X
<
>

Condividi:
2 minuti per la lettura

NON è facile esprimere un pensiero traverso quando la “maggioranza chiassosa” è favorevole all’evento. Parlo ovviamente del caso “presepe vivente” nei Sassi durante le festività natalizie.
Ma lo farò nella speranza che qualcosa cambi nei prossimi anni. Il pensiero di partenza è che i Sassi non dovrebbero, davvero, più essere fondo scenografico di rappresentazioni e presepi viventi. I Sassi sono già un presepe, bastava vederli dai vari belvedere il giorno della nevicata, a cavallo di capodanno, e osservare le facce gioiose dei turisti: sembrava una scena costruita ad arte; era invece tutto naturale, tutto casuale, tutto bellissimo, tutto fortunatamente incastonato a segnare un miraggio che però fondava su un vero corpo fisico, i rioni Sassi e su un vero evento naturale, la nevicata.
Nessun trucco, nessuna regia, ma la magia che si invera, e non solo quando nevica, nel tumulto del paesaggio dei Sassi.
Quando il contesto è così forte, come lo è quello dei Sassi e del fronte murgico, ci vuole poco, veramente poco, per aggiungere quella suggestione in più che il Natale richiede.
E allora perché caricarli con rappresentazioni evocatrici, perché vestirli a maschera introducendo vestiti d’epoca come si fa sui set cinematografici?
Francesco Foschino ed altri giovani materani, nel settembre dello scorso anno, stupirono il mondo con una iniziativa semplice e naturale, accendendo nei Sassi centinaia di lumini ed evocando l’immagine del cielo stellato all’ingiù descritto da Leandro Alberti nel 1538 e che tanti altri viaggiatori hanno ripetuto guardando i Sassi abitati dal Piano.
Del resto molti nuovi abitanti dei Sassi espongono lumini la notte di Natale, ma non tutti.
Basterebbe estendere l’iniziativa, incoraggiando residenti e commercianti a tenere accesi i lumini per tutti i giorni delle festività natalizie, sulle logge, sui muretti, sui davanzali, per restituire un’immagine antica, autentica e suggestiva.
L’Amministrazione comunale potrebbe distribuire gratuitamente i lumini per tutto il tempo della festa.
Anche la musica, per soli venti giorni, può essere diffusa, nei modi più opportuni per non snaturare i Sassi tornati città, per fare compagnia ai turisti, abitanti temporanei, che spesso li vedi vagare anche di notte nel silenzio delle antiche conche e della gravina. Ho visto troppi turisti vagare la notte di Natale senza meta nei Sassi.
Sarebbe auspicabile ospitarli nelle case, come abbiamo già fatto in altre occasioni, oppure incontrarli in un spazio dei Sassi per una festa collettiva, tra pettole e tombole, ma all’insegna dell’autenticità che è poi la cifra che ci contraddistingue e che ci ha resi Capitale della Cultura.

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE