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di FRANCA FORTUNATO
IL 13 febbraio le donne, rispondendo all’appello “Se non ora, quando”, scenderanno in tutte le piazze italiane per manifestare in difesa della dignità delle donne, calpestata e vilipesa da un uomo di più di settant’anni, che si serve del suo potere economico e politico per comprare tutto e tutti, compreso il corpo delle donne. Comprendo e condivido, e non da ora, l’indignazione di chi scenderà in piazza, e pur tuttavia, considero la manifestazione politicamente sbagliata e cercherò di dire il perché. Davvero – come sostengono le organizzatrici e come molte e molti scrivono sui blog – il “caso Ruby” o il “Berlusconi – gate”, come lo si voglia chiamare, ha al centro la dignità delle donne? Non bisogna dimenticare che tutto ha avuto inizio dalla denuncia di una donna, Veronica Lario, che ha parlato in nome della sua dignità e delle sue figlie. Altre donne hanno parlato, come la D’Addario, così come molte testimoni dei festini di Arcore, che hanno reso possibile l’inchiesta portata avanti da un’altra donna, la Boccassini. La stessa Rosi Bindi in diretta televisiva ha saputo difendere la sua dignità e quella di ogni donna. Molte, e anch’io, le hanno sostenute. Dunque, le donne non hanno bisogno della piazza per affermare e difendere la propria dignità, lo fanno ogni giorno e in ogni luogo. L’aver messo al centro la dignità delle donne è un errore politico, perché rimuove la vera questione politica che Berlusconi pone con il suo comportamento, cioè la sessualità e l’immaginario maschile che stanno alla base della domanda di prostituzione, sia essa sulle strade o ad Arcore. Potere, denaro e desiderio sono al centro della domanda di prostituzione. Ed è su questo intreccio che gli uomini dovrebbero riflettere collettivamente, come hanno fatto alcuni, pochi, prendendo coscienza della propria dignità, offesa e vilipesa da Silvio Berlusconi. E’ un errore politico aver messo al centro le donne come vittime del sultano, perché questo ci riporta indietro e così gli uomini sono pronti a scendere in piazza per difendere la dignità delle figlie, delle mogli e delle sorelle. Se manifestazione ci doveva essere, doveva essere degli uomini in difesa della loro dignità contro un modello, quello berlusconiano, di una sessualità maschile misera, violenta e arrogante. Lo slogan “Se non ora, quando” doveva essere degli uomini, in difesa della loro dignità, non delle donne che in ogni luogo hanno sempre parlato e sanno come difendere la dignità propria e delle altre. Ed invece, tranne pochi, nessun uomo dice che scenderà in piazza per la sua dignità ma per quella delle donne e prima di tutto delle “sue” donne. Questo ci riporta al patriarcato. Le donne, che governano questo paese, avrebbero dovuto ascoltare l’appello di Giulia Buongiorno: «Se credono, gli uomini continuino pure ad ammirare e a sostenere Silvio Berlusconi; le donne, per favore, no». Sarebbe stato da parte loro un gesto di signoria, ma nessuna ministra l’ha fatto, anzi erano pronte anche loro a scendere in piazza, ma per difendere il capo, salvo poi a fare marcia indietro, per suo ordine. Gli uomini di governo, da parte loro, sin dall’inizio, non hanno dimostrato alcuna decenza, hanno difeso il sultano, per difendere se stessi e il loro potere, in quanto uomini. Sono gli stessi che, senza alcuna dignità, hanno respinto, con l’ennesima maggioranza risicata, la richiesta della Procura di Milano. In questi giorni le organizzatrici della manifestazione ripetono che non è contro altre donne, ma di fatto lo è già. Basta pensare che le donne, coinvolte nei festini di Arcore, sono state invitate ad andarsene dai loro appartamenti di via Olgettina perché rappresentavano un danno al “decoro” del condominio; Ruby è stata fischiata e ingiuriata in una discoteca, mentre il “puttaniere”, “sputtanato”, se ne sta al suo posto e se ne va in giro per l’Europa a rappresentare l’Italia. Roba indecente, vecchia, roba da patriarcato. Anche in chi vende il proprio corpo c’è dignità, e anche questa va difesa. Quelle ragazze andavano e vanno difese, non stigmatizzate, se non si vuole cadere nel moralismo o, peggio, nella misoginia come la ragazzina del Pdl che, nel plauso generale, sta raccogliendo firme per mandare via dal consiglio regionale lombardo la Minetti. La scissione di Berlusconi – come scrive uno dei pochi uomini indignati per sé, Stefano Ciccone – del “buon padre di famiglia” nelle biografie recapitate a casa degli italiani e il “puttaniere” di notte è lo specchio della scissione vissuta da nove milioni di uomini italiani, scissione tra una sessualità giocata al buio perché inconfessabile e una nobilitata dall’amore coniugale e dalla finalità procreativa. Roba ipocrita, vecchia, roba da patriarcato. E’ un ritorno indietro aderire all’appello della manifestazione come casalinghe, scrittrici, insegnanti, attrici, giornaliste, quasi a voler sottolineare l’appartenenza a categorie oneste e buone contro altre non oneste e cattive. Come mai tanti uomini di sinistra si precipitano a scendere in piazza per difendere la dignità delle donne senza interrogarsi sulla loro? Questo li rende sospetti di voler usare le ragazze di Arcore per mandare via Berlusconi, cosa che a me non dispiacerebbe, anzi, ma non strumentalizzando le donne.

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