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di MASSIMO GIOVANE
Caro direttore, nel Giorno della memoria noi calabresi facciamo riferimento soprattutto al Campo di concentramento di Ferramonti, alle migliaia di ebrei e di oppositori al nazismo e al fascismo, provenienti da ogni parte d’Europa, che sono stati costretti a vivere in questo lager nei pressi di Tarsia (Cs). Alla fine degli anni ’70 ho letto un bellissimo libro – “Prigioniero in Italia” Edizioni Longanesi – di un illustre internato, Evanghelos Averoff Tossizza, che è stato ministro degli Interni del governo greco nel dopoguerra. Vorrei, inoltre, segnalare tre figure importanti, legate a Cosenza e alla Calabria, che secondo me sono degne di riconoscente attenzione in questo giorno. Le sarei veramente grato se il suo giornale volesse dedicare loro un ricordo sulla base dei sintetici appunti che riporto qui di seguito. Mario Martire, nato a Cosenza il 10 luglio 1919, morto a Mauthausen il 17 febbraio 1945. Mario Martire, cui è dedicato il ponte che a Cosenza unisce la città nuova con il centro storico, è stato un ufficiale pilota che si è distinto in varie campagne militari (Etiopia, Spagna, Grecia, etc.), dimostrando grande abilità di aviatore. Il 9 settembre 1943 il capitano pilota, medaglia d’argento al valore, è stato sorpreso all’aeroporto di Cameri (No). Ufficiali e avieri, privi di carburante, si sono difesi dai tedeschi con le mitragliatrici di bordo fino a quando, soverchiati di numero, si sono dispersi in piccoli gruppi. Martire ha raggiunto nel Veneto la formazione partigiana organizzata dal generale Armellini. Catturato il 16 giugno 1944, è stato deportato a Mauthausen e poi a Gusen dove è morto di fame e di stenti il 17 febbraio 1945. Lo stesso giorno è stato passato per il forno crematorio. Toccante è la sua ultima lettera, del 30 aprile 1944, ai familiari che così si conclude: “”… L’ultima lettera che mi assicura della vostra salute è del 3 settembre. Quasi subito non avete avuto più tedeschi; e, quindi, non sono preoccupato per la vostra sorte. Il desiderio di riabbracciare la mamma e voi tutti mi ha, però, sempre perseguitato e rimarrà unico sconforto in tanto impeto di passione. Vostro Mario.”” Angelo de Fiore, nato a Rota Greca (Cs) il 19 luglio 1895, morto a Roma il 18 febbraio 1969. Angelo De Fiore è riconosciuto “Giusto tra le Nazioni”. Nel Giardino dei Giusti a Gerusalemme un albero è indicato con il suo nome assieme ad altre migliaia di persone di ogni nazione, e tra di essi circa 500 italiani, che negli anni dell’Olocausto hanno salvato la vita almeno a un ebreo. De Fiore è paragonabile a un altro grande e silenzioso italiano, Giorgio Perlasca. È stato vicequestore a Roma durante l’occupazione tedesca. In tale qualità è riuscito a salvare la vita di oltre 350 ebrei che, diversamente, sarebbero finiti nei campi di sterminio. In che modo De Fiore salvò tante vite umane? Facendo finta di non capire le disposizioni che dettavano le autorità tedesche e fasciste e, soprattutto, creando confusione nelle carte della questura romana. Vittorio Staccione, nato a Torino il 9 aprile 1904, morto a Mauthausen il 16 marzo 1945. Vittorio Staccione è stato un calciatore del Cosenza negli anni 1931-1934. Con la maglia rosso-blu ha giocato 77 partite. Era una buona mezzala che ha giocato anche in serie A con il Torino e la Fiorentina. Antifascista, con il fratello Francesco ha rifiutato di aderire alla Repubblica Sociale Italiana e ha fatto attività partigiana dopo l’8 settembre, soprattutto in Piemonte. Arrestato assieme al fratello il 13 marzo 1944, è stato internato nel campo di concentramento di Mauthausen dove è morto di cancrena per una brutta ferita a una gamba il 16 marzo 1945.

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