X
<
>

Condividi:
4 minuti per la lettura

 

GUARDIAMO con attenzione a quello che succede oggi in Scozia. Il motivo principale del referendum sull’autonomia dal governo centrale di Londra è legato al petrolio del mar del Nord, dove si trova uno dei più grandi giacimenti europei.

E’ sulla redditività di questa risorsa (tra l’altro diminuita negli ultimi due anni) che il primo ministro scozzese gioca da tempo la sua battaglia secessionista.  Qualche anno fa, Salmond definì lo sfruttamento del petrolio del Mare del Nord da parte del governo britannico come «il più grande furto da quando gli spagnoli rubavano l’oro agli Incas».

Se vincerà il voto indipendentista potrebbe esserci un effetto a cascata nel resto d’Europa. In maniera pacifica, attraverso uno strumento di partecipazione democratica, un popolo sta per decidere il suo futuro. Una rivoluzione occidentale postmoderna. Sugli effetti economici della scissione gli osservatori sono divisi. Gli scozzesi ritengono che con lo sfruttamento in autonomia del petrolio diventerebbero autosufficienti. Molti ritengono di no. Residua un problema di distribuzione del debito pubblico ed è improbabile che possano essere soddisfatte esigenze come la sanità e le pensioni. Ma un punto non è in discussione: la produzione – appunto – del petrolio.

Guardiamo dunque alla Scozia che non è così lontana e cerchiamo il nostro Salmond. Può essere il nostro Folino? La decisione del parlamentare democratico di autosospendersi dal Pd è un gesto nobile, condiviso, tra l’altro, in uno slancio di solidarietà, dal suo peggior nemico del passato, Vito de Filippo. Se dovessimo analizzare quanta sincera convinzione c’è verso il tema dei conti aperti con lo Stato (che è l’oggetto della lettera a Renzi) e quanta necessità di legittimare la distinzione di un ruolo politico diremmo che le due cose si intersecano.

Il comportamento di Folino è come una forma che via via, a seconda della contingenza, si riempie di contenuti.

“Non gioco più, me ne vado”: è il titolo che il mio predecessore scelse per un editoriale scritto all’indomani delle dimissioni di Folino da assessore alle attività produttive. Eravamo alla vigilia dello scandalo Totalgate. E la coincidenza temporale fu tale da pensare che le notizie ampiamente nell’aria fossero state determinanti per spingere l’attuale parlamentare a tirarsi fuori – politicamente – da uno scenario fortemente compromissorio per la regione e per il partito.

Stavolta Folino sceglie il più sensibile degli argomenti per smarcarsi – in un sola botta – dal governo regionale, dal governo nazionale, dal suo partito. Una scelta che non è piaciuta al segretario Luongo che l’ha valutata divisiva. Lo stesso Luongo che però spinge energicamente Pittella a pressare per la modifica di alcune norme tra le quali sicuramente quella sulla valutazione d’impatto ambientale.

Speranza ha aggiunto che l’ulteriore iter parlamentare del decreto dovrà vedere tutti uniti nella revisione di esso. Non so cosa ne pensino gli altri parlamentari, a parte quelli lucani. Anche se, in sincerità, sarebbe onesto chiedersi se tutte le autorizzazioni ambientali rilasciate dalla Regione in questi anni siano al di sopra di ogni sospetto. Sarebbe interessante andare a capire chi sono stati i commissari di valutazione e quali rapporti avevano con le società richiedenti l’autorizzazione.

Ma se la credibilità della politica regionale non è altissima, la sensazione di essere depredati come gli Incas dal giovane fiorentino rimane.

Il problema che pone Folino, dunque, resta. Sarà interessante capire se il premier Renzi si degnerà di rispondere alla lettera. Certo è irritante che Renzi parli del petrolio lucano ovunque tranne che in Basilicata. Ancora più irritante che sia refrattario a qualunque tipo di cortese sollecitazione di chiarimento sulla materia. Comunica tanto e su tutto, ma quando gli conviene.

Avremo, allora, una forza simile alla Scozia che possa preoccupare Renzi come è preoccupato Cameron?  Le dimissioni di Folino se restano senza ascolto saranno servite solo a legittimarlo verso i suoi elettori. Se Pittella avrà responsabilità istituzionale, mettendo da parte le discussioni di questi giorni, dovrà essere il primo a dire a Renzi: Matteo, hai letto la posta che viene dalla Basilicata?

l.serino@luedi.it

 

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE