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ROMA – «La macchina organizzativa è avviata da tempo, uffici e lavoratori sono stati trasferiti, le nuove piante organiche sono state varate», quindi la revisione della geografia giudiziaria «deve andare avanti». Anche se il taglio dei tribunali provoca proteste, anche se in corso d’opera saranno necessari aggiustamenti (e due decreti correttivi sono già predisposti, uno con «norme organizzative e processuali», l’altro con «alcune modifiche dell’assetto territoriale dei nuovi tribunali»), tornare indietro non si può: lo chiedono le istituzioni europee e la Banca Mondiale. Questo, in sintesi, è andata a dire il ministro della Giustizia, Annamaria Cancellieri ieri in Senato a due giorni dall’avvio di una riforma che «fa venir meno circa il 47% degli uffici giudiziari dell’intero territorio nazionale», con la soppressione di 30 tribunali e relative procure, 220 sezioni distaccate e di 667 uffici del giudice di pace. E proprio per questo «suscita, comprensibilmente, vive resistenze nei territori in cui incide».

Anche ieri infatti le proteste non hanno mancato di farsi sentire: in primis quella di Sala Consilina contro l’accorpamento dell suo Tribunale a quello di Lagonegro. Un corteo di una cinquantina di automobili ha sfilato, ad andatura lenta, sull’autostrada Salerno-Reggio Calabria, direzione sud, nel tratto compreso tra gli svincoli di Sala Consilina e di Padula-Buonabitacolo. I manifestanti sulle auto hanno apposto striscioni e manifesti con la scritta: «No alla soppressione del tribunale di Sala Consilina». Cosa che ha creato non pochi disagi alla circolazione. Ma ci sono stati anche treni bloccati sulla Palermo-Messina e sindaci mobilitati.

Nell’Aula di Palazzo Madama, dopo l’intervento del ministro, il cahier de doleance dei parlamentari è lungo. A parte Gabriele Albertini, di Scelta Civica, gli altri interventi hanno avuto accenti critici. Netta la bocciatura di Maurizio Gasparri e Giacomo Caliendo del Pdl, che non vedono vantaggi nella riforma, anzi temono un aumento della spesa rispetto agli annunciati risparmi di 80 milioni. «Si sperava in una proroga, ormai la frittata è fatta», accusa Erika Stefani, della Lega. «La riforma è giusta, ma bisogna correggere il tiro e i decreti correttivi sono nella sua disponibilità», è l’appello al ministro di Giuseppe Lumia, Pd. «Il riordino delle circoscrizioni giudiziarie non può essere un treno che travolge indistintamente qualunque realtà. Soprattutto nel Mezzogiorno e in Calabria, l’applicazione di una riforma così importante e delicata deve procedere considerando le specificità dei diversi territori e i rischi che l’abolizione di alcuni tribunali può provocare». Gli ha fatto eco da Monte Citorio anche la deputata del Pd Rosy Bindi in particolare in relazione alla chiusura del Tribunale di Rossano e di altre sedi decentrate in Calabria.

Il Csm da parte sua ha lanciato l’allarme per 700 giudici onorari a rischio, che oggi spesso fanno l’avvocato e il magistrato onorario in sedi a pochi chilometri di distanza, ma non potranno farlo più dopo gli accorpamenti. Scettici gli avvocati. I civilisti guidati da Renzo Menoni temono che la proroga temporanea dell’attività in otto tribunali e varie sezioni staccate decisa con gli ultimi decreti ministeriali, crei una sorta di stop and go lì dove il trasferimento della sede era già iniziato, con magistrati e faldoni che fanno la spola. I penalisti, guidati da Valerio Spigarelli, sottolineano che una riforma ci vuole, ma non va fatta con tagli lineari e criteri astratti buoni solo sulla carta, ma che non tengono conto degli uffici che funzionano bene o di recente costruzione. L’Organismo unitario dell’avvocatura parla di «fallimento annunciato» e convoca per venerdì un incontro straordinario nazionale.

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