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ROGLIANO – Il 12 febbraio 2011 è stato dichiarato lo stato di emergenza umanitaria nel territorio nazionale per l’eccezionale afflusso di cittadini provenienti dai Paesi del Nord Africa, situazione resa ancora più complessa dal conflitto in Libia e dall’evoluzione degli assetti politico-sociali nei paesi della fascia del Maghreb e in Egitto. I 50.000 migranti inclusi nel Piano (quelli sul territorio nazionale dal 1 gennaio a 5 aprile 2011) sono stati ripartiti secondo la cosiddetta “quota parte per l’equa distribuzione sul territorio”.
Alla Calabria, con il suo 3,9 per cento della popolazione nazionale, sono andati solo 1.643; che al 19 dicembre scorso erano scesi a poco più di 800. Solo; perché quella dell’emergenza Nordafrica – proprio perché fatta passare nella corsia preferenziale dell’urgenza – è diventato un business di grossa taglia: in diciotto mesi ogni migrante ha prodotto un fatturato alle strutture designate con incarico diretto (senza cioè gara d’appalto) circa 25.000. Ovvero: 46 euro al giorno, a testa. Un esempio su tutti: l’ex agriturismo “La Calavrisella” di Rogliano, trasformato in un cosiddetto centro di accoglienza per i richiedenti asilo gestito dalla cooperativa sociale “La Rosola” (di Reggio Calabria come la maggior parte dei soggetti incaricati) su mandato del dipartimento della protezione civile regionale.
I circa 110 ospiti, con punte di 140, hanno fatto girare nelle sue casse – se i conti tornano – circa 3 milioni di euro. Finanziati, come il resto dei circa 1.250.000.000 di euro nazionali, con la nuova accisa di 4 centesimi al litro (5 con l’iva) sulla benzina decisa a giugno del 2011. 
E ora, che il ministero ha comunicato che l’emergenza è finita, come nel resto del Paese e della Regione (Falerna, Petilia, Crotone) e della Provincia (Amantea e Cetraro) i migranti sono stati sbattuti fuori, con una buona uscita di 500 euro, frutto di un nuovo esborso (37.000.000) del Ministero. Insomma: la beffa e il danno, visto che oggi molti dei “beneficiari” del Piano si ritrovano in mezzo alla strada, senza sapere dove andare e senza aver appreso nulla. Molti, è vero, hanno completato l’iter per l’ottenimento del permesso di soggiorno e lo status di rifugiato o di titolare di protezione umanitaria; altri hanno ancora solo la “ricevuta” rilasciata dall’ufficio stranieri della questura.
In verità l’ordinanza che mette fine allo stato di emergenza è del 28 dicembre scorso, ma molti dei migranti partiti da Rogliano hanno affermato di averlo saputo solo tre giorni fa. Nonostante tutto ieri i circa sessanta africani che erano ancora nel centro lo hanno dovuto lasciare; in serata erano rimasti in pochi, tra i quali  una giovane incinta. La chiusura ufficiale era prevista per mezzanotte.
Molti hanno preso il treno per il Nord, la Francia e la Germania; qualcuno è andato verso Rosarno e gli altri luoghi dello sfruttamento della manodopera agricola e qualcuno è rimasto a Rogliano. Quelli che non sapevano dove altro andare sono andati alla sede del Moci, Movimento per la Cooperazione Internazionale di Cosenza. Lì conoscono Gianfranco Sangermano, Enza Papa, dello sportello legale “Gigi Commisso” per i diritti dei migranti, e i ragazzi del centro sociale Rialzo. E lì qualcuno gli ha trovato un materasso sul quale gettarsi. 
Ancora più complicata la situazione al centro di accoglienza “Ninfa marina” di Amantea. Ieri gli agenti del commissariato di Paolo hanno lavorato tutto il giorno per consegnare ai rifugiati accolti nella struttura gestita dalla cooperativa ‘Zingari 59′ i permessi di soggiorno che ancora non avevano. Ma in tarda serata, vista l’evidente impossibilità a chiudere le posizioni di tutti gli oltre centro ospiti, gli agenti hanno deciso di rinviare tutto a lunedì prossimo. 
Da Crotone è giunta invece notizia che i volontari della cooperativa sociale Agorà Kroton si sono rifiutati di mettere alla porta i migranti ospitati nella loro struttura. 
Se invece di sfruttare il trucco dell’emergenza si fosse proceduto con l’ordinaria gestione prevista dallo Sprar, il sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati costituito dalla rete degli enti locali  per la realizzazione di progetti di accoglienza integrata, qui migranti sarebbero costati allo Stato molto meno: a Riace, Caulonia, Acquaformosa, Lamezia, Cosenza, Badolato, Isola Capo Rizzuto, Melicuccà ogni richiedente asilo ospitato (15 per ogni comune, 25 per Cosenza) è costato solo 24 euro. E nessuno oggi sarebbe in mezzo a una strada e tutti avrebbero imparato un po’ di italiano, un po’ di inglese e conoscerebbero i loro diritti di cittadini. Ma che importa: ormai l’emergenza è finita, nel bene e nel male.

IL ministero ha comunicato che l’emergenza umanitaria africana è finita e a Falerna, Petilia, Isola Capo Rizzuto, Cutro, Rogliano, Amantea e Cetraro, come nel resto del Paese, i migranti sono stati sbattuti fuori dalle destinazioni che erano state loro offerte in attesa di ottenere lo status di rifugiati. Per loro una buona uscita di 500 euro, frutto di un nuovo esborso (37 milioni) del Ministero, ma oggi molti di loro si ritrovano in mezzo alla strada, senza sapere dove andare e senza aver appreso nulla. Molti, è vero, hanno completato l’iter per l’ottenimento del permesso di soggiorno e lo status di rifugiato o di titolare di protezione umanitaria; altri hanno ancora solo la “ricevuta” rilasciata dall’ufficio stranieri della questura.

LA CIRCOLARE DEL MINISTERO – Il 12 febbraio 2011 è stato dichiarato lo stato di emergenza umanitaria nel territorio nazionale per l’eccezionale afflusso di cittadini provenienti dai Paesi del Nord Africa, situazione resa ancora più complessa dal conflitto in Libia e dall’evoluzione degli assetti politico-sociali nei paesi della fascia del Maghreb e in Egitto. I 50.000 migranti inclusi nel Piano (quelli sul territorio nazionale dal 1 gennaio a 5 aprile 2011) sono stati ripartiti secondo la cosiddetta “quota parte per l’equa distribuzione sul territorio”. Alla Calabria, con il suo 3,9 per cento della popolazione nazionale, ne sono andati 1.643; che al 19 dicembre scorso erano scesi a poco più di 800. 

Il 18 febbraio scorso, però, il ministero ha emesso una circolare che è diventata operativa il 21 di questo mese e che sostanzialmente dà mandato ai Prefetti di sgomberare i centri di accoglienza entro la mezzanotte del 1 marzo 2013. Uno sgombero in tempi da record.

TENSIONE NEI CENTRI ACCOGLIENZA – L’esodo è scattato nella giornata di ieri. Ma non sempre è stato indolore. Molti hanno preso il treno per il Nord, la Francia e la Germania; qualcuno è andato verso Rosarno e gli altri luoghi dello sfruttamento della manodopera agricola. A Rogliano qualcuno è rimasto a lì, quelli che non sapevano dove altro andare sono andati alla sede del Moci, Movimento per la Cooperazione Internazionale di Cosenza. E lì qualcuno gli ha trovato un materasso sul quale gettarsi. Più complicata la situazione al centro di accoglienza “Ninfa marina” di Amantea. Ieri gli agenti del commissariato di Paola hanno lavorato tutto il giorno per consegnare ai rifugiati accolti nella struttura gestita dalla cooperativa ‘Zingari 59′ i permessi di soggiorno che ancora non avevano. Ma in tarda serata, vista l’evidente impossibilità a chiudere le posizioni di tutti gli oltre centro ospiti, gli agenti hanno deciso di rinviare tutto a lunedì prossimo. A Steccato di Cutro, 13 migranti si sono asserragliati davanti ai cancelli del centro Iroko. Qui è andato avanti tutto il giorno il confronto con i funzionari della Prefettura di Crotone mentre sei carabinieri presidiavano la zona al fine di prevenire eventuali scontri. La discussione è stata animata perché i 13 sono stati esclusi dal contributo di 500 euro erogato dal Ministero degli Interni tramite la Prefettura, a causa della loro data d’ingresso nel centro.

 

SULL’EDIZIONE CARTACEA DEL QUOTIDIANO GLI APPROFONDIMENTI DI FRANCESCO MOLLO E ANTONIO ANASTASI

 

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