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POTENZA – Sei anni da dimenticare ma un leggero miglioramento nel 2014 e la speranza di ripartire nel 2015, magari facendo leva sulla nuova programmazione Ue. E’ una regione in chiaroscuro quella fotografata nel rapporto “Dati e dinamiche del mercato del lavoro lucano” di Michelina Zampino e Giancarlo Vainieri del Centro Studi Sociali e del Lavoro Basilicata.

OCCUPATI IN CALO «Il mercato del lavoro nella provincia di Potenza, tenendo conto dei maggiori aggregati, occupazione-disoccupazione e inattività, evidenzia serie problematicità – scrivono i due curatori -. Nel corso del sessennio 2008 / 2014 tutti i valori in termini assoluti hanno subìto notevoli variazioni: l’occupazione è passata da circa 127mila unità nel 2008 a circa 121mila nel 2014 con una riduzione di 6mila unità, diminuzione legata anche allo spopolamento di alcuni territori. Dati di recente in ripresa nell’anno 2014. Il valore medio della disoccupazione registra scostamenti di circa 2.000 unità: tra l’inizio della crisi del 2008 alla fine 2014 nella provincia di Potenza la disoccupazione è aumentata di più di 3.000 unità. Gli inattivi non subiscono in valore assoluto scostamenti eccessivi». In proporzione, cambia poco se ci spostiamo nel Materano, dove il mercato del lavoro «è stato nel corso del sessennio analizzato senza notevoli turbamenti in termini numerici sui dati dei maggiori aggregati. In termini assoluti – scrivono Vainieri e Zampino – si è passati da circa 66mila occupati del 2008 a 61mila occupati nel 2014. A restare costante è la quota in termini medi e assoluti degli inattivi. La disoccupazione è stata in costante crescita negli anni: solo nel 2014 si registra una leggera inversione di tendenza, anche se in piccoli numeri».

PREVISIONI I dati previsionali sui programmi occupazionali delle imprese lucane (la fonte dei dati è Unioncamere-Ministero del Lavoro, Sistema Informativo Excelsior) informano che in Basilicata i contratti attivati nel I trimestre 2015 saranno 2.070, quasi il doppio di quelli previsti nel trimestre precedente (IV 2014), ovvero + 49% in termini percentuali; di questi, 1.280 con contratti tipici e 790 con contratti atipici. Nel 1° trimestre 2015 il 59% delle 1.280 assunzioni di lavoratori dipendenti previste nella Regione sarà a tempo determinato: in particolare – si legge nel rapporto -, i contratti di apprendistato potranno interessare oltre un terzo dei giovani di cui è prevista l’assunzione. Nelle due province lucane, considerando sempre sia il lavoro dipendente che quello atipico, i dati mostrano andamenti di segno opposto: un saldo occupazionale positivo è atteso a Matera (+180 unità), mentre a Potenza è prevista una flessione nell’ordine di 90 unità. Le assunzioni si concentreranno per il 54% nel settore dei servizi e per il 72% nelle imprese con meno di 50 dipendenti. Le assunzioni per il I trimestre riguarderanno: l’industria in senso stretto (17%), costruzioni (29%), commercio (14%), turismo e ristorazione (10%), servizi alle imprese (22%) e servizi alle persone (8%). In 6 casi su 100 le imprese prevedono di avere difficoltà a trovare i profili desiderati. Nel primo trimestre dell’anno sarà richiesta un’esperienza lavorativa specifica al 56% degli assunti in Basilicata, percentuale inferiore alla media nazionale (63%): questo dato «denota in maniera ancora più chiara la qualità del lavoro nella Regione», dove non è richiesta una particolare figura professionale, con specifiche competenze. «Non a caso, la tendenza trova conferma nei settori dai quali proviene l’offerta di lavoro, cioè industria e servizi alle imprese».

LA QUESTIONE FEMMINILE L’occupazione maschile nel corso degli anni è quella che maggiormente ha subìto oscillazioni a differenza di quella femminile che resta stabile negli anni tra il 2008 e il 2014. «L’equità di genere – commentano Vainieri e Zampino – può sembrare un tema “superfluo” rispetto alla situazione di grave disagio economico e sociale in cui versa il paese e la Regione». Ma in realtà è un aspetto nodale. Nel 2014 il tasso di occupazione femminile ha lentamente ripreso a salire al Nord e al Centro, ma è in continua diminuzione al Sud, dove non supera il 30%. I dati di riferimento regionali relativi agli ultimi 10 anni confermano che il tasso di occupazione femminile è sempre molto inferiore rispetto a quello maschile (quasi la metà) e nel corso del lungo arco temporale non ha subìto grosse oscillazioni e margini di miglioramento considerevoli.
Al contempo si verifica un fenomeno in controtendenza, quello dell’imprenditoria femminile. Una conferma, il dato consistente di tale fenomeno è stato segnalato tra i “fermenti” più interessanti dal Censis nel Rapporto annuale 2013—14 come uno dei presupposti della ripresa su scala nazionale. Anche i dati Unioncamere, aggiornati al dicembre 2014, rappresentano una Regione con una buona compagine di imprese femminili: il totale delle imprese registrate a Matera sono 21.660 (di queste, 5.449 sono femminili con una percentuale del 25.16%), mentre per la provincia di Potenza su un totale di 38.015 imprese registrate 10.370 sono femminili (27.28%).
I dati sono ancora più incoraggianti se si analizza le imprese under 35 femminili: sul totale di 15.819 imprese femminili presenti sul territorio lucano 2.015 sono imprese femminili under 35 (12% sulla quota delle imprese femminili. Le aziende “al femminile” sono di piccole dimensioni (spesso poche unità, quasi sempre donne) molto dinamiche e con un universo di progetti ed ipotesi di consolidamento se non di espansione dell’impresa, perseguiti attraverso la qualificazione del prodotto e la selezione dei clienti. Sulle circa 15.800 imprese al femminile presenti in Basilicata, circa 12.300 sono microimprese (imprese con zero-un addetto).
Il tutto in un quadro di riferimento nazionale che colloca la Basilicata, stando agli indici Isgpreg (sensibilità di genere delle Politiche regionali) e Ireg (equità di genere in termini di lavoro pagato, distribuzione dei redditi da lavoro e da pensione e partecipazione politica ed economica) al 17° posto con un punteggio, rispettivamente, di 0.38 e 0.24. Fanno peggio solo il Molise, la Campania, la Sicilia, la Calabria e la Sardegna. Tra le misurazioni del 2008 e del 2010 non s’è visto alcun miglioramento, non resta che attendere la prossima. E sperare, anche alla luce dell’exploit delle microimprese in rosa under 35.

e.furia@luedi.it

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