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PIZZO – Pizzo di Calabria o Pizzo Calabro? È la proposta lanciata sul social network dal presidente dell’associazione culturale “Murat Onlus”, Giuseppe Pagnotta, attraverso la quale chiede che venga cambiato il nome alla cittadina in quanto il termine “Pizzo” ricorda la parola con la quale viene appellato in gergo il reato di estorsione oppure il merletto degli abiti femminili.

Una proposta sulla quale anche il sindaco Gianluca Callipo si dimostra interessato ventilando l’ipotesi di aprire una discussione come conferma lui stesso al telefono: «Ovviamente siamo aperti a tutte le possibilità che vengono dai vari settori del tessuto economico-sociale-culturale cittadino, tuttavia ritengo che questo non rappresenti una priorità. I problemi sono ben altri e la giunta li sta affrontando e, in molti casi, risolvendo. Tornando alla proposta della “Murat Onlus” la giunta, credo, sia lieta di discuterne anche se, mi preme aggiungere, che il nome di Pizzo, già così com’è, è sufficiente a rendere la città conosciuta in tutta Italia e anche al di fuori dei confini nazionale».

Ed in effetti, in città l’idea di Pagnotta, è accolta freddamente anche perché – come sostengono in molti – altre cittadine negli oltre 8mila Comuni d’Italia con il nome “Pizzo” non ce ne sono. In pratica se Rossano Calabro serve a distinguere il Comune cosentino da Rossano Veneto, se Soriano Calabro serve a distinguere il Comune del vibonese da Soriano nel Cimino in provincia di Viterbo, se l’altro comune vibonese di San Costantino Calabro ha aggiunto il “Calabro” per essere distinto da San Costantino Albanese in provincia di Potenza o dalla frazione di Briatico chiamata San Costantino, così, come già detto, non è per Pizzo.

L’elenco di queste omonimie potrebbe continuare a lungo e tocca addirittura città come Reggio Calabria il cui nome “Calabria” serve appunto a distinguere la cittadina dello stretto da Reggio Emilia. E poi il nome Pizzo ha sempre identificato la cittadina, lo stesso Gioacchino Murat e la sua famosa lettera d’addio alla moglie e ai figli vergata nella cella del castello prima di essere portato nel vaglio per la fucilazione l’ha sottoscritta apponendo a fianco il luogo e la data, e cioè “Pizzo, questo 13 ottobre 1815”.

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