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POTENZA – Verdi e blu. Non troppo lontane dal corpo di Elisa per pensare che non abbiano a che fare con il mistero che avvolge la sua scoperta. Sono setole di una scopa, quindi qualcuno ha spazzato nel sottotetto della chiesa della Trinità. Stabilire quando con esattezza non è stato possibile nemmeno per i superconsulenti del gip Attilio Orio, ma l’operazione non sarebbe tanto recente. Non certo meno lontana del mese di gennaio del 2010, quando le donne incaricate di fare le pulizie nella chiesa della Trinità sarebbero salite nel sottotetto. Lo ha raccontato agli investigatori Don Vagno Oliveira e Silva, giovane viceparroco della chiesa, anche se le donne hanno sempre smentito. Le lancette andrebbero portate indietro di almeno un anno e mezzo, fino alla primavera del 2008.
Don Mimì Sabia ha amministrato la Trinità per quasi cinquant’anni. Qualche settimana prima di morire ha lasciato che a ufficiare i sacramenti fosse un altro giovane sacerdote di origini congolesi arrivato a Potenza per studiare teologia. È da un po’ che gli investigatori si sono messi sulle sue tracce e per la prossima settimana è previsto che verrà interrogato. Tornerà dal Congo proprio per questo, forse oggi stesso.
Il giorno dei funerali di Don Mimì, che si sono svolti il 12 marzo, Don Guy Noel, questo è il suo nome, sarebbe stato in prima fila affianco al vescovo Agostino Superbo, e da allora fino alla fine di luglio avrebbe continuato a dire messa. Si sarebbe occupato anche dei piccoli lavori di manutenzione necessari alla struttura. Gli investigatori sospettano non solo di quelli, ma anche di altro e in particolare delle grandi pulizie nel sottotetto.
Se sgombrando quei locali dove per anni si erano accumulati oggetti di ogni tipo sia venuto fuori il corpo di Elisa Claps è molto difficile da dimostrare. Se sia venuto fuori e qualcuno abbia deciso di tacere quella cosa ancora di più. Ma l’intenzione è di non lasciare nulla di intentato.
I primi a parlare di una «messinscena» a proposito del giorno del ritrovamento “ufficiale” del corpo della ragazza sono stati i suoi familiari. I periti nominati dal gip Attilio Orio hanno dimostrato che il sottotetto è rimasto aperto in diverse occasioni dal giorno della morte di Elisa. C’è stato un traffico di ragazzi del centro culturale Newmann che ha ancora sede nella canonica della chiesa, ed è andato avanti per un bel po’. Diversi di loro hanno raccontato di essere entrati nel sottotetto per curiosare, altri che una settimana dopo il 12 settembre del 1993, che è il giorno della morte di Elisa, sulla terrazza si sarebbe svolta una festa, e che a volte in queste circostanze qualcuno avrebbe messo le bibite nel sottotetto per farle raffreddare. Poi ci sono stati gli operai che sono intervenuti in più occasioni sul tetto e sul solaio per agganciare delle controsoffittature di gesso alla navata centrale della chiesa. Uno di quei ganci non sarebbe stato molto lontano dal corpo, ma nessuno avrebbe visto niente.
Eppure sul maglione di Elisa c’è un segno che fa pensare che vi fosse molto più materiale di quello ritrovato a marzo dagli operai che hanno chiamato la polizia. Una macchia di ruggine che stando alla perizia di uno dei superconsulenti del gip sarebbe compatibile con un chiodo poggiato lì sopra e qualcosa di pesante che lo schiacciava. Solo che a marzo non sono stati trovati nè il chiodo nè le assi rimosse sotto le tegole proprio in corrispondenza del corpo.
Anche qui per ora è solo un sospetto, ma si pensa che quella specie di “finestra” sia potuta servire per far disperdere i miasmi della decomposizione. Una mossa lucida e intelligente, come quella di nascondere il cadavere sotto le tegole. Porsi il problema dell’odore che avrebbe infestato nel giro di una settimana il sottotetto, e di lì sarebbe arrivato nelle case vicine se non addirittura nella chiesa, inconfondibile quand’anche fosse stato coperto da una spessa cortina di incenso, non è da tutti. Chi è che uccide una ragazza perchè respinge le proprie avances, e poi pianifica e realizza tutto questo nel giro di due ore? Dopo che si è accanito sul suo corpo facendo a pezzi i suoi vestiti, girandola e rigirandola per spogliarla, e tagliandole ben otto ciocche di capelli.
Rispondendo alle domande di avvocati e magistrati l’ultimo perito ascoltato nell’incidente probatorio che riprenderà martedì prossimo, ha spiegato che una persona con una buona manualità e sa come è fatto un tetto impiegherebbe non più di cinque minuti per aprire quella “finestra” tra le assi del tetto. Ma dai segni lasciati sulle travi sembra che l’operazione sia stata condotta «senza metodo», insomma improvvisando.
È possibile che le assi appena rimosse siano servite a coprire il corpo di Elisa, e una di queste portasse ancora il chiodo che ha lasciato una traccia di ruggine sul maglione della ragazza. Ma se qualcuno è tornato nel sottotetto per sistemare la situazione in un secondo momento, e si è reso conto dell’odore di putrefazione, potrebbe essere allora, che ha deciso di togliere quelle assi per fare arieggiare. Fatto sta che all’appello tra i reperti prelevati dal sottotetto non ci sono, e l’investigatore privato assoldato dalla famiglia Claps non ha nascosto di ritenere molto strana anche la mancanza di tracce di sangue se non nel luogo preciso di «giacitura». Stando alla ricostruzione dell’agguato che va più in voga tra gli investigatori, Elisa sarebbe stata uccisa all’ingresso del sottotetto e trasportata fino al punto dov’è rimasta nascosta per diciassette anni. Ma di tracce di trascinamento non c’è nemmeno l’ombra.
Il mistero resta fitto, ma il cerchio si sta stringendo attorno agli uomini di chiesa. Don Guy Noel verrà sentito come testimone, ossia persona informata sui fatti che vanno da febbraio del 2008 a fine luglio. Prima soltanto Don Mimì Sabia avrebbe potuto raccontare cosa è successo, e adesso il rischio è che l’oscurità che ha avvolto il corpo di Elisa dal 12 settembre del 1993 si fermi proprio al giorno in cui ha lasciato il pulpito al suo successore.

Leo Amato

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