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di FRANCESCO TALARICO
La discussione ampia e qualificata, pur nella differenza delle posizioni, che
si è aperta recentemente sul “Quotidiano” dopo la pubblicazione di un libro di Giorgio Bocca, che ripresenta tesi già conosciute del giornalista piemontese, ripropone, se non altro, una questione antica e purtroppo ancora attuale per la nostra Calabria. Quella dello sguardo degli altri su questa regione, di quella visione spesso alimentata da pregiudizi, stereotipi e luoghi comuni, su com’è la Calabria, su come sono i calabresi, sulla presunta loro diversità, rispetto agli italiani di altre regioni. Storicamente, noi calabresi, subiamo con rassegnazione le critiche, come se dovessimo espiare colpe e peccati particolari rispetto agli altri. A volte succede che ci indigniamo, come si indigna chi ha coscienza e consapevolezza di non essere compreso. Rassegnazione e indignazione non cancellano però realtà amare, da cui bisognerebbe liberarsi, e il più in fretta possibile, con una prova di maturità collettiva, della società calabrese e della politica, per poter progettare serenamente il nostro futuro. In questo senso, l’impegno prioritario riguarda la lotta alla mafia e alla sua pervasività, in settori fondamentali come la stessa politica, l’economia, la pubblica amministrazione. In questa lotta, non ci possono essere divisioni, steccati ideologici, differenze culturali. In questa azione la Calabria intera, in tutte le sue espressioni, istituzionali, sociali e civili, deve sentirsi schierata a fianco della magistratura e delle forze dell’ordine, impegnate con successi straordinari su un fronte difficile e rischioso. Questa legislatura regionale è quella da dove dovranno giungere giorno dopo giorno segnali sempre più forti in direzione di mutamenti di comportamenti e costumi hanno sempre rappresentato un freno all’ingresso nella modernità di questa nostra terra. I molti ritardi di questa regione, sono frutto di una navigazione a vista fatta in passato e della debolezza di una politica contaminata da conflittualità, municipalismi, visioni particolaristiche. Tornando a quello sguardo degli altri, che spesso ci disturba e ci pone in condizioni psicologiche di marginalità, dobbiamo dire che la soluzione deve essere di avere uno sguardo nostro sulla Calabria, una visione concorde del nostro essere e dei nostri problemi. Se solo riuscissimo a immaginare che le differenze culturali, di tradizioni, di vicende storiche, possono diventare ricchezza se messe insieme, se sommate l’una all’altra, scioglieremmo uno dei nodi più resistenti di questa regione, sveleremmo l’enigma del “perché la Calabria è così”, come ci dice lo sguardo degli altri. Questa è la legislatura, che ha poco più di un anno di vita, in cui bisogna provarci a ricercare le ragioni e le “convenienze” dell’unità tra i calabresi. A quarant’anni dall’istituzione delle Regioni, nella ricorrenza dei 150 anni dell’Unità d’Italia, occorre superare le lacerazioni prodotte dal difficile processo di nascita della Regione Calabria. C’è un passato, anche doloroso di forte conflitto e di divisioni, che però ormai appartiene alla storia e non ha più ragione d’essere. Il futuro della Calabria ha bisogno di tutti e di tutto, fuorché di divisioni, di conflitti, di polemiche, di rigurgiti municipalistici, di localismi esasperanti. La Calabria non si salva se non si sta insieme. Insieme, anche per difendersi dallo sguardo degli altri, per spiegarsi meglio, per farsi capire. Per nessuno è stato mai facile spiegare e capire questa regione. Corrado Alvaro, scrittore calabrese di dignità e dimensioni europee, ma molto radicato nella mentalità e nella cultura dei suoi corregionali, cominciò una sua famosa conferenza sulla Calabria con la frase “mi fu sempre difficile spiegare la mia regione”. Eppure è proprio Alvaro ad aver scritto le cose che meglio spiegano la nostra regione. Molti grandi scrittori e giornalisti del passato e del presente hanno rinunciato a capire la Calabria e hanno cercato la via più facile della critica, a volte feroce e offensiva. Spesso, oggi, si parla del successo di molti calabresi, all’estero e in Italia. Successo di uomini e donne calabresi nelle pubbliche amministrazioni, nella ricerca, nelle attività scientifiche e nelle professioni mediche e questa è una risposta alle critiche gratuite, ai giudizi frettolose che si fanno sul “come sono i calabresi”. Ma il volto vero, non dimentichiamolo, della Calabria, è scolpito in quelle facce indurite dalla fatica e in quelle braccia che hanno contribuito, in maniera determinante, a fare dell’Italia uno dei primi paesi industriali nel mondo. E’ scolpito nei volti dei calabresi che hanno dovuto allontanarsi da affetti e luoghi dove affondavano le loro radici, per andare a cercare pane e lavoro. Pensando a loro, al loro esempio, al loro sacrificio, alla loro vita di relazioni solidali fuori dalla loro terra, dobbiamo noi oggi saper lanciare un forte messaggio di riconciliazione nella Calabria, che poi si estenda dalla Calabria verso tutto il paese, che rappresenti una risposta matura e responsabile agli egoistici messaggi che reclamano secessione e altre cose del genere. Il consiglio regionale si muoverà in direzione di questa forte esigenza di riconciliazione nella Calabria e tra i calabresi, che è alla base di qualsiasi progetto per il futuro. Il prossimo arrivo a Lamezia, in ottobre, di Papa Benedetto XVI, sarà il momento giusto, per laici e cattolici, del ritrovarsi di tutta la Calabria, in un forte progetto di riconciliazione, di unità e di rinascita. Anche nel ricordo del viaggio in Calabria del suo augusto predecessore, Giovanni Paolo II, che capì la Calabria come nessun altro, amandola e ascoltandola.
*presidente del Consiglio
regionale della Calabria

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