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di PARIDE LEPORACE
A tredici giorni dall’arrivo in Regione dei carabinieri per arrestare due alti dirigenti dell’Arpab (siamo gli unici ad aver posto dubbi sull’esigenza cautelare) la politica si sveglia, gonfia il petto e annuncia con prosopopea berlusconiana che loro parlano con i fatti e ignorano chi dal primo giorno ha chiesto verità e autocoscienza per aver screditato il rapporto con il cittadino. Commissione d’inchiesta, tavolo della trasparenza, incontri con il ministro si offrono con il tono da editto del paese meglio amministrato del mondo. Si raccolgono i risultati per averli costretti a dar conto pubblicamente di quello che si farà e forse di quello che è accaduto. La sinistra governativa si riempie la bocca della Carta di Rio, il centrodestra è garante per il Protocollo di Kyoto. E che chiedete di più in Basilicata? Vada Viceconte finalmente dal ministro Prestigiacomo e le spieghi che le informazioni ricevute dai comici di Striscia non erano molte scientifiche sulle questioni del termodistruttore, ma Mingo e il socio hanno avuto il merito di essere stati gli unici ad andare dalla ministra tanta temuta dal governatore De Filippo. Anche il Marco Aurelio di Santarcangelo ha ritrovato la parola e spiega alle masse attraverso i suoi scrivani che lui non parla ma fa (facendo il verso al signore di Arcore). E allora governatore quando ha tempo e voglia spieghi ai lucani perché all’Arpab un architetto dovesse occupare la guida di un gabinetto scientifico e come mai solo in Basilicata la stessa agenzia non ha mai avuto un direttore scientifico? Non c’erano sorelle e cugini da piazzare? Apprendiamo che la polizia giudiziaria è venuta a sequestrarvi anche le carte dell’ultimo concorso sulla comunicazione tenuto in gran segreto all’Arpab nei mesi scorsi. Ha ragione Vincenzo Viti nel sostenere che dalle carte giudiziarie emerge “un mediocre spaccato”. Uno spaccato amaro. In una lunga conversazione con il sindaco di Potenza abbiamo appreso della difficoltà nel fronteggiare una situazione difficile per la città capoluogo e in cui mancano quadri istituzionali leali e sinceri. Santarsiero si ritiene certo di aver sempre operato in nome dell’interesse pubblico. Qualcosa non ha funzionato nel migliore dei modi nella gestione dell’ambiente. Ci sembra un fatto acclarato. La politica lucana non ha brillato per trasparenza e chiarezza istituzionale. Fra quattro mesi l’inchiesta su Fenice vedremo che avrà prodotto. Su Pallareta si eviti di finire alla gogna di nuovi provvedimenti giudiziari. Con la religione del dubbio noi continueremo a fare il nostro mestiere. Parole e fatti restano nella nostra sfera d’interesse.

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