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C’è voluto un anno perchè la Procura di Bari sospendesse finalmente gli atti esecutivi a carico dell’imprenditore di Grottole, Serafino Aliani, che aveva denunciato un sospetto caso di usura, perpetrata ai suoi danni da una finanziaria barese.

Nei giorni scorsi, infatti, l’imprenditore ha ricevuto la comunicazione tanto attesa, dopo la quale è arrivata la prima convocazione nella Questura di Matera, dove l’imprenditore è stato sentito per ricostruire i fatti. L’atto della Procura costituisce un precedente importante, perchè chiaro segnale che i sospetti dell’imprenditore, rivoltosi tramite Altragricoltura al prefetto di Matera, sono più che fondati. Gli ururai hanno cambiato pelle, vestendo giacca e cravatta in sedi perfettamente legali, dove operano ai limiti tra l’estorsione e l’usura.
Il caso di Aliani è emblematico, perchè i suoi guai iniziano dieci anni fa, quando chiede un prestito di 200mila euro a una banca pugliese. Voleva rilevare un’azienda agricola di Pisticci, ma l’istituto di credito l’ha dirottato su una finanziaria, dove dopo diverse opere di ingegneria contabile, l’imprenditore si è trovato con l’acqua alla gola e decreti ingiuntivi, che rischiavano di fargli perdere l’intero patrimonio, circa 350 ettari di terreni coltivati e una villa, per un valore complessivo di 5 milioni di euro. Questa è la nuova faccia dell’usuraio, la cui attività richiede investigazioni serie e, soprattutto, professionalità di alto livello, perchè la truffa si nasconde dietro complesse alchimie contabili, finalizzate a mettere in ginocchio il debitore col solo fine di impossessarsi delle proprietà.

Un fine perseguito fin dall’inizio, attraverso una serie di azioni pseudolegali. «E’ un’operazione di ingegneria finanziaria -ha spiegato Fabbris di Altragricoltura- quindi per essere portata alla luce, richiede indagini serrate e competenti. Un lato oscuro dell’usura moderna, che noi stiamo facendo venire a galla».

a.corrado@luedi.it

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