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Anche quest’anno, come Radicali del Partito Radicale Nonviolento Transnazionale e Transpartito e come Radicali Italiani, abbiamo deciso di essere presenti all’inaugurazione dell’anno giudiziario per poter dialogare e confrontarci con le istituzioni che hanno la responsabilità di occuparsi di giustizia.

Interverremo avendo ben presente ciò che da sempre ispira il nostro agire, ciò che è scritto a chiare lettere nel preambolo al nostro Statuto: “Il Partito Radicale proclama il dovere alla disobbedienza, alla non-collaborazione, alla obiezione di coscienza, alle supreme forme di lotta nonviolenta per la difesa, con la vita, della vita, del diritto, della legge. Richiama se stesso, ed ogni persona che voglia sperare nella vita e nella pace, nella giustizia e nella libertà, allo stretto rispetto, all’attiva difesa di due leggi fondamentali quali: La Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e la Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo nonché delle Costituzioni degli Stati che rispettino i principi contenuti nelle due carte; al rifiuto dell’obbedienza e del riconoscimento di legittimità, invece, per chiunque le violi, chiunque non le applichi, chiunque le riduca a verbose dichiarazioni meramente ordinatorie, cioè a non-leggi”.

Interverremo per ricordare a noi stessi e a tutti che la questione giustizia è una delle più grandi e irrisolte questioni sociali di una democrazia fattasi “democrazia reale”. Interverremo per ricordare a noi stessi e a tutti che la bancarotta della giustizia continua a gravare come un macigno sulla vita economica e sociale del nostro Paese. Interverremo per dire, una volta di più, con Marco Pannella che occorre interrompere la flagranza di reato contro i diritti umani e la Costituzione repubblicana. Interverremo per ricordare che da oltre 25 anni la non ragionevole dei processi è all’origine di continue e ripetute condanne da parte della Corte europea dei diritti dell’uomo per violazione del diritto ad un giusto processo. Condanne che hanno comportato e comportano, ma soprattutto comporteranno, un danno erariale, che per le sue dimensioni costituisce una vera e propria ipoteca sul futuro del Paese. Condanne alle quali la Repubblica italiana ha storicamente risposto prendendo impegni poi non mantenuti, esibendo proposte di legge mai adottate, adottando misure presentate come risolutive ma che hanno aggravato la situazione, allungando ulteriormente la durata dei processi e causando la proliferazione dei ricorsi alla CEDU che, per questo motivo, è stata costretta ad introdurre misure restrittive all’accesso. Interverremo per ricordare che il Presidente della Repubblica emerito, Giorgio Napolitano, durante il suo mandato ha inviato un solo messaggio alle Camere nelle forme previste dalla Costituzione. In quel messaggio dell’ottobre 2013, che è stato di fatto ignorato dal Parlamento, si ricordava tra l’altro che “è fatto obbligo per i poteri dello Stato, ciascuno nel rigoroso rispetto delle proprie attribuzioni, di adoperarsi affinché gli effetti normativi lesivi della Convenzione europea dei diritti dell’Uomo cessino”. Interverremo per dire che con l’ultima legge di stabilità, non potendo incentivare la produttività dei giudici, si è proceduto ad un aumento simbolico della pianta organica dei magistrati e ad introdurre misure per scoraggiare l’accesso alle richieste dei danni per l’eccessiva durata dei processi e incentivare la rinuncia per chi ha in corso un contenzioso. Interverremo per ribadire che nelle condizioni in cui ci troviamo un provvedimento di amnistia, che è soprattutto di amnistia per questa nostra Repubblica incapace di rispettare il suo stesso dettato costituzionale, costituisce di per sé la prima, vera, grande riforma della giustizia. Una riforma che dovrà essere accompagnata da misure – da adottare in tempi certi – atte a rimuovere le cause all’origine delle violazioni alla Convenzione europea dei diritti dell’uomo, perché – come ha sottolineato lo stesso Comitato dei 47 ministri degli esteri dei paesi che compongono il Consiglio d’Europa – i ritardi eccessivi nell’amministrazione della giustizia costituiscono un pericolo grave per il rispetto dello Stato di diritto.

* Tesoriere del Partito Radicale e segretario di Radicali Lucani

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