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di ANTONIO ANASTASI
E adesso con chi ce la prendiamo? Il servizio delle Iene sull’abusivismo edilizio a Isola Capo Rizzuto, andato in onda ieri in prima serata e visto da milioni di italiani, ha messo a nudo una drammatica realtà e un atteggiamento mentale che non aiuta affatto. «Perché non ci hanno fermati?», ha detto uno degli intervistati più miti. Qualcun altro, invece, ha pensato di inseguire e picchiare gli inviati. Dell’aggressione nella località Capo Rizzuto, risalente all’agosto scorso, avevamo già riferito, sulla scorta di alcune testimonianze. Ma vedere andare in scena le fasi concitate del movimentato episodio, sapendo che la stessa scena si materializzava davanti agli occhi di milioni di italiani, fa tutto un altro effetto. Un colpo devastante all’immagine della Calabria. Peggio, forse, sempre a livello di immagine, degli agguati a colpi di bazooka, di cui Isola è già stata teatro diretta. «Perché non ci hanno fermati?» è una domanda che contiene in sé il suo contrario. Perché, se si sapeva di edificare in maniera caotica e selvaggia, c’era bisogno di qualcuno che ce lo impedisse coattivamente? Non esiste un limite che l’individuo deve darsi? Perché bisogna attribuire a tutti i costi ad altro, all’ambiente, al contesto, al “così fan tutti”, le responsabilità dello sviluppo edilizio disordinato che deturpa paesaggi che sono un incanto? Il risultato è sotto gli occhi di tutti. A Isola, in particolare, condoni esclusi, sono circa 500 le ordinanze di demolizione ancora da eseguire. Una vicenda di cui il Quotidiano si è occupato. Perché uno degli intervistati dalle Iene, il dirigente dell’ufficio Urbanistica del Comune, Agostino Biondi, si è dimesso dall’incarico in polemica con l’amministrazione comunale per il mancato supporto da parte dei vigili urbani. «Mi hanno lasciato solo su una polveriera», denunciava. Ma non si fece attendere la replica del sindaco, Carla Girasole, che a sua volta rinfacciava al funzionario corresponsabilità nella mancata esecuzione delle ordinanze perché Biondi in quell’ufficio lavora da 30 anni e l’abusivismo non è nato ieri. Non è questa la sede per stabilire chi abbia ragione nella querelle. Il problema, oggi, è anche di tipo empirico. Tra quei 500 manufatti da demolire c’è anche un supermercato. E finora l’unico abbattimento è stato fatto perché la situazione fu presa in mano dal prefetto di Crotone, Vincenzo Panico: una demolizione simbolo perché si trattava del manufatto, costruito in piena riserva marina, appartenuto a due persone che nel luglio scorso sono state condannate per tentata estorsione a un medico e che sono sospettate di aver dato a fuoco le auto del sindaco, del vicesindaco, Anselmo Rizzo, e dello stesso Biondi nel luglio dello scorso anno. Una sequela di incendi nel giro di tre giorni che fece ripiombare Isola nell’incubo. Gli stessi incendi di cui parlavano ieri le Iene – nell’ambito del servizio sono stati intervistati anche Biondi e la Girasole – davanti a milioni di italiani. E adesso chi va a chiedere agli imputati condannati il risarcimento delle spese sostenute dal Comune per l’unica demolizione avvenuta sotto scorta? Servirà una scorta anche per gli esattori? A meno che non si voglia andare fino in fondo, è impensabile che la questione possa essere affrontata in perfetta solitudine dall’ufficio Urbanistica che conta quattro dipendenti in organico. Così come è impensabile lasciare da sola il sindaco alle prese con 500 provvedimenti da eseguire, compreso quello che riguarda il supermercato in pieno centro cittadino. Altrimenti gli isolitani e i calabresi continueranno a dire: «Perché nessuno ci ha fermati?».

0033cc]3|11]https://www.video.mediaset.it/video/iene/puntata/250307/trincia-case-abusive.htmlGuarda il Video delle “Iene” della puntata del 05/10/2011

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