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CROTONE – Gli Spedali civili di Brescia si sono opposti al provvedimento, adottato sul finire dello scorso gennaio dal giudice del Lavoro di Crotone Maddalena Torelli, che ordinava alla struttura sanitaria di somministrare il trapianto di cellule staminali mensechimali a Helena, la bimba di cinque anni di Petronà afflitta dalla patologia Nieman Pick di tipo C, una malattia rara e degenerativa, attraverso il protocollo di Stamina, nelle modalità già operate nei confronti di altri piccoli pazienti. Gli Spedali si sono opposti eccependo che mancano i presupposti per la somministrazione delle cure poiché si tratta di «medicinali privi dell’autorizzazione alla produzione e all’immissione in commercio» e l’azienda sanitaria «non è più in grado di far fronte alle sempre più numerose richieste di terapia alle quali non può sottrarsi in presenza di ordini dei giudici». Il che, secondo gli Spedali, «impedisce di fatto» all’azienda sanitaria di «far fronte in modo adeguato alle richieste autorizzate». 

Il giudice, come si ricorderà, aveva accolto la tesi dell’avvocato Tiziano Saporito, dello staff di legali cui si sono affidati i genitori di Helena, il quale ha prodotto sentenze analoghe di altri Tribunali insistendo sul diritto costituzionale alla salute che, come tale, va garantito ad ogni essere umano, indipendentemente dalle disquisizioni di natura deontologica sull’opportunità, o meno, di cure sperimentali. Secondo i genitori, infatti, un’alternativa al calvario di Helena c’è. Anche se, allo stato, non esiste un farmaco che garantisca una guarigione, c’è una circostanza certificata dall’ospedale di Brescia che ha somministrato una cura compassionevole a un bambino afflitto dalla stessa patologia ed ha ottenuto miglioramenti significativi.
L’ARTICOLO COMPLETO SULL’EDIZIONE CARTACEA DI OGGI CON LE TESI DELLE PARTI A FIRMA DI ANTONIO ANASTASI
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