà nel pomeriggio – Stiamo installando le due linee di produzione per costruire le nuove vetture. Continuiamo a produrre la Punto ma abbiamo bisogno di installare le due linee di produzione per fare le vetture che intendiamo commercializzare». Quella relativa alla cassa integrazione è «una richiesta standard, una procedura normale, che viene fatta per coprire i lavoratori impattati dall’installazione di nuove linee». Cosa accadrà nel frattempo? Investimenti e Grande PuntoMentre verranno effettuati gli investimenti per un miliardo di euro finalizzati ad adeguare gli impianti per l’assemblamento della 500 X e di un Suv marchio Jeep, a Melfi si continuerà a produrre la Grande Punto ma su una sola linea. Gli operai lavoreranno a rotazione. Ma il numero dipenderà dalle performance di vendita dell’unica auto al momento made in Sata, che negli ultimi mesi ha subito un notevole tracollo sui mercati europei.Nella richiesta di cassa integrazione straordinaria avanzata dall’azienda, che ora dovrà essere approvata dal ministero del Lavoro, gli ammortizzatori sociali partiranno subito: dall’11 febbraio, per una copertura assicurata fino al dicembre 2014. Nei calcoli c’è subito qualcosa che non torna: in occasione della sua visita allo stabilimento lucano l’amministratore delegato aveva prospettato una ripresa della produzione per gli inizi del 2014. Ma da Marchionne arriva l’ennesima rassicurazione: «L’obiettivo è fare rientrare tutti prima della data che è stata annunciata nella richiesta. Quelle macchine vanno prodotte: non posso farle a casa mia e poi io voglio vendere il prima possibile».Il sindacato tra sospetti e ottimismiPer la Uil di Basilicata, non si tratta nè di una sorpresa, nè di una contraddizione: «Sapevamo che la richiesta di cassa per ristrutturazione non sarebbe stata inferiore ai due anni. Ma questo non mette in discussione i tempi annunciati per le nuove produzioni. E’ chiaro che l’azienda ha voluto creare una sorta di paracadute che potesse garantire copertura  ai lavoratori per quanto più tempo possibile. Che del resto non passerà invano, visto che in questo lasso di tempo, oltre ad adeguare gli impianti, verrà effettuata la formazione». Nel pomeriggio la conferma ufficiale arriva da Marchionne: la produzione delle due nuove auto è assicurata per l’anno prossimo, in particolare la 500 X verrà commercializzata negli Usa nel 2014. Per fine anno entrambe saranno in produzione Quello a cui sono chiamati oggi gli operai di Melfi è un sacrificio necessario in vista della nuova partenza. Ma per Cgil e Fiom di Basilicata è proprio questo il nodo: Fiat annuncia la cassa per ristrutturazione ma degli investimenti non dice proprio nulla, asserisce il segretario Emanuele De Nicola. Torino – incalzano i metalmeccanici della Cgil – non precisa tempi e non parla di numeri: non dice come avverrà la rotazione e quanti lavoratori ne saranno interessati. Ma soprattutto non dà stime sulle previsioni occupazionali che deriveranno dalle nuove produzioni. Per la Fiom una city car e un mini Suv non basteranno a garantire volumi adeguati a dare lavoro a tutti. Per Airaudo, della segreteria nazionale, a Melfi, al momento, «l’unica cosa certa  è la cassa integrazione». Landini rilancia: «L’occupazione è a rischio. Un Governo degno di questo nome deve intervenire perché il Lingotto s’impegni con il Paese e i lavoratori». Il sindacato lucano chiede che almeno che non si ripeta quanto accaduto a Pomigliano. «Azienda e Regione (a quest’ultima verrà inoltrata la richiesta dell cigs per istruire la pratica ndr) assicurino la massima trasparenza nella gestione della Cigs al fine di garantire al lavoro di tutte le unità, per impedire discriminazioni e perdite salariali». Minimizza, invece, le preoccupazioni, il leader nazionale della Uil, Luigi Angeletti: «La richiesta di cassa integrazione, tra l’altro già annunciata, è la conferma che Fiat vuole investire a Melfi. Sarei stato più preoccupato se dopo gli annunci non fosse accaduto nulla». Ad accusare la Fiom di aver utilizzato l’annuncio a fini politici la Uilm di Potenza e anche il leader nazionale della Cisl, Raffaele Bonanni «solo strumentalizzazione finalizzata alla campagna elettorale». E assicura: «Vigileremo perché l’azienda mantenga gli impegni». Parla di «terrorismo psicologico», il segretario nazionale della Fismic, Roberto Di Maulo. E insieme all’Ugl  mette nuova legna al fuoco degli ottimisti: «Quella della cassa integrazione per ristrutturazione è una notizia positiva». Strumentalizzazioni a parte, resta comunque un dato: per 24 mesi, 5.500 lavoratori (senza considerare quelli dell’indotto) lavoreranno solo in per un periodo limitato, con una sensibile riduzione (di circa il 50%) in busta paga per uno stipendio mensile che non arriverà ai mille ai mille euro. Con quello che comporta in termini sociali ed economici. Per tornare ai vecchi standard – sempre che non ci siano sorprese – bisognerà attendere la fine del 2014. “Il nostro obiettivo – ha chiarito un rappresentante Fiat in serata – è far rientrare tutti”.

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