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BORGIA (CZ) – «Il parco archeologico di Scolacium sta per chiudere». È stremato Tito Macrì, al parco di Scolacium ha passato anni e anni di lavoro. Nel luogo dalle mille vite, e dalle mille storie, trentacinque ettari di uno dei siti più belli della Calabria, a Roccelletta di Borgia, con le sue stratificazioni, la città greca e poi quella romana che vi si sovrappose. I suoi due musei. Ora? Macrì parla con rabbia. E lancia l’allarme.

«Ora è andato via uno dei tre custodi. Sono rimasti solo in due. Qui quando qualcuno è andato in pensione, il passato insegna, non è stato mai sostituito. È assurdo, che non sia adeguatamente tutelato un posto così, ma credete. Si chiuderà, se non si fa qualcosa. Due persone non possono garantire la sorveglianza di due musei e di un parco archeologico tanto vasto ed esteso. Non ci sono più le forze materiali per poter sorvegliare, custodire e tenere in vita questa realtà». È in pericolo, insomma, al momento, la sopravvivenza di un bene culturale ed archeologico inestimabile. Ma in realtà già a partire da dicembre, sottolinea Macrì, che è tecnico scientifico nel sito archeologico, non si è potuto garantire la visita dell’area in diversi giorni. E ben sette chiusure pomeridiane si sono purtroppo rese necessarie solo nel mese di gennaio.

«Il primo dicembre è andato via il custode. Da dicembre abbiamo disservizi a macchia di leopardo. Siamo rimasti chiusi giorno 25, giorno 26 pomeriggio, giorno 1 gennaio, si pensi che noi siamo stati sempre aperti dal 17 luglio del 1982 a Natale scorso. Il ministero ha creato sempre dei progetti per permettere l’apertura nei giorni festivi, perché sono giorni di maggiore afflusso. Noi del personale amministrativo abbiamo sempre dato una mano, ci siamo alternati nei turni». Tanto che il parco e i musei dovrebbero garantire l’apertura tutti i giorni, tranne il lunedì che è giorno di chiusura, «però noi contravvenendo alle disposizioni ministeriali quando è venuta gente da fuori il lunedì l’abbiamo sempre fatta entrare».

Un personale amministrativo, dunque, che si è fatto parte integrante dei codici di sicurezza e degli allarmi e nell’emergenza ha svolto anche ruoli di sorveglianza. Ma se già prima si era al lumicino, ora la situazione pare non più gestibile.

«Abbiamo sempre unito le forze, facendo gli amministrativi anche cose non di stretta competenza. Ma ora, con due unità per la sorveglianza, basta che una persona non stia bene che si creano gravi disagi. Se fosse una situazione normale, il parco e i musei avrebbero bisogno di una decina di persone come addetti ai servizi di vigilanza».

Tito Macrì lavora dall’82 nell’area che custodisce la greca Skylletion, poi romana Scolacium, un centro di servizio urbano dotato di teatro, anfiteatri, edifici amministrativi e religiosi. Ancora, l’era normanna. «Rappresenta davvero tanto per la mia vita questo parco. L’ho visto dal nulla crescere, le serate di Armonie d’arte festival e tutto quel che rappresenta. Il ministero sta facendo riforme caotiche. Possono indire anche concorsi per archeologi e studiosi, ma se mancano i custodi, come entrano?« conclude amareggiato Macrì. «Crediamo che questa area archeologica sia un bene straordinario per tutta la Calabria e non solo. Aiutateci a non farla morire».

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