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Occhiuto vuole partire dalla vocazione culturale. Spazio anche alla mobilità e alle grandi opere. A circa due mesi dall’insediamento abbiamo incontrato il sindaco di Cosenza Mario Occhiuto per fare un primo bilancio della sua amministrazione e discutere dei progetti futuri per la città.

Sindaco, quali sono le questioni nodali da cui è partito e quali, a suo avviso, le emergenze della città?
«Le emergenze sono a trecentosessanta gradi. Riguardano il ciclo dei rifiuti, la pulizia, i servizi minimi più in generale. Al momento del mio insediamento c’era anche la stagione di spettacoli estiva alle porte, tutta da organizzare. Tra le prime cose che ho affrontato, senza dubbio la situazione delle famiglie rom accampate sul fiume. In città poi abbiamo dato il via ad interventi per il ripristino del decoro urbano. Penso alle fontane, alle ville, all’utilizzo dei forestali per la pulizia dei fiumi, all’avvio delle cooperative sui lavori di manutenzione. Accanto alla risoluzione dei problemi contingenti, stiamo portando avanti programmi strutturali sulle opere pubbliche, come piazza Bilotti o il recupero del centro storico partendo da una serie di eventi e attività culturali, iniziate ora e che riprenderanno in autunno».

Sul centro storico ha in programma interventi culturali o anche iniziative finalizzate a rivitalizzare il commercio?
«Abbiamo già deliberato una “zona franca”, all’interno della quale le nuove attività per i primi tre anni non pagheranno le tasse comunali. Ora stiamo avviando un progetto rivolto ai giovani che vogliono intraprendere attività imprenditoriali, con un bando finanziato dalla Regione Calabria e vorremmo che una parte di risorse fosse destinata al centro storico. Stiamo redigendo il progetto per la via degli artisti, che rientra nella rimodulazione del Pisu con piazza Bilotti e il campo rom: installeremo delle botteghe d’arte lungo il Parco fluviale, da assegnare con un bando ad artisti locali ma anche provenienti dal resto d’Italia e non solo. Stiamo pensando alla possibilità di ripristinare le facciate del centro storico. E stiamo lavorando anche ad un progetto per l’illuminazione artistica degli edifici di pregio e di punti strategici della città, che riguarderà il centro storico e non solo. Nel piano ci sarà anche il Comune, lo Spirito santo, Santa Teresa, piazza Loreto e piazza Cappello, l’ingresso dell’autostrada, il Duomo».

Lei parlava prima dei parchi e delle ville. Un intervento di manutenzione c’è stato anche sulla villa nuova. Non è dell’idea che servano anche altre iniziative per rivitalizzare uno spazio che è diventato un non luogo?
«Stiamo ripristinando la villa nuova, rifacendo tutti i selciati e sistemando il verde. Poi andrà anche illuminata. Serve tempo. Molte mamme, è vero, si sono lamentate perché il luogo è mal frequentato e hanno paura di portare lì i figli. Ma se lo recuperiamo, lo illuminiamo, installiamo dei giochi, stimoliamo i nostri concittadini a riappropriarsi di questo spazio».

Parliamo di mobilità. A che punto siamo con la metropolitana leggera?
«Ci sono degli incontri in corso, io ho fornito delle indicazioni per alcune variazioni migliorative rispetto al progetto. Stiamo rispettando comunque il cronoprogramma, da quello che mi dicono, anzi potremmo avere più tempo a disposizione. Nel frattempo abbiamo in cantiere un progetto pilota che partirà ad ottobre e che nell’attesa potrebbe essere un’alternativa alla metro. Ci siamo già attivati con il consigliere regionale Orsomarso, che è delegato ai Trasporti, ho incontrato il sindaco di Rende e dialogato con quello di Castrolibero. Si tratta del varo della circolare veloce su gomma, Cosenza – Rende, su sede dedicata e protetta da cordoli, con i pullman a metano dell’Amaco che passeranno ogni 8 minuti».

Quale sarà il percorso?
«È diverso da quello al momento previsto per la metroleggera che viaggerà a Rende sulla 19 e la 19 bis, mentre a Cosenza il vettore “camminerà” all’andata e al ritorno sul viale Mancini. Per la circolare veloce ho proposto invece che il bus proveniente da Rende prosegua su via Panebianco, su un tratto di via Roma in controsenso, fino all’ospedale e al Comune per poi tornare verso Rende su viale Mancini. Il progetto, concordato con Orsomarso e con Cavalcanti, è stato inserito nell’accordo stilato con il ministero dell’Ambiente che lo finanzierà».

I lavori al Castello sono stati fermi per un po’, a causa della mancanza di fondi. Da sindaco, e ancor prima da architetto, ritiene che quei lavori siano stati fatti bene?
«Farò un sopralluogo. Sono comunque lavori autorizzati dalla Sovrintendenza».

Qualcuno aveva avanzato dubbi sul progetto approvato e sulla “tettoia” in particolare…
«Beh, non c’è bisogno di essere architetti per giudicare se un castello può mai avere una tettoia…».

E rispetto a questo può esserci la possibilità di intervenire?
«Non so, ma, come dicevo, farò un sopralluogo. Finora non ne ho avuto modo. Il problema è il tempo, unito alla capacità di fare tante cose insieme. Molti amici sono arrabbiati con me: avevano organizzato feste per la mia elezione e, credetemi, non ho avuto il tempo neppure per partecipare».

In queste prime settimane ha sacrificato di più la vita privata o l’attività professionale?
«In questi primi mesi l’attività professionale è stata certo sacrificata. D’altra parte sono sempre stato abituato a organizzare il mio tempo, a gerarchizzare le cose da fare, ad individuare le priorirà e a gestire le cose anche con i miei collaboratori».

A proposito di collaboratori. Qualcuno l’accusa di aver creato delle deleghe fantasiose per la giunta. Qualità del benessere, formazione della coscienza civica, giovani e futuro. Come le sono venute in mente?
«Ho scelto degli assessori che stanno lavorando tantissimo. Sono giovani, motivati, stanno proponendo molte idee. I nomi delle deleghe sono più contemporanei e rappresentano delle azioni già “positive”. Io ad esempio ho la delega ai Trasporti, ma ho deciso di chiamarla “mobilità sostenibile”: indica un approccio diverso alla materia».

I rapporti con il consiglio comunale, invece, come vanno?
«Sono soddisfatto del clima che si respira. È stato approvato un bilancio preventivo senza nessun voto contrario, credo per la prima volta. I consiglieri di maggioranza sono propositivi e motivati. Da parte della minoranza c’è un approccio costruttivo e registro anche un consenso diffuso».

Perché ha trattenuto per sè la Cultura?
«In questa fase emergenziale ho deciso di trattenere alcune deleghe perché c’era bisogno di risposte in tempi rapidi. Prendete il caso di Invasioni: in una settimana, dieci giorni, ho messo su il cartellone insieme ai miei collaboratori. Ora sto pensando ad iniziative da realizzare a settembre lungo il Parco fluviale, per incentivarne la frequentazione. Dureranno due settimane, stiamo pensando a dj set per i giovani, ad un’isola del gusto su piazza Valdesi, all’esibizione di artisti. Mi viene detto “va bene la demolizione dell’ex Jolly, ma serve il progetto generale”. Certo che serve un progetto generale, che comprenda tante attività, tutte mirate alla valorizzazione culturale del centro storico. Dobbiamo sostenerlo con eventi, attirare visitatori, e nel frattempo avviare gli interventi strutturali che richiedono più tempo».

A proposito di eventi, bisogna programmare le prossime stagioni teatrali. Novità per la direzione artistica del teatro Rendano?
«Ci stiamo lavorando. Prima della fine del mese farò le mie scelte. Sto facendo delle consultazioni e sono dell’idea di scindere le direzioni dei teatri. Vorrei destinare il Morelli alle residenze teatrali, puntare sul teatro contemporaneo, coinvolgere le compagnie del territorio. Per quanto riguarda il Rendano punteremo sulla tradizione lirica, senza trascurare la prosa e scegliendo anzi nomi importanti. Oltre che sulla direzione artistica voglio lavorare sulle proposte».

Avete avviato dei lavori di restyling della Casa delle Culture. Ma la riaprirete?
«Il progetto della via degli artisti culmina con il museo attrattore e d’arte contemporanea, con un centro di produzione artistica, da realizzare nell’area ex Mancuso e Ferro. Ma per questo dovremo trovare fonti di finanziamento oltre il Pisu. Nell’attesa la nostra intenzione è quella di realizzare il museo d’arte contemporanea alla Casa delle Culture, la cui direzione sarà affidata ad Angelo Bucarelli. Stiamo già allestendo con Enzo Bilotti la mostra di San Francesco di Paola alla Casa delle Culture, e poi ci sarà quella con foto e costumi dell‘800».

Ma c’è anche una proposta su Sant’Agostino?
«Sì, una molto interessante di Bilotti sui vasi greci, ma stiamo cercando di attivare i finanziamenti necessari. E abbiamo avviato lo scambio con l’Aranciera di villa Borghese a Roma che ospita il museo Carlo Bilotti».

Quali sono i tempi per il restyling di piazza Bilotti?
«Sono molto stretti. Dalla Regione abbiamo ricevuto l’ammissibilità per la rimodulazione del Pisu. Le risorse ci sono già e dobbiamo impegnarle prima della fine dell’anno. Gli uffici stanno stilando il progetto preliminare, tenendo conto anche di quello di Caruso, che si aggiudicò il concorso di idee in passato».

E per l’area dell’ex deposito ferroviario, su cui doveva sorgere l’auditorium, cos’ha in mente?
«Da settembre ci sarà lì un laboratorio di progettazione partecipata, partendo dalle funzioni che ci sono e avviando una iniziativa di contaminazione culturale, recuperando quello spazio alla città».

Passiamo alla burocrazia. In Comune ha avviato una rivoluzione a suon di tagli e revoche…
«È una delle cose più importanti che abbiamo fatto in queste settimane perché ha dato nuove motivazioni al personale. Siamo passati da 36 a 20 dirigenti e abbiamo previsto le posizioni organizzative retribuite per i funzionari. I dirigenti sono tutti sullo stesso piano, con pesi e responsabilità diverse, e con una valutazione a fine anno. Il criterio su cui ci basiamo è il merito».
Anche l’opposizione le riconosce un forte attivismo. Ma in tempi di vacche magre, come ha finanziato tutti gli interventi di piccola manutenzione?
«Per quanto riguarda la pulizia, ci siamo basati sull’appalto in corso per il ciclo dei rifiuti, con l’aggiunta delle cooperative, per la parte assegnata in alcuni quartieri allo spazzamento, e dei forestali. Questi ultimi sono a costo zero per il Comune, per il resto i soldi sono già nel bilancio del Comune. È una questione di organizzazione e controllo. Per gli interventi di manutenzione, non so se prima non si facevano, nè perché».

In che situazione versano le casse comunali? Sappiamo che affiderete ora ad una società esterna un’attività di due diligence, per valutare la situazione finanziaria…
«Sì, ora faremo il bando per l’affidamento. La situazione non è rosea. Rispetto ai fondi correnti, noi abbiamo meno trasferimenti da parte dello Stato e arrivano anche in ritardo. Cerchiamo ora di attirare finanziamenti sui fondi strutturali. Ad esempio abbiamo rimodulato un progetto esistente e lo abbiamo presentato alla Regione: riguarda la ristrutturazione del verde, richiede un finanziamento di 3 milioni di euro e utilizzerà le cooperative. In cantiere c’è un’altra iniziativa che reputo importante. Ho già parlato con la Coldiretti e con l’assessore regionale Michele Trematerra per i necessari finanziamenti. Sto preparando un bando per creare un albo dei coltivatori diretti e affidare a loro, che hanno le competenze specifiche e gli strumenti, la cura del verde, zona per zona. Ovviamente il progetto non intralcerà i compiti delle cooperative».

Le risorse per l’ecocampo rom ci sono? Il Pd ha detto di aver fatto una verifica a Roma e che i finanziamenti mancano…
«Io mi sto muovendo su più piani. Mi sono rivolto al ministro Nitto Palma, innanzitutto, con un dialogo avviato quand’era sottosegretario all’Interno. Poi per una parte mi sono avvalso del Pisu, i cui progetti riguardano proprio la “città creativa”, dal momento che nell’ecocampo ci saranno spazi destinati agli spettacoli e alla cultura rom. Del Pisu dobbiamo spendere 3 milioni di euro e mezzo entro dicembre per non perdere i finanziamenti: tra le vie degli artisti e il campo rom possiamo impegnarli subito. E per avviare i lavori al campo ho comunque previsto 200 mila euro nel bilancio preventivo».

I primi mesi sono stati anche quelli delle revoche. Ha cancellato vari atti della giunta Perugini e ha fatto scelte, è il caso del campo rom, che la vecchia giunta aveva decisamente scartato. Cosa ritiene di aver ereditato, di positivo invece, dal suo predecessore?
«Perugini ha continuato il Mab, la pedonalizzazione, le piste ciclabili. Per quanto riguarda il campo rom, ho ritenuto che andasse presa una decisione in tempi rapidi, per dare una sistemazione dignitosa alle famiglie che abitano sul fiume e per togliere le baracche».

Ma una soluzione per i rom di via Reggio Calabria la troverete?
«Troveremo una soluzione per tutti, nom vogliamo scatenare guerre tra poveri. Ci sono situazioni più emergenziali, come quella delle famiglie che abitavano sul fiume. E più in generale c’è un profondo disagio abitativo».

In città c’è una situazione paradossale: tanti appartamenti vuoti, nuovi cantieri e famiglie però senza casa. Per l’Urbanistica, il suo campo, cos’ha in mente?
«Con il Prg vigente si è potuto costruire pressoché ovunque perché sono stati resi edificabili anche gli spazi interclusi. All’ufficio Urbanistica ci sono molte pratiche ferme e ci sono molte situazioni da verificare soprattutto sui piani di riqualificazione. Voglio passarle in rassegna, anche perché dove ci sono diritti acquisiti non posso bloccarli. Però punterò sulla qualità e sostenibilità dei progetti, ottenendo vantaggi per l’amministrazione con spazi aperti e la rinegoziazione di immobili per il patrimonio del Comune. E nelle opere pubbliche in alcuni casi chiederemo ai costruttori delle opere d’arte in donazione, che saranno valutate da una commissione».

Cosa pensa dell’ipotesi di un piano a “volumi zero” che blocchi le concessioni per nuove edificazioni, per indirizzare i costruttori magari sul recupero dell’esistente?
«Per il nuovo Piano strutturale noi puntiamo alla riqualificazione della città e al recupero degli spazi. Ritengo che in città, a parte Gergeri, non ci sia più spazio per nuovi insediamenti. Per il resto si lavora sulla rottamazione e la riabilitazione urbana».

Ma per quello servono soldi…
«La Regione potrebbe assegnarci a settembre più di 100 milioni di euro e io penso di destinarli a via Popilia, per la porta commerciale e a via degli Stadi per quella espositiva. Poi, nell’ambito della riqualificazione del centro storico, ho anche in cantiere il progetto della green smart city per recuperare gli involucri edifici e garantire l’efficientamento energetico».

Le ultime settimane l’hanno vista impegnata per il Cosenza Calcio. Soddisfatto del risultato ottenuto?
«Sì. Lo abbiamo raggiunto grazie alla disponibilità di forze sane e serie dell’imprenditoria regionale. E devo ringraziare anche Franco Bruno, Francesco Rutelli e Lorenzo Cesa».

Negli ultimi giorni è stato stimolato sul tema della sanità. Condivide le preoccupazioni dell’opposizione su Cosenza?
«Per la sanità si è aperta una stagione di sacrifici e di tagli che riguarda anche il resto della regione. Cosenza, data l’estensione e la densità abitativa della provincia, ne risente di più. Ma se ci sono penalizzazioni, quelle vengono dal passato e non sono certo colpa di Scopelliti. Le strumentalizzazioni sono fuori luogo: dobbiamo fare quadrato per rafforzare Cosenza. Credo poi che l’Annunziata abbia diritto a cardiochirurgia e non è detto che non si possa ritornare su questo discorso».

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