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CON l’operazione «Titano», nel cui ambito sono stati notificati oggi 24 provvedimenti restrittivi, si congeda da Napoli il procuratore aggiunto Federico Cafiero de Raho, che nei prossimi giorni assumerà la guida della Procura di Reggio Calabria. Nel corso della conferenza stampa il procuratore, Giovanni Colangelo, ha avuto parole di elogio per Cafiero e per il lavoro da lui svolto alla guida del pool di pm che indagano sulle attività del clan dei casalesi.

L’operazione «Titano» dei carabinieri di Caserta, coordinati dalla procura di Napoli, ha permesso di individuare un canale di reimpiego dei capitali illecitamente percepiti dai Casalesi attraverso operazioni finanziarie con società di capitali nello stato di San Marino, nonchè ricostruire le manovre del clan per creare una struttura satellite operativa in Marche e Emilia Romagna per la gestione degli affari. Sequestro preventivo di beni per un valore di 2 milioni, tra cui una Ferrari modello Scaglietti.

L’indagine, avviata nel 2010, ha verificato che i Casalesi e un clan di Acerra, nel napoletano reimpiegavano attraverso la Fincapital spa della piccola repubblica del Titano gli ingenti guadagni realizzati con droga ed estorsioni in attività nelle Marche (Fano, Pesaro) e in Emilia Romagna (Riccione e Rimini), ma anche nello stesso Paese. Figura centrale, per gli investigatori, era quella di Francesco Vallefuoco, che mediava tra i due clan e verificava gli investimenti fatti a San Marino e nelle Marche. Un faccendiere, Francesco Agostinelli, residente nelle Marche e attivo nel centro-nord Italia, era il “garante” dei Casalesi, l’uomo che si occupava degli interessi della famiglia Schiavone, la fazione del clan al centro di questa inchiesta. 

E tra i destinatari di misura cautelare c’è per la prima volta con la contestazione di associazione a delinquere di stampo mafioso Carmine Schiavone, 20 anni, figlio del boss Francesco, già arrestato per estorsione, al vertice dell’organizzazione dopo la detenzione del fratello Nicola. Proprio lui forniva le direttive per gli investimenti a San Marino.

 La struttura operativa creata da Agostinelli si occupava anche dell’acquisto di armi e droga dall’Albania, utilizzando un bar di Riccione, «Tintarella di luna caffè», come deposito di droga e il gestore, Giudo Montebelli, si occupava anche dello spaccio al minuto di eroina e cocaina. Agostinelli è stato arrestato a febbraio 2011 per detenzione di droga, circa mezzo chilo, e di una pistola. Da quella vicenda sono continuate le indagini fino a oggi, nel giorno dell’operazione con cui Cafiero de Raho si congeda dalla lotta alla camorre per esordire in quella contro la ‘ndrangheta.

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