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di LUCIANO CONTE
“Lo stupro e le altre forme di violenza sessuale contro le donne devono essere riconosciuti come crimini in tutti i paesi dell’Ue”: è quanto prevede una risoluzione del Parlamento europeo che chiede nuove proposte legislative per combattere qualsiasi tipo di violenza, anche in considerazione del fatto che lo stupro in diversi stati membri non è trattato come un reato di Stato. Infatti la protezione contro la violenza maschile garantita alle donne non è omogenea nell’Unione europea a causa della diversità di politiche e legislazioni vigenti, per cui si rende necessario sottolineare come tutti gli Stati membri dovrebbero riconoscere come reati la violenza sessuale e lo stupro a danno di donne, in particolare all’interno del matrimonio e di relazioni intime non ufficializzate e/o se commessi da parenti maschi, garantendo che tali reati siano perseguiti d’ufficio e respingendo la tesi secondo cui le pratiche culturali, tradizionali e religiose siano circostanze attenuanti in casi di violenza, compresi i cosiddetti “delitti d’onore” e le mutilazioni genitali femminili. Una direttiva forte e condivisibile, se si considera che il 20-25% delle donne in Europa ha subito atti di violenza fisica, almeno una volta nella loro vita adulta e più di un decimo ha subito violenza sessuale anche subendo l’uso della forza. Tuttavia l’efficacia della risoluzione sarebbe monca se non si accompagnasse alla condanna anche dello “stalking” che dovrebbe essere considerato come una forma di violenza ed essere oggetto di norme in tutti gli Stati membri. Anche se le donne sono sempre vittime di violenza, la risoluzione sottolinea che bisogna “smetterla di vederle come semplici vittime, perché spesso si tratta di donne forti le quali, con un sostegno efficiente da parte della società, sono in grado di costruirsi una vita nuova e migliore per se stesse e per i loro figli”. Che il Parlamento europeo abbia deciso che la violenza contro le donne sia una priorità per l’Unione è un atto di grande efficacia e culturalmente e civilmente avanzato, ma si attendono proposte concrete da parte della Commissione per una strategia e un piano d’azione per rendere effettive le norme che tutelino il diritto delle donne in una società prevalentemente maschilista. L’Europa non può non garantire, per questa tutela, assistenza legale e aiutare le vittime, prevenendo lo sfruttamento, per cui l’Unione e i suoi Stati membri dovrebbero predisporre un quadro giuridico che accordi anche alle donne migranti il diritto di custodire personalmente il proprio passaporto e il proprio permesso di soggiorno e che consenta loro di ritenere penalmente responsabile chiunque s’impadronisca di tali documenti. Per il Parlamento europeo, infine, occorre predisporre “standard minimi per assicurare che le vittime della violenza possano beneficiare del parere di un medico legale e dell’accesso al patrocinio che consenta loro di far valere i propri diritti in tutta l’Unione”, sollecitando agli Stati membri a “fornire una dimora sicura e strutture di assistenza ogni 10.000 abitanti per le donne vittime di violenza”, con un forte richiamo alla solidarietà e all’impegno di assicurare una parità di trattamento, che qualifica la civiltà di una nazione e riconosce il ruolo fondamentale della donna nella società post-maschilista e post-moderna.

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