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PER tutti ha una parola. Stringe mani, dispensa sorrisi e i bambini che gli si avvicinano per salutarlo, se li abbraccia come farebbe il più affettuoso dei papá. Oscar Maradiaga, cardinale di Santa Romana Chiesa e tra i più stretti collaboratori di Papa Francesco, rompe quel protocollo che vuole le “eminenze” tutte rosso porpora e saluti distanti. Lo sa bene don Ferdinando Castriotti, sacerdote “fidei donum” che lo ha conosciuto in Honduras (patria di Maradiaga) nei suoi anni di missione nel paese centramericano. Un rapporto nato e consolidato nel servizio ai poveri che nel tempo è diventata una grande amicizia. Nei giorni scorsi, proprio invitato da don Ferdinando, il prelato è venuto in Basilicata. Una visita fugace, ma ricca di significato e che potrebbe spalancare le porte a una visita di Papa Francesco. Il cardinale, infatti, il prossimo aprile consegnerá nelle mani del Pontefice una lettera scritta da Marcello Pittella in cui il governatore, a nome del popolo lucano, invita ufficialmente Santo Padre a visitare la Regione. Il Presidente della giunta regionale e il prelato si sono incontrati lunedì sera nel convento di Santa Maria a Potenza. I due hanno cenato insieme ai frati e ad alcuni amici. Dal colloquio è scaturita l’idea del governatore di scrivere una missiva e farla arrivare al Papa. Anche i vescovi lucani, per il tramite di monsignor Gianfranco Todisco (amico di vecchia data di Maradiaga), hanno chiesto al cardinale di farsi portavoce dell’istanza. Una richiesta, lo ricordiamo, che monsignor Agostino Superbo fece a Papa Francesco già qualche mese fa, in occasione di un incontro che si tenne a Roma. Maradiaga ha accettato di buon grado di fare da ambasciatore per i “colori” lucani. Lo si capisce dalle parole che decide di scambiare con noi. Dalla Basilicata, al futuro della Chiesa, dalla riforma della curia romana a Papa Francesco; l’arcivescovo di Tegucigalpa non si è risparmiato rispondendo di buon grado a tutte le domande.

Eminenza le piace la Basilicata? Che impressione ha avuto della nostra regione?

«Sono già stato qualche anno fa, invitato da padre Gianfranco (il vescovo di Melfi Todisco ndr)ma questa volta ho potuto conoscere da più vicino la gente. Un popolo che mi ricorda quello dell’Honduras. Gente buona, di grande fede. Mi sono sentito a casa».

Oggigiorno si sente parlare di crisi spirituale. Di una crisi che sta attraversando anche la Chiesa dal suo interno. Ricordo il dibattito sull’omosessualità o sui divorziati risposati…

«Non c’è crescita senza crisi. Qual è la crisi più importante che incontra nel suo cammino l’uomo? L’adolescenza. Senza di essa saremmo dei bambini eterni. Per essere adulti, anche nella fede, dobbiamo necessariamente passare per questa fase. Noi non siamo statue di sale o dinosauri. Siamo esseri viventi che dobbiamo rispondere ai tempi che viviamo. Il Santo Padre ci sta ricordando dei principi molto importanti. Non è più tempo che la Chiesa viva tra le pareti di una canonica. Deve uscire. Deve andare nelle periferie ad annunciare il Cristo. C’è tantissima gente che lo vorrebbe conoscere. Ma nessuno glie lo ha annunziato. La Chiesa deve essere missionaria»

Una missione che guarda soprattutto i poveri…

«Certamente. Il Papa lo ha detto chiare lettere: una Chiesa povera per i poveri!»

Parliamo di questioni “interne” alla Chiesa. Lei fa parte del cosiddetto C9, il consiglio dei cardinali che aiuterà il pontefice a riformare la curia romana. Eminenza è così complicato rinnovarla?

«Il rinnovamento non è di strutture, ma di persone. Se siamo persone che vogliono seguire il Vangelo dobbiamo convertirci. La conversione è indispensabile se vogliamo un “rinnovamento” della Chiesa».

Visto che si sente “a casa”, cosa sentirebbe di dire al popolo lucano?

«Non rimanere soltanto nel solco della tradizione, che è una cosa buona. Ma dobbiamo “portare” questo tesoro che abbiamo ricevuto, agli altri. Se restiamo chiusi, questo “tesoro” rimane un freddo pezzo da museo. In Basilicata scorgo una grande fede. Per questo dico che va trasmessa. La fede, per noi, è come la torcia olimpica che ogni atleta si passa l’un l’altro. Le nuove generazioni devono cogliere questa sfida. Devono essere coraggiosi come i loro antenati che hanno portato questa torcia “brillante” sfidanto tutto e tutti. Questa è la missione e questo sento di dire al popolo lucano».

Eminenza parlerà della nostra terra al Santo Padre?

«Certamente. Vi porto nel cuore».

g.rosa@luedi.it

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