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VIBO VALENTIA – La sentenza del Tribunale collegiale presieduto dal giudice Vincenza Papagno (a latere Grazia Maria Monaco e Giovanna Taricco) è arrivata qualche minuto dopo la mezzanotte. Ed è un verdetto che sul vincolo associativo riprende quello emesso nei mesi scorsi dal gup distrettuale di Catanzaro: il riconoscimento, seppur in primo grado, dell’esistenza del clan Tripodi, il sodalizio più imprenditoriale del Vibonese, quello che, secondo le contestazioni del pm della Dda Pierpaolo Bruni – che aveva chiesto sette condanne per 46 anni di carcere e un’assoluzione – ha agganci con fette del mondo dell’imprenditoria fino ad insinuarsi tra i poteri politici e quelli massonici. 

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Il verdetto del giudici è di 23 anni e sei mesi di reclusione per cinque condanne e tre assoluzioni, accogliendo in buona parte le richieste della pubblica accusa.
Il Tribunale ha, quindi, ritenuto colpevoli Francesco Comerci (9 anni e 14mila euro di multa), Daniele Marturano (5 anni e 9.000 euro di multa), Cristian Sicari (4 anni), Roberto La Gamba (2 anni e 6 mesi), Giovanni Aracri (3 anni); assolto perché il fatto non sussiste Antonio Chiarella; così come per Raffaele Acanfora, mentre per Orazio Mantino l’assoluzione è per non aver commesso il fatto. Comerci e Marturano, tra l’altro, sono stati condannati al risarcimento di 50mila euro a testa nei confronti della parte civile Franco Famigliuolo (assistito all’avvocato De Luca) e per entrambi è stata esclusa l’aggravante delle modalità mafiose ma con il riconoscimento della continuazione del reato. Assoluzione infine per Comerci relativamente ad un altro capo di imputazione con atti trasmessi al pm per la rimodulazione dell’accusa.

L’OPERAZIONE “LIBRA” CONTRO LA COSCA VIBONESE

Gli imputati condannati dovranno risarcire i danni a Comune e Provincia di Vibo Valentia, parti civili nel processo. L’operazione “Libra” era scattata nel maggio 2013 ed altri imputati del clan sono già stati condannati in altro processo celebrato con rito abbreviato.

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