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Ma che lingua parlano i gggiovani? Proprio ieri un incontro culturale nel tranquillo venerdì sera potentino chiamava un attento uditorio a una riflessione comune: quanto l’inglese sta inquinando – questo il verbo usato – la lingua italiana? E che ruolo hanno i social network in quella che i più definiscono una deriva provincialista? La risposta, o almeno una delle risposte possibili, arriva da Firenze. Qui, un liceale sedicenne dello scientifico “Federico II” di Melfi, Armando Castiglione, e Giovanni Paolicelli del classico “Orazio Flacco” di Potenza (maggiorenne proprio oggi) sono tra gli 84 “atleti dell’italiano” che partecipano alla finale delle Olimpiadi degli studenti. Domande sui versi di Alda Merini e sulla differenza tra chiasmo, paronomasia, ossimoro e litote (la sapete?) ma anche prove di scrittura creativa e spunti sulla lingua parlata. Non sono test nozionistici ma componimenti creativi (tipo una versione moderna di Giulietta e Romeo, in 200 parole), riassunti, analisi.
Castiglione, Paolicelli e tutta la loro generazione, quella dei millennial – i nati a cavallo tra XX e XXI secolo – sfatano dunque il mito, spesso alimentato da reducisti e passatisti, del “non c’è più il/la … (la parola mettetela voi) di una volta” e dimostrano che si può utilizzare correttamente e addirittura amare l’italiano continuando a flirtare con le nuove tecnologie e magari con gli odiatissimi anglicismi; odiatissimi anche dagli accademici che per nemesi sono costretti a usare sms, mail e whatsapp.
A Palazzo Vecchio, il sedicenne melfitano «racconta il fascino “della logica e delle regole dell’italiano”» a Paolo Conti, inviato del Corriere della Sera. È uno dei selezionatissimi studenti (su quasi 25mila domande, cioè 10mila in più rispetto al 2014) che animano la V edizione dell’evento promosso dal Miur e rivolto alle superiori: Armando ha superato la “concorrenza” di 10.615 studenti di licei scientifici, ed è un esempio plastico – tanto che il Corsera lo mette anche tra le 4 foto in pagina nell’edizione di oggi del quotidiano – di una felice anomalia che vede un ritorno alla parola scritta nelle scuole “tecniche” rispetto a classici (5.500) e linguistici (2.500). Giovanni dice di amare l’italiano «perché ha regole precise e insieme tante eccezioni. Libro preferito? “Il fu Mattia Pascal”, splendida la ricerca di una nuova identità». E che importa se è su digitale o su carta, questione di gusti, tanto più nella regione ultima per acquisti di libri ma prima per acquisti di ebook.
I 10 vincitori delle Olimpiadi dell’italiano saranno proclamati oggi: in palio libri, soggiorni di studio e stage in città europee. In bocca al lupo, Armando e Giovanni. 

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